𝐗𝐈𝐗

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Non vedeva nessuno da giorni: si era ritirato nella sua stanza in preda a una delle più forti crisi che avesse mai avuto. 

Maeve, la sua ancora, era lontana da lui e questa volta non l'avrebbe potuto aiutare. 

André era ripetutamente colpito dalle onde di un mare in tempesta. La rabbia creava intorno a lui una nube di vapore caldo che gli negava la vista; l'unico suono che riusciva ad udire era lo stridente canto dell'inquietudine; l'amore stritolava il suo cuore impedendo i suoi regolari movimenti. 

Il suo aspetto veniva consumato a poco a poco da queste forze. 

Si rintanò nei luoghi più profondi e oscuri dell'anima per non essere costretto a fare i conti con la corruzione del corpo. 

Tutte le sue certezze si erano sgretolate lentamente e avevano riportato in lui l'instabilità. Non aveva più una promessa da portare a termine e, certamente, con il suo malsano amore avrebbe allontanato Astrid da sé. 

La sua crisi, però, era data anche dalla parte De la Porte che tentava di frenare gli istinti del buon André per preferire azioni maligne e fredde. 

Il suo animo si crogiolava in quello stato di profonda inquietudine e, per qualche istante, non fece altro che pensare a quanto la vita fosse esageratamente complicata. 

Interiorizzò sempre più le sue paure tanto da allontanarle dal resto delle emozioni, tuttavia l'eco delle loro urla si faceva sentire dalle prigioni dove erano state gettate. Perciò André continuava a percepire un richiamo interno inconfondibile, simile al canto delle sirene. Tentavano di raggiungerlo e dominarlo, ma la razionalità del ragazzo lo teneva ancorato al mondo reale. 

I suoi intricati pensieri vennero interrotti da Nadine. Entrò nella stanza titubante come se temesse una reazione violenta. Al contrario delle aspettative, André si limitò ad alzare lo sguardo e osservare tristemente la donna. Lei si sedette accanto a lui e gli scompigliò i capelli per riportarlo all'innocenza dell'infanzia. Sarebbero voluti tornare indietro nel tempo, quando per loro splendevano giorni più radiosi. 

-Perché ti lasci consumare così?- chiese la donna sussurrando. 

André la guardò costernato, non capendo nemmeno lui la causa di tutto quel male. 

-È successo qualcosa?- domandò nuovamente Nadine, insoddisfatta della semi risposta data dal ragazzo. 

-Un errore, è stato solo un errore. Ho baciato Astrid e non potrò più tornare indietro. Tutti i miei tentativi di creare stabilità in me sono stati inutili- confessò.

-André, non fartene una colpa. È impossibile controllare i propri impulsi per sempre.-

Il ragazzo si alzò con uno scatto e cominciò a vagare nevroticamente per la stanza. 

-Tu non capisci, Nadine. Io ho cercato di conciliare André e De la Porte e proprio quando ci stavo riuscendo è tornata lei. Ho distrutto i miei sforzi per una ragazza che domani sarà già da Elia- gridò. -Lei ama lui e io non sono altro che un momentaneo svago- continuò sommessamente, cercando di nascondere quelle parole a se stesso. 

L'anziana rimase sconcertata di fronte a quelle parole e si chiese come fosse possibile che André non avesse notato quanto fosse puro e forte l'amore che la ragazza provava per lui. 

-Oh André, se solo fosse come dici tu- concluse prima di uscire dalla stanza, lasciando solo il ragazzo. 

Se il mare di André era in tempesta, quello di Astrid si accingeva a diventarlo. 

Era seduta sui gelidi gradini della scalinata e osservava il laghetto delle carpe koi completamente ghiacciato. Era riuscita a salvare i pesci appena in tempo, a differenza del suo cuore. Non poteva tornare indietro: l'acqua sopra di lei era congelata creando una patina incorruttibile e lei era costretta a vivere sott'acqua, immune dalle pene inflitte dal mondo reale. 

Ripensava al bacio e alla fuga dell'amato. Ogni volta che le appariva in mente, si muoveva qualcosa dentro di lei: il cuore batteva sempre più veloce, la mente si spegneva lentamente, vinta dall'irrazionalità. 

Dall'altra parte sapeva che un amore nato in inverno era destinato a congelare. Dunque la sua mente crudele le ricordava che la vita è sofferenza. Così riaffioravano quelle idee scure, simili alle nubi che precedono un temporale. Ripeteva a se stessa: -Non mi odia, non mi può odiare...altrimenti non mi avrebbe baciata.- 

Sperava di convincere anche le parti della sua mente private della luce dell'amore. Le risultava complicato dal momento che André era sempre stato imprevedibile