𝐗𝐗𝐈𝐈

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André dormiva beatamente con la testa appoggiata al cuscino bianco; alcuni ciuffi scuri gli ricadevano negli occhi e questi si contraevano per il pizzicore dato dal contatto con i capelli. Ogni tanto strofinava la punta del naso sul braccio di Astrid, quasi per assicurarsi che lei fosse ancora lì e che quella fosse la realtà. 

La ragazza passava le dita affusolate tra i capelli, allontanandoli dagli occhi che si rilassavano istantaneamente. 

Pensò che durante il sonno i suoi tormenti svanissero e lasciassero spazio ai sogni genuini, all'infanzia che non aveva vissuto a pieno. Non conosceva la storia di André, ma era certa che fosse costellata di sofferenze: stelle dapprima piccole e luminose, poi esplosive e ingestibili come novae. 

Il ragazzo aprì lentamente le palpebre e Astrid rimase incantata a vedere i due occhi grigi. Il volto del ragazzo venne illuminato da un sorriso e il suo braccio tirò a sé la ragazza. Le scoccò un piccolo bacio sulla spalla, per poi riempire di baci il viso di Astrid, che si mise a ridere. 

-Dai, André- disse sottovoce per non farsi sentire da Magda e Corinne. 

André si fermò, ma le lasciò un bacio a fior di labbra. 

-Aspettavo da tanto questa tranquillità.- 

Astrid riprese ad accarezzargli i capelli. 

-Sì, abbiamo dovuto guadagnarcela.- 

Seguirono degli attimi di silenzio, in cui entrambi analizzavano tutti i momenti passati insieme. 

-Ti amo- esordì Astrid. 

Era stato difficile dirlo e, ancor di più, ammetterlo a se stessa. 

André le sorrise contento. 

-Sai già la risposta, è impossibile non amarti.-

 Si abbandonarono a un lungo bacio, lento e colmo d'amore. 

-Vorrei che fosse sempre così- sussurrò il ragazzo, ancora vicino alle labbra dell'amata. 

-Potrà esserlo, se tu lo vorrai- ribattè lei alla stessa distanza. 

Lui sorrise amaramente, allontanando bruscamente il viso. 

-Non penso, la tranquillità non è il mio forte.-

Astrid si mise seduta, osservandolo dall'alto. 

-Ce la faremo, insieme. Voglio aiutarti André, starti accanto anche quando tu farai qualsiasi cosa per allontanarmi.- 

Ricevette un dolce bacio sulla fronte. 

-Sii sempre così.-

Dopo qualche bacio e alcune dolci parole sussurrate, uscirono dalla villa dei Fletcher. Passeggiarono nelle aree della tenuta poco frequentate ed arrivarono alla fontana: con il ritorno delle rondini, le carpe koi erano state riportate nella loro abitazione originale. 

Astrid si sedette sul bordo del laghetto e invitò André a fare lo stesso. Gli prese le mani e le intrecciò alle sue, più pallide e morbide. 

-Perché la prima volta che ci siamo baciati sei scappato?- 

Il ragazzo fece un lungo sospiro e permise alle parole di uscire, dopo averle trattenute per anni. 

-L'amore, come tante altre cose, lo si impara da piccoli. Serve l'esempio degli adulti e io non l'ho avuto fin da subito. Ero molto piccolo quando i miei genitori abbandonarono me e Maeve davanti ai cancelli della Grex. Ernest ci accolse, ma non ci amò mai come un padre: per lui eravamo solo dei burattini. Voleva creare il perfetto membro della società, l'archetipo e, purtroppo, io me ne accorsi troppo tardi, quando ero già stato manipolato. Non ho mai avuto nessuno che mi mostrasse un amore sano; nemmeno Nadine ci riuscì. Mi chiusi in me stesso per anni e poi ti conobbi. Svelato il velo dell'apatia ero ritornato umano.-

Qualche lacrima cominciò a scivolare dalle sue guance e Astrid, prontamente, si impegnò a raccoglierle, prima che si infrangessero su altre superfici. 

-Non so quanto possa servire, ma mi dispiace davvero tanto. Nessuno dovrebbe soffrire come è successo a te.- 

Il pollice di André accarezzava dolcemente il dorso della mano libera di Astrid, mentre l'altra era occupata ad asciugare le poche lacrime rimaste sul viso. Trascorsero qualche ora a guardarsi e scambiarsi baci carichi di amore. Poi si dovettero lasciare e ognuno prese le sue vie. 

Astrid entrò nell'abitazione aspettando di trovarsi Magda intorno, tuttavia non c'era traccia della domestica. In salotto vide sua madre e il professore intenti a parlare. Avrebbe voluto salutarli, ma si fermò ad ascoltare la loro conversazione. 

-Ho parlato con loro e mi hanno assicurato che il problema verrà risolto il prima possibile-.

-Tristan, la situazione è estremamente delicata. Non mi sarei affidata a te se non avessi pensato che fossi all'altezza di questo compito.-

-Corinne, cara, devi ancora capire che qui non comandi tu. Fino a prova contraria tu sei in debito con me e i debitori non stanno ai tavoli dei patteggiamenti, va bene?- 

Le parole erano mischiate al veleno: entrambe le parti sembravano accecate dalla brama di potere. 

-Non ti permetto di parlarmi così. Ti devo ricordare chi sta finanziando la tua società?-

-Soldi, soldi e soldi, prova a minacciarmi con qualcos'altro.-

Astrid fu confusa da quelle parole sussurrate che non capì alla perfezione. Si rintanò nella sua stanza rimuginando su ciò che aveva appena sentito. C'erano di mezzo soldi e una società. Non rimase sorpresa dal fatto che si conoscessero: sua madre non avrebbe mai sorriso e parlato con uno sconosciuto come la prima volta in cui Astrid e Tristan si erano presentati. Le rimanevano moltissimi dubbi in testa perciò decise che ne avrebbe parlato il giorno seguente ad Ezekiel: conosceva bene le dinamiche familiari e, allo stesso tempo, non ne era coinvolto. 

Nadine non aveva mai visto André così felice. Si sentiva quasi in colpa per averlo coinvolto nei suoi infiniti problemi. 

-Conosco quello sguardo...che succede Nad?- 

La donna scosse la testa.

-Nulla di importante.-

Il ragazzo non era molto convinto, tuttavia non insistette. Si diressero insieme nel giardino interno. Il ragazzo non poté fare a meno di fermarsi davanti alla sua aiuola. 

-Dovresti piantare di nuovo i lisianthus, erano molto belli- disse Nadine.

-Sì. Effettivamente manca soltanto la loro fragile eleganza al giardino.-

L'anziana innaffiò le sue preziose ortensie, un regalo di Ernest. André la guardava affascinato: aveva imparato da lei a coltivare i fiori e a farli crescere rigogliosi. Durante gli anni aveva fatto pratica su ogni pianta del giardino, tranne quelle ortensie; poteva curarsene solo Nadine. 

Venne distolto dai suoi pensieri. 

-Ti vedo sereno- disse la donna dopo tutti quegli attimi di silenzio.

-Io e Astrid ci siamo riappacificati e, una volta per tutte, abbiamo chiarito i nostri sentimenti.-

-Sono felice per te, André. So quanto tu abbia sofferto in questi anni e riconosco di aver sbagliato con te: avrei dovuto fare di più e non permettere a Ernest di trattarti in quel modo: non dovevi diventare il suo burattino. Io spero che tu possa perdonarmi- disse con le lacrime agli occhi.

-Certo, Nad, non è nemmeno colpa tua alla fine. È questa maledetta società che attira il male. Ogni leader viene accecato dal potere e non diventa altro che un tiranno.-

-Ad Astrid non accadrà.-

-Io invece temo proprio di sì- disse dispiaciuto e tormentato da quella crudele verità. 

Nadine tornò a curare i fiori e André riprese a guardarla. Quando ebbe finito, l'anziana guardò soddisfatta i frutti del suo duro lavoro. 

-Sono ortensie che celebrano il più bello e atteso dei sacrifici- disse Nadine con una lacrima solitaria che le solcava il volto. 

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now