𝐗𝐈

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La prima volta che incontrò André non si sarebbe mai immaginata che sarebbe arrivata al punto di odiarlo. Eppure l'odio c'era, tuttavia era verso se stessa, per averlo amato troppo; questo odio lo riversava su di lui per non far destare sospetti ad Elia. Non riusciva a sopportare il fatto di aver ingannato tutti, si sentiva una bugiarda, ma si chiedeva costantemente quale fosse l'alternativa. Ora stava proteggendo se stessa e con lei anche la Grex; se ridurre i rapporti con André era la via per la salvezza, lo avrebbe fatto, anche a costo di soffrire tremendamente. 

Era notte fonda e poteva sentire ogni rumore, anche il respiro affannato di quel maledetto ragazzo. Benché accanto a lei ci fosse Elia, continuava insistentemente a pensare a lui. Si alzò silenziosamente e si sporse dalla porta per osservare il corridoio illuminato da una luce fioca. 

-Dovresti dormire- sussurrò André da un punto cieco. 

Astrid gli sorrise e chiuse la porta alle sue spalle. 

-Mi spiace per prima.- 

Il ragazzo voltò la testa per non affrontare il suo sguardo dispiaciuto. 

-Fuori dalla sua influenza sei sempre tu.- 

Astrid assunse un'espressione corrucciata sentendo la rabbia farsi strada dentro di lei: non capiva perché dovesse sempre incolpare Elia. 

-Non è mai stato lui il problema.- 

André la guardò amareggiato. 

-Sono io vero? Stai soffrendo per colpa mia, è sempre colpa mia.- 

Lei in quel momento avrebbe voluto urlargli che sì, stava male per lui ma questo dolore le piaceva più della gioia che le provocava chiunque altro. Per un attimo pensò di rivelargli il piano, poi, però, comprese che se Elia avesse scoperto del suo tradimento non l'avrebbe mai perdonata. 

-Ti tiene in pugno. È lui che governa te e questo è sbagliato. Lo sappiamo entrambi.- 

Sospirano contemporaneamente. 

-Dovresti andartene- disse Astrid alludendo al fatto che dovesse allontanarsi dalla Grex per un po'. 

-Non mettermi nelle condizioni di disobbedire a tuo nonno.- 

L'ira, ormai, calpestava la ragione, usciva trionfante da una battaglia vinta in partenza. 

-Vai a Londra con Maeve ed Ezekiel, lascia questa società e vivi la tua vita.- 

André scosse la testa provocando una reazione nervosa nella ragazza. 

-Devi smetterla di preoccuparti per me, devi smetterla Astrid- sibilò. 

La ragazza percepì un brivido di paura graffiare la sua schiena. Non lo aveva mai visto così: freddo, incontrollabile, a tratti animalesco. Lui, per la prima volta dopo mesi, rivide la giovane donna impaurita di cui si era innamorato. Gli sembrò triste che fosse servita la sua parte peggiore per farla tornare in sè. 

-Come siamo arrivati ad odiarci?- chiese lei iniziando a singhiozzare. 

André si avvicinò ancora con l'affanno e la stinse tra le sue braccia. 

-Se ti odiassi saresti molto più vicina a me di quanto tu non sia ora. Se ti allontano è perché tengo a te.- 

I singhiozzi continuarono sempre più violenti mentre il respiro era restio a regolarizzarsi. Rimasero così: prede del terrore che li stava sgretolando dalle fondamenta. 

Ebbero giusto il tempo di riprendersi, perché Elia li interruppe uscendo nel corridoio. Avvicinò Astrid a sé con il braccio destro e rivolse uno sguardo sprezzante ad André. 

Questo si ritirò nella stanza di Nadine in silenzio. Si sedette sulla sedia accanto al letto, attendendo che la donna si svegliasse da quello stato comatoso. Passò ore a stringerle la mano candida, tanto che il braccio iniziò a fargli male. Ma poi, finalmente, l'anziana si svegliò di soprassalto. 

-Ernest, sei tu?- chiese avvolta nel buio. 

-No Nad, sono André.- 

Poté sentire le lacrime sgorgare dal viso della donna. 

-Vuoi raccontarmi che è successo?- chiese dopo aver acceso la lampada. 

