𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈

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Fu un veloce e fatale attimo. 

Era impossibile distinguere la sequenzialità con cui si era verificato. 

Fu un fulmine, una scarica di luce ed elettricità. 

Le dolci labbra di Astrid si posarono dapprima delicatamente su quelle del ragazzo. André non si limitò alla superficie: mise tutto il suo sentimento, senza timidezza, in quel bacio così inaspettato. 

Sentiva il dolore della ragazza a fior di labbra. Il profumo di cannella era tanto vicino da addolcirgli l'interno della gola fino ad arrivargli al cuore, dove sarebbe stato conservato per gli anni a venire. 

Astrid era totalmente vulnerabile, ma anche presa da una passione che non aveva mai provato. Aveva amato, sì, ma mai in quel modo. 

Si stringeva al collo scoperto di André e percepiva quanto la sua pelle morbida facesse contrasto con le labbra increspate. 

Lasciò che le mani del ragazzo le percorressero il corpo. A ogni tocco, veniva pervasa da centinaia di brividi. 

Quelle sensazioni non si fermarono nemmeno quando le loro labbra si staccarono. Continuarono a guardarsi negli occhi, completamente persi l'uno nell'altra. 

Esisteva solo il loro amore, in una natura di morte. 

Astrid e André erano tornati quelli di un tempo: lei amante delle emozioni e lui terribilmente spaventato dalle stesse. 

Il ragazzo interruppe bruscamente il loro contatto e si allontanò velocemente. 

La ragazza, invece, rimase immobile, ancora sconvolta da quell'inspiegabile insieme di sensazioni che si era venuto a creare. 

Per un istante credette di essersi immaginata tutto: loro non potevano amare nessun'altro se non loro stessi e lo sapevano perfettamente. Dunque si chiedeva perché lo avesse baciato, dopo tutti gli sforzi, la lontananza e le distrazioni. Perché alla fine, per lei, Elia non era altro che una distrazione, ma se n'era accorta solo in quel momento, quando André le aveva fatto provare qualcosa di indicibile.

Assorta nei pensieri, non si accorse che il suo corpo la stesse portando a casa, quasi come mosso da un istinto di sopravvivenza. Non si accorse nemmeno di essere arrivata nella sua stanza, tanto si era estraniata dalla realtà. Si lasciò cadere sul materasso morbido e permise alla sua mente di riportarla a qualche istante prima, al momento del bacio. Ci pensò e ripensò per ore, tuttavia non riuscì a realizzare ciò che era appena accaduto. 

La felicità aveva fatto breccia nel suo cuore che, in quel momento, batteva fin troppo velocemente. Aveva un leggero tremolio alle mani che erano rigide a causa del freddo. E poi c'era la mente, completamente persa nel mondo dell'amore, anestetizzata. 

André camminava velocemente nel bosco. Il suo corpo chiedeva una pausa ma il suo cuore lo esortava ad allontanarsi ancora e ancora fino ai limiti della foresta. Si fermò in una radura, cadendo in ginocchio. Accasciato a terra come il Galata morente, cercava le ultime forze per alzarsi e combattere contro i suoi demoni. Ma alla fine si rassegnò, serrò gli occhi e lasciò che il suo corpo sprofondasse nella neve. 

-Ho paura- sussurrò a occhi chiusi. -Ho paura di essere travolto dalle emozioni. Alla fine temo l'amore perché non l'ho mai provato. Se solo mi avessero amato di più...- 

Ripensò alla sua infanzia senza i genitori, ma solo con la sorella. Pensò alla sua adolescenza, caratterizzata dalla rigida educazione di Ernest. E infine ai suoi primi anni da adulto, che forse avrebbe preferito non vivere. 

-Perché- disse tra le lacrime. 

