𝐗

5 0 0
                                    

Dopo giorni le preoccupazioni di Nadine avevano preso il sopravvento sulla sua vita. Erano come topi che rosicchiavano la poca sanità mentale che le era rimasta; credeva che da lì a poco sarebbe impazzita. Ogni singolo rumore insolito la terrorizzava, per non parlare del senso di oppressione che accompagnava tutte le sue azioni. 

Quella mattina si svegliò stanca, come tutte le altre. Il cielo era angosciato come lei: le nuvole infatti lo rendevano scuro e triste. Si posizionò sullo sgabello di fronte allo specchio e iniziò i suoi procedimenti di cura personale. A quell'ora passava sempre Ernest e nel vederla prepararsi così accuratamente non poteva non pensare a quanto fosse bella. Ma con la morte di lui la sua bellezza si era spenta, come la sua calda luce interiore. Dopo aver steso una crema, spazzolò i capelli bianchi. Li racchiuse in una crocchia perfetta, senza un capello fuori posto. Era il suo particolare modo di gestire le emozioni: quei procedimenti di estrema precisione la rendevano calma e la facevano sentire potente. Enfatizzò le labbra tirate con un rossetto rosso che si scontrava violentemente con la pelle chiarissima. 

Uscì dalla sua stanza e salutò Dara. Fece colazione senza gli altri, poiché quel giorno aveva una specifica commissione. Uscì dall'abitazione e si immerse nella boscaglia. La scaletta si faceva più ripida a ogni inverno che passava, tuttavia era ancora praticabile. 

Vide un piccolo cerbiatto brucare l'erba in una prateria vicina e una lepre correre nella sua tana. La natura sembrava tranquilla prima del suo arrivo, ma ben presto mutò: il cerbiatto scappò inseguito da un lupo e la lepre trovò i piccoli uccisi dalla volpe. E in quel momento pensò di essere una maledizione, uno di quei talismani capaci di portare soltanto sfortuna. 

Alla Grex la situazione era diversa. Astrid si stringeva al petto di Elia che le accarezzava i fianchi lentamente. Erano avvolti dal silenzio e dalle coperte; la luce mattutina creava un gioco di ombre prematuro. Insieme, però, erano disarmonici, due strumenti che non suonavano allo stesso tempo. 

Qualcuno bussò alla porta interrompendo quel breve attimo di felicità. Entrambi si alzarono, ma fu Astrid ad aprire la porta dalla quale fece capolino Maeve. Intuendo la situazione, Elia se ne andò, solo dopo aver lasciato un casto bacio sulle labbra della ragazza. 

-Vedo che siete piuttosto affiatati- disse la mora con sarcasmo. 

-Non fare come tuo fratello.- 

-In realtà è proprio per lui che sono qui.- 

Astrid alzò gli occhi al cielo. 

-Sentiamo di che ha bisogno questa volta.- 

-Ha paura per te. Ha saputo qualcosa di sinistro riguardo il futuro della Grex e teme che la società verrà sventrata da una sciagura.- 

La rossa rimase in silenzio meditando sulle parole riferitele. 

-Ti ringrazio Maeve e ringrazia anche André- concluse sospirando. 

-Certo.- 

Accompagnò la mora alla porta e si lasciarono con un ultimo saluto. Stava per chiudere la porta quando Maeve attirò la sua attenzione. 

-Astrid.-

-Dimmi Maeve.- 

-Lui ti ama davvero, ma non riesce a dimostrarlo.- 

-Ormai è troppo tardi- concluse per poi chiudersi la porta alle spalle. 

Anche André aveva capito che il treno era passato. Vide Elia scendere le scale con un sorriso beffardo sul volto. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, ma la sua coscienza gli ripeteva che se l'avesse fatto avrebbe perso per sempre Astrid. Dunque si limitò a salutarlo e proseguire per la sua strada. 

Riteneva che quella di Elia fosse solo una sicurezza apparente e che, in fondo, conoscevano entrambi le insicurezze reciproche. Un discorso formulato male, una parola fuori contesto avrebbe potuto distruggerli: erano soltanto fragili ragazzi in bilico sul minuscolo pilastro dell'amore. Elia, però, l'amore l'aveva vissuto più volte di lui. 