-Avevo così tanti pensieri per la testa che la mia mente non è riuscita a contenerli- disse l'anziana con un sorriso di rassegnazione. 

André sospirò affranto, non conoscendo una soluzione ai problemi di Nadine. Sapeva quanto le mancasse Ernest, ma purtroppo non era possibile fare nulla; lui per primo lo avrebbe rivoluto con sé in quel momento così delicato. E in quell'istante piansero insieme, liberando le lacrime mancanti che non avevano ancora dedicato a Ernest. 

-L'ho amato André, quanto tu ami Astrid. Quei maledetti Fletcher e la loro maledizione, non riescono proprio a ricambiare il sentimento. Avrei mosso mari e monti per lui, per l'unico uomo del mio cuore. E ora che l'ho perso non ho più nulla. Non fare il mio stesso errore André, non farlo.- 

La sua storia era quella di un dolce amore giovanile non corrisposto nel modo in cui lei desiderava. Aveva sofferto infinitamente e ora soffriva il doppio, poiché il suo amore era morto. 

-Vorrei tanto aiutarti- sussurrò il ragazzo poggiando la fronte sulla mano della donna intrecciata alle sue. 

-Non puoi fare nulla, né tu né nessun'altro. Vorrei solo la pace in questa vita, ma so di non potermela permettere.- 

In quel momento André capì che Ernest non gli aveva rivelato tutto, alcuni segreti li aveva tenuti per sé: forse quelli di cui la nipote non doveva venire a conoscenza. 

Nadine si addormentò dopo un lungo pianto, André rimase sveglio tutta la notte. In quelle ore pensò ad Astrid, a sua sorella e persino ai mali che affliggevano la Grex. Il risultato fu un grande mal di testa e la sensazione di essere impotente. 

Alle sette del mattino Dara venne a controllare Nadine e si rallegrò nel vederla chiacchierare con André. 

Il vocio di quella mattina svegliò anche Ezekiel, benché non avesse dormito molto. Stava sistemando gli ultimi preparativi per Londra, sperando fino all'ultimo di poter portare con sé anche Maeve. Era una ragazza nettamente diversa da Dahlia, ma lo attraeva in ogni sua caratteristica: dai lunghi capelli scuri che le incorniciavano il viso alla sua dolcezza nascosta. L'unico problema era il legame, fin troppo stretto, con il fratello. In alcuni casi si sentiva inferiore ad André, poiché anni prima aveva lasciato Astrid sola con i suoi genitori pazzi. Era stato egoista e lo sarebbe stato una seconda volta. Era stato suo nonno a insegnargli di pensare prima a se stesso e lui, con l'esperienza, aveva capito che era la scelta migliore. Si era sottratto a qualsiasi dovere familiare pur di vivere la vita da lui scelta e per questo Dahlia lo definiva spesso "un irresponsabile senza il senso del sacrificio". Eppure lui aveva rinunciato al rapporto con sua sorella, la stessa che dopo anni gli sembrava irriconoscibile. 

-Ehilà fratello- lo salutò sulla soglia della porta. 

Ricambiò il saluto distrattamente, con un cenno della mano. Astrid si avvicinò allo scrittoio e osservò i biglietti del treno di sola andata. Sospirò e fissò gli occhi azzurri del fratello. 

-Mi faresti il favore di acquistarne un altro?- 

Ezekiel assunse un'espressione confusa che successivamente rilassò, capendo le intenzioni della sorella. 

-Lui sarà accanto alla sorella e tu sarai finalmente felice. Ha senso.- 

La ragazza si gettò a peso morto sul letto. 

-È stato difficile scegliere, ma accidenti, non può comportarsi come vuole lui in qualsiasi circostanza! Io non voglio e non posso vivere la mia vita a seconda del suo umore-. 

Quelle considerazioni provocarono nel ragazzo una risata: l'ultima volta che aveva sentito la sorella così spensierata era prima della sua partenza. 

-Vorrei vederti sempre così viva. Vederti mordere le labbra quando sei agitata, fare le tue facce buffe da arrabbiata e persino ascoltare le tue pene d'amore.- 

Astrid si alzò a sedere e sorrise al fratello. 

-Mi mancherai tanto Ez, come la prima volta.-    

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now