Si alzò in piedi, mosso dal dolore. Aveva bisogno della rivalsa, della svolta, benché questa tardasse ad arrivare. Doveva smetterla di allontanare le persone, ma più tentava di non farlo più si sentiva in colpa verso se stesso. Lui apprezzava l'allontanamento e si chiedeva che senso avrebbe avuto avvicinare gli altri perdendo la propria essenza: sarebbe dovuto diventare un altro André e lui non voleva che accadesse ciò. 

Tornò alla Grex rassegnato, in preda a una profonda ricaduta nel suo dualismo André-De la Porte. 

Si scontrò irrimediabilmente con Elia che, iracondo quasi quanto lui, trovò l'ennesimo pretesto per un litigio. Sferrò un pugno all'addome di André. La rabbia lo comandava da sempre, ma, questa volta, si era fatta strada anche la gelosia. L'idea di vedere Astrid di nuovo con De la Porte tirava fuori il peggio di lui. 

André si rialzò prontamente ed evitò di rispondere alla più che evidente provocazione. Si limitò a prendere Elia per un braccio e trascinarlo in una stanza. Chiuse la porta e si voltò verso di lui che era già pronto ad attaccare nuovamente. 

-Che vuoi?- chiese impaziente Elia. 

André sospirò sonoramente e si sedette su una delle sedie che circondavano il tavolo. 

-È possibile che la nostra fratellanza sia stata distrutta da una donna? Avevamo una promessa.- 

Il ragazzo di fronte a lui scosse la testa.

-Sono stanco dei patti di questa società, sono stanco di combattere dalla parte dei vinti. Devi metterti bene in testa una cosa: io non ti ho mai voluto alla Grex e la fratellanza di cui parli non è stato altro che un obbligo di Ernest. Il suo obiettivo era controllarci e vincolarci per sempre. In questi mesi tu sei l'unico che gli è rimasto fedele, soltanto perché con te è stato fin troppo indulgente-. 

Dette queste parole uscì dalla stanza a passo spedito. Come tutti, anche Elia avrebbe dovuto mantenere una promessa, forse persino più importante delle altre: far si che la Grex non si fosse mai estinta. 

Mentre l'eco delle parole di Ernest risuonava sempre più vicino, Elia si recava a Villa Fletcher per chiudere definitivamente con Astrid. La trovò avvolta in una candida vestaglia di cotone. Si muoveva armoniosamente, quasi in una danza, mentre parlava tra sé e sé di quel bacio così lungamente atteso. 

Il ragazzo non riuscì a captare perfettamente tutte le parole sussurrate ma comprese che si trattava di un incontro intimo con André. Tutto il suo autocontrollo scomparve all'istante. Spalancò la finestra cogliendo di sorpresa la ragazza che si zittì immediatamente. 

-Elia- sussurrò, impaurita dall'espressione dura sul viso del ragazzo. 

-Perché mi hai fatto questo?- tentò di urlare prima di essere fermato dalla Fletcher. 

Lei rimase in silenzio e attese che la rabbia svanisse, eppure non successe, anzi si rivelò essere ancora più impetuosa. 

-Non ti è mai bastato nulla. Qualsiasi cosa ti dessi non era mai ai livelli di André.-

Il ragazzo iniziò a respirare irregolarmente. 

-Perché diavolo ti sei messa con me se amavi lui? Per farmi un torto? O forse perché hai paura di rimanere sola. Oh no, povera indifesa Astrid, come farà senza il suo principe azzurro.- 

Fece una pausa dopo quella battuta sarcastica. 

-Ti credevamo la nuova Lorraine e invece sei solo una ragazzina bisognosa di attenzioni.- 

La sua invettiva terminò e lui, ancora arrabbiato, uscì dalla finestra. 

La ragazza lo seguì fino alla finestra e con tutto il coraggio che aveva in corpo disse: -Preferisco sbagliare mille volte imparando dai miei errori, piuttosto che comportarmi come te.-

Elia le sorrise amaramente. 

-Tu non hai imparato nulla dall'ultima volta.-  

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now