I due ragazzi si separarono definitivamente. André vagò in cerca di Nadine, ma non riuscì a trovarla. 

La donna infatti si trovava già nella tomba dei Fletcher. Il marmo scuro della tomba di Ernest spiccava tra le altre più chiare. La lapide rifletteva i ricordi della sua mente anziana. Sospirò di fronte al trionfo della morte. Aveva passato giorni a cercare le parole, ma, ormai, erano state uccise dal dolore. E pianse, pianse come il giorno in cui Ernest morì. Non poteva fare altro per onorarlo, se non compiangerlo. 

-Con te era tutto più semplice- sussurrò tra i singhiozzi. 

Si asciugò le lacrime con il fazzoletto ricamato e prese due respiri profondi prima di iniziare a parlare. 

-Ho una sensazione e non è per nulla bella. Sogno un deserto, avvolto nel silenzio, con immense dune e io sono lì, in cerca d'acqua. Quest'ultima arriva in modo impetuoso, allagando ciò che mi circonda. Io vengo inghiottita da un'onda: percepisco l'acqua che mi entra nei polmoni e mi trasporta nei suoi bui abissi.- 

Rimase immobile, sperando che il marmo rispondesse. Attese secondi, minuti, forse ore ma non successe nulla. In quel momento si lasciò crollare a terra, distrutta da tutto ciò che le stava accadendo. Pianse nuovamente per tutte le sue disgrazie: l'amore vivo, l'amore morto e l'amore perso. 

Tornò all'abitazione ancora sconvolta. Esternare quei sentimenti e quelle parole le era costato caro. Percorse i gradini a fatica. Il lupo banchettava con la carne del cervo, la lepre cercava di svegliare i suoi cuccioli dal sonno eterno. La natura era morta, proprio come lei. 

Aprì la porta e vide André venirle incontro. Le sembrò di vedere Ernest da giovane e si lasciò cadere nelle sue braccia. André sorresse il corpo inanimato dell'anziana, chiamando a gran voce Dara. La donna arrivò immediatamente seguita da Ezekiel. I due ragazzi portarono Nadine nella sua stanza e la adagiarono sul letto sperando che si riprendesse in fretta. Ezekiel uscì dalla camera con l'intenzione di avvisare gli altri ma soprattutto Astrid. 

-Ti senti bene André?- chiese premurosamente Dara. 

Il ragazzo non rispose, come era solito fare quando si addossava colpe non sue. Si lasciò scappare un sospiro che lasciò intendere ad Dara cosa provasse. 

Presto arrivò Astrid, agitata come non mai. Si sedette accanto al corpo di Nadine e chiese ad Dara di portarle un bicchiere d'acqua, in caso si fosse svegliata. Il suo sembrava un ordine fatto apposta per rimanere sola con André. 

-Che le hai fatto?- domandò freddamente sfiorando la pelle ancora calda dell'anziana. 

André non rispose, non capendo da dove provenisse l'odio che Astrid provava nei suoi confronti. 

-Non sono io il cattivo.-

-Tu non sei mai nulla- ribattè alzandosi dal letto. 

-Io non so che idee ti abbia messo in testa Elia, ma- 

-Mi ha aperto gli occhi. Lui mi ama e tu?- 

-Se amassi lui non ti porresti questa domanda.- 

Fu l'ultima frase che pronunciò, prima di uscire dalla stanza. Era stufo di non riuscire ad avere una conversazione civile con lei. 

Al suo posto entrò Elia. 

-Mi sento una persona orribile. Nadine è in queste condizioni e io sono impegnata a litigare con De la Porte.- 

-Ne abbiamo già parlato, amore. Tutti sanno che lui non è tagliato per la Grex.- 

-Si lo so.- 

-Allora penso che tra poco sia l'ora di liberarcene.- 

-Quando Maeve sarà partita per Londra avremo campo libero.- 

I due amanti concordarono così il loro piano; settimane per perfezionarlo, un solo giorno per attuarlo. André sarebbe rimasto cristallizzato nel tempo, esattamente com'era successo a Balthazar.   

𝐆𝐑𝐄𝐗Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt