𝐗𝐗𝐗𝐈

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La felicità non può esistere in un mondo infelice. Quella che l'essere umano definisce "felicità" non è altro che l'illusione che le cose vadano bene, ma quando ci risveglia dal sogno, il mondo risulta ancora più cupo di quanto già non sia. 

Astrid, però, riteneva che fosse reale e che si dovesse combattere per ottenerla. Per questo aveva passato l'intera notte nello studio di suo nonno a cercare la causa della sua infelicità e un modo per debellarla. 

Era giunta alla conclusione che dovesse uccidere Tristan, benché andasse contro al giuramento che aveva fatto poco meno di un anno prima. Era combattuta: da una parte avrebbe voluto vivere la sua vita priva di problemi, dall'altra doveva rispettare le leggi della sua società. 

-Astrid, che ci fai qui?- le chiese la madre sorpresa. 

La ragazza si guardò intorno spaesata, come se fosse giunta da un altro pianeta. 

-Io...ero venuta per schiarirmi le idee.-

Corinne la guardò con una nota di disappunto e curiosità. 

-Dunque, cosa pensi di fare?- 

-Non lo so ancora- disse la ragazza più a se stessa che alla madre. 

-Lascia la società e vivi una vita normale.-

Per un attimo quella proposta sembrò allettante: sconnettersi completamente da tutte le tragedie e vivere, finalmente, in pace. Poi, però, pensò a suo nonno e all'importanza che lui dava alla Grex. 

-Non posso.- 

Corinne puntò gli occhi al cielo per poi riportarli al viso della figlia. 

-Un giorno pregherai di riavere indietro la tua vita normale.- 

-Non se combatterò le mie battaglie con il cuore.-

Lo sguardo fermo della figlia e quello triste della madre si unirono creando la più grande delle stonature, ma anche il più importante degli insegnamenti: la vecchiaia smorza l'impeto giovanile e lo trasforma in conoscenza. 

Quando Astrid fu sola raccolse le poche energie rimaste e si diresse alla Grex per un ulteriore confronto: per essere totalmente certa del delitto che stava per commettere aveva bisogno di un altro parere. 

Ebbe un attimo di esitazione quando fu di fronte all'ufficio di Dara; osservò la porta per qualche istante, prima che la donna la aprisse. 

-Astrid, come mai sei qui?- chiese sorpresa.

-Ho bisogno di un parere.-

La ragazza si fece strada nella stanza e si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania. 

-Se per salvare la società commettessi un omicidio di un membro, seppur Egregio, sarei condannata?- 

Quella domanda inaspettata turbò profondamente Dara. 

-Ovviamente, Astrid. Anche se gli Egregi sono usciti dalla Grex rimangono una parte della nostra storia. Se ti hanno dato due opzioni di scelta non ne puoi trovare una terza.- 

-Io non voglio la guerra, né tantomeno cedere così facilmente una cosa plasmata dai grandi sacrifici dei suoi creatori.- 

Per la prima volta nella sua vita Dara non riuscì a dare un consiglio: qualsiasi cosa lei avesse detto sarebbe risultata inappropriata. Si lasciò sprofondare nella sedia per poi sospirare infastidita. 

-Forse dovresti cercare aiuto da qualcun altro perché io non so proprio che fare.- 

Astrid annuì distrattamente e uscì dalla stanza, lasciando la donna sola con i suoi pensieri. 

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now