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Il giorno del distacco era arrivato. Persino le luci dell'alba non avevano creato le solite sfumature, ma erano sorte con una linea netta tra buio e luce. 

Il periodo buio di Astrid sarebbe terminato quello stesso giorno, anche se si sarebbe portata con sé le stelle fino al brutto periodo successivo, come una protezione celata dalla luce momentanea. Ma è proprio il ricordo dei nostri cari scomparsi che ci salva nei momenti peggiori e ci ricorda che c'è sempre la felicità; così Astrid vedeva le stelle e sapeva che suo nonno era tra le più luminose. 

Si alzò presto dopo la notte tormentata con la quale aveva avuto a che fare. Si perse a guardare il giovane allocco che si era posato sul ramo dell'albero vicino alla sua finestra. Con quei suoi grandi occhioni scuri cercava un riparo dove passare le ore diurne. 

Avrebbe voluto essere come lui: nascondersi di giorno e vivere una bellissima vita nel buio. Purtroppo non era nata con questo privilegio e dovette accontentarsi delle abitudini umane. Si vestì in fretta senza dimenticare la maschera cucita su misura che non toglieva mai di fronte ai suoi genitori e al popolo della cittadina. Scese al piano inferiore e, dopo un'abbondante colazione, salì nuovamente le scale. 

Ezekiel la affiancava, tentando di capire come si sentisse. Qualche giorno prima André l'aveva contattato dicendogli che forse era il caso di supportare la sorella e così lui era partito il prima possibile. 

Non gli dispiacque dal momento che la sua vita a Londra era precipitata in un baratro profondo e scuro quanto la bocca dell'Inferno. Aveva perso la sua amata Dahlia e persino il lavoro. Ai funerali non aveva partecipato per evitare gli interrogatori di Corinne ed Edward, ma alla lettura del testamento non poteva mancare: un po' di denaro gli avrebbe fatto comodo, benché sapesse che il nonno avrebbe preferito lasciare tutto ad Astrid piuttosto che darlo in mano a qualcun altro che avrebbe speso in malo modo i beni che aveva guadagnato con tanta fatica. 

Si ritrovarono tutti e quattro insieme al notaio nello studio di Ernest. Astrid si irrigidì quando si accorse che l'impiegato era proprio Elia e ritenne che non fosse una coincidenza. Si scambiarono due sguardi complici e da parte del ragazzo scattò un lieve sorriso. Il testamento venne estratto dalla cartella e venne affidato ad Elia che cominciò a leggerlo. 

"A mia nipote Astrid Fletcher lascio tutto il mio denaro, le scuderie e villa Fletcher per quando riterrà opportuno reclamarla. A mio nipote Ezekiel Fletcher lascio invece le proprietà irlandesi e l'appartamento a Londra". Era tutto quello che c'era scritto, confermato dalla firma distinguibile di Ernest. 

Edward si alterò un poco non vedendo comparire il suo nome, tuttavia quella che ebbe la reazione peggiore fu Corinne. Era la nuora del Fletcher ma si aspettava molto di più, perlomeno una cifra di denaro e invece era andato tutto ai suoi figli, il sangue del suo sangue. 

Elia guardò la donna frugare tra i cassetti in modo maniacale in cerca di una copia. Sembrava furiosa, impazzita, comandata da un impeto che non le apparteneva e che in un momento razionale lei stessa avrebbe definito animalesco. La scenata continuò altri minuti, finché la donna urlò a tutti di uscire dalla stanza e si accasciò a terra piangendo. 

Ezekiel uscì soddisfatto: aveva un tetto sulla testa e una piccola villa attorniata dai poderi irlandesi, finalmente la dea bendata era dalla sua parte. 

Astrid si sentiva libera: era felice di avere quei grandi privilegi, ma lo era ancora di più per avere riavvolto il nastro completamente. Era giunta all'ultima scena del film del suo lutto, ora poteva vivere una nuova fase come la farfalla che passa da crisalide a insetto alato. 

Per un attimo la vita le sembrò un variegato insieme di colori, emozioni e persone. E a ogni persona associava un'emozione e poi un colore. A Ezekiel aveva riservato la nostalgia che attribuiva al viola, André portava con sé il mistero e suscitava in lei curiosità perciò lo legava al blu, in Dara aveva visto la purezza e l'onestà che attribuiva al bianco. Il suo ultimo mese era una tela bianca e ogni persona che aveva incontrato aveva dipinto un dettaglio con il colore che la rappresentava. Giorno dopo giorno si era venuto a creare un quadro variopinto e Astrid comprendeva ciò che aveva passato soltanto a lavoro concluso. 

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