𝐗𝐈𝐈𝐈

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André doveva fare un'ultima cosa: desistere dalla promessa fatta ad Ernest. Si alzò all'alba e si mise in viaggio il prima possibile. Se non poteva restare accanto ad Astrid che senso avrebbe avuto tenere fede a una patto inutile? Imboccò il sentiero nel bosco percorso da Nadine qualche giorno prima. 

Scendeva i gradini con un impeto pari a un generale pronto alla battaglia. La sua era una guerra interiore la cui fine era stata, ormai, decisa: il cuore avrebbe patteggiato e la mente avrebbe trionfato. 

Quando si trovò di fronte all'entrata della tomba di famiglia prese un profondo respiro e cercò il coraggio nelle parti più remote del suo cuore. Tutto l'impeto e la forza che avevano caratterizzato il viaggio sembravano essere svaniti nell'aria come polvere. Doveva farlo, per Astrid. 

Entrò nella piccola costruzione e fu sorpreso nel vedere quante persone vi erano dentro. Balthazar Fletcher, Lorraine Fletcher, e poi lui, Ernest Fletcher. Il suo mentore. La sua figura paterna. Il suo salvatore. 

-Soter ...ho passato anni della mia vita a chiamarti salvatore. Sei ancora sicuro che sia valsa la pena aiutarmi? Perché io avrei preferito morire di freddo davanti alle cancellate della tua maledetta società. Te ne sei andato, mi hai lasciato solo e lo hai fatto per tua scelta: sapevamo entrambi che volevi morire e Morte ha semplicemente ascoltato la tua supplica. Lei è innocente, sei tu il colpevole. Hai manipolato me, Astrid, Nadine...tutti, ti sei preso gioco di tutti con la scusa di proteggere la Grex. La verità è che tu volevi tenerci lontani da ciò che eri realmente: un uomo malsano, tossico, che rendeva le vite altrui un inferno. Eri un calcolatore e tale ti sei dimostrato anche in punto di morte. Sapevi che io per te avrei fatto qualsiasi cosa e ne hai approfittato. Ti ho fatto una promessa che ho onorato fino a questo momento: avrei protetto Astrid, qualsiasi cosa fosse successo. Ora, però, mi risulta impossibile dal momento che lei non desidera il mio aiuto e non ne necessita. Questo nostro accordo non vale più nulla.- 

Lacrime di frustrazione solcavano il suo viso. Da quel momento avrebbe vissuto con la consapevolezza di aver fatto un grande e irreparabile errore. Aveva la coscienza sporca, poiché sapeva che avrebbe onorato comunque la promessa: ormai era diventata la sua ragione di vita, il motivo per cui si alzava dal letto. 

Poggiò la fronte sul marmo gelido. 

-Ti odio così tanto- sussurrò tra i singhiozzi sperando che Ernest potesse sentirlo. 

Appena le lacrime terminarono si voltò e prese il percorso per la proprietà dei Fletcher. Si fermò a guardare la villa dall'alto, attento a non farsi scoprire. Sotto di lui si trovava la fontana che aveva dato inizio a tutto: l'acqua era infestata da alghe verdastre che non permettevano di vedere i pesci colorati. Il posto speciale di Astrid aveva fatto la medesima fine dei suoi amati Lisianthus. 

Tornò a casa scosso e pensieroso. Si era tolto dal petto un macigno che, tuttavia, era stato rimpiazzato da uno ancora più grande e pesante. Pensò a quanto il suo cuore fosse incrostato dal rancore e dal dolore: ormai doveva avere le sembianze dei polmoni dei fumatori. 

Ora non gli restava davvero più nulla. 

Aprì il cancello cigolante ed entrò nel giardino della Grex, dove Maeve lo attendeva impazientemente. 

-Finalmente ti sei degnato di arrivare, credevamo di dover partire senza di te- esclamò contrariata, ma la sua espressione cambiò immediatamente quando il fratello le rivolse un'occhiata carica di sofferenza. -Astrid, Astrid e ancora Astrid. Adesso perlomeno le starai lontano- disse prima di girarsi e sparire nel groviglio di corridoi. 

André si diresse nella sua stanza e finì di sistemare i bagagli. Ebbe l'istinto di scrivere una lettera alla sua amata. La penna scivolava velocemente, impregnando la carta bianca di inchiostro. La chiuse in una busta che lasciò sul letto. 

Prese le valigie e uscì dalla stanza con un groppo in gola. Dopo quasi un'ora si trovarono tutti alla stazione per gli ultimi saluti. 

Nadine strinse André più forte degli altri per paura che non sarebbe mai più tornato, come Ernest. Maeve versò lacrime per Dara che l'aveva sempre aiutata nei periodi più bui. Ezekiel si rammaricò di non aver goduto abbastanza del tempo passato con sua sorella. Poi Astrid abbracciò André, sapendo che quel dolore era tutta colpa sua. Pianse silenziosamente sulla spalla del ragazzo e strinse i lembi del suo cappotto per memorizzare il suo profumo. Si stava strappando dalle braccia il suo amore. 

Il loro treno arrivò e dovettero salire. Una volta presi i posti, André vide la stazione farsi sempre più lontana e la figura di Astrid sempre più sfocata. Sperava che avrebbe letto la sua lettera e avrebbe capito, lo avrebbe compreso come solo lei sapeva fare. 

Sembrava che il ragazzo avesse previsto ogni mossa, poiché alla sera la ragazza si ritirò nella stanza di André e le fu impossibile non notare la busta poggiata sulle lenzuola. Tentennò ad aprirla ma quando vide il suo nome scritto sopra non ci pensò due volte. 

"Cara Astrid,

sono partito, come gli uccelli quando migrano. Il mio ritorno non è cosa certa ma dalle tue parole ho dedotto che non ci rivedremo più. 

Ho pensato a lungo a noi due, a come tu mi abbia cambiato la vita. Non ti nascondo che oltre alle gioie ci siano state anche molte sofferenze, ma non te ne faccio una colpa. Ho ricevuto poco amore nella mia vita, per cui ammetto che non ti amerò mai nel modo che desideri e nemmeno nel modo che meriti. 

Tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia provare emozioni indimenticabili e questo non sono io. Devo porgerti le mie scuse per tutta la sofferenza che ti ho inflitto e devo ringraziarti per il perdono che sono certo mi concederai. 

Ti meriti una nuova vita: spero che tu sia felice come non lo saresti mai stata accanto a me. Mi hai insegnato moltissime cose ma la più importante tra tutte è donare libertà alle persone, perché se ci tengono veramente non se ne andranno. Io sono andato via, eppure ci tenevo. 

Tuo, André. 

P.S: amata nobis quantum amabitur nulla". 

Astrid era addolorata, ma soprattutto stupita: non riusciva ancora a realizzare quanto fossero forti e profondi i sentimenti che la legavano a quel ragazzo. Si era promessa di dimenticarlo ma ciò rendeva tutto soltanto più difficile. L'amore di André così travagliato svalutava tremendamente quello semplice e genuino di Elia. 

Le sembrò che le altre decisioni della sua vita fossero state molto più semplici: non avevano mai coinvolto direttamente delle persone, con sentimenti che potevano essere irrimediabilmente feriti. 

Si sedette ai piedi del letto e cercò le risposte tra i muri della stanza di André. Tuttavia più pensava a lui, più si sentiva in colpa per averlo allontanato dalla sua vita. 


Note: 

5. Dal greco σωτήρ (soter) che significa, appunto, "salvatore".

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now