𝐈𝐗

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Tratteneva le lacrime a stento, affranta dalle sue stesse azioni, benché non fossero così gravi. Era affascinata da Elia, ma una tediante voce nella sua mente continuava a sussurrare che non sarebbe mai stato come André. E ora quel ragazzo perfetto quanto imperfetto lo aveva perso. 

Elia strinse la presa sui suoi fianchi, Astrid riportò lo sguardo sul viso del ragazzo. Lui scosse la testa. 

- Vai da lui- disse a denti stretti.

-No, resto con te.- 

Quelle parole furono come una pugnalata, ma, a volte, ferirsi è il miglior modo per proteggersi. 

Insieme camminarono lungo i corridoi, sfiorandosi le mani e cercando il contatto tra loro. Dondolavano calmi, si lasciavano cullare dalla leggera brezza che entrava dalle finestre aperte. 

Invece André, con fare impetuoso, sembrava scalfire l'attrito generato dall'aria. Non provava più nulla: tutte le emozioni erano state sostituite dal gelo. Si chiuse nella sua stanza e si lasciò cadere sul letto. Nella mente e nel cuore aveva tanta confusione che non si accorse nemmeno di star piangendo senza motivo o forse i motivi erano troppi, tutti insieme. Lasciò che le lacrime salate gocciolassero lungo il viso e arrivassero alle coperte azzurre. Non si ricordava l'ultima volta in cui era stato davvero addolorato. Nessuna donna gli aveva mai spezzato il cuore. Forse non era mai stato innamorato. In quel momento realizzò che il suo primo amore era traumatico come la nascita e che quel pianto l'avrebbe introdotto alla vita vera, quella fatta di sofferenze, che sarebbe terminata con un'altra fine, la morte. Era il ciclico compiersi delle cose: un susseguirsi eterno di avvenimenti ripetitivi. 

I suoi struggenti pensieri furono interrotti dalla sorella. Maeve, portatrice di conforto, si fece strada in quel clima di sofferenza. Come in ogni singolo crollo era accanto al fratello. 

-Che ci fai qui?- chiese il ragazzo sospirando. 

Lei scosse la testa e rispose cautamente: -Ti conosco, so che stai soffrendo.- 

Si sedette anche lei sul letto e fissò il fratello in silenzio. Sembrava che l'esplosione di André fosse stata rimandata di qualche giorno. Maeve prese nuovamente parola, approfittando della calma appena raggiunta. 

-Siamo sempre stati uniti e ciò mi ha resa felice per molti anni dandomi una stabilità che senza te sarebbe certamente mancata.- Questa sua affermazione implicava un ma. -Tuttavia sento che è giunto il momento di prendere vie separate. Tu, in fondo, sei felice qui, con la tua irraggiungibile Astrid mentre io vorrei soltanto recarmi a Londra con Ezekiel. Ne ho bisogno per godermi una vita che vale la pena vivere.- 

André sorrise rassegnato e scosse la testa negativamente. Si alzò in piedi, guardando la sorella dall'alto verso il basso per poi spostare lo sguardo fuori dalla finestra. 

-Tu non capisci, Maeve. Se io potessi ti lascerei andare ma ciò che libera è la felicità e noi abbiamo in comune soltanto dolore.- 

A quel punto la ragazza capì che doveva rassegnarsi: niente avrebbe fatto cambiare idea al fratello, nemmeno la ragazza che amava nel profondo. Maeve non ebbe il tempo di rispondere alla sua tagliente affermazione, poiché lui aprì la porta trovandosi davanti Nadine. 

Aveva sul volto un'espressione angosciata e, certamente, custodiva un immenso segreto andando in cerca di una qualche persona stabile alla quale depositarlo. Benché André fosse il meno raccomandabile, Nadine insistette per parlare con lui in privato. Quando la sorella se ne fu andata, l'anziana iniziò finalmente a parlare. 

-Sta succedendo qualcosa André, solo tu puoi aiutarmi.- 

Il ragazzo le fece cenno di continuare il discorso. Nadine si sedette sulla sedia della scrivania abbassando il capo. 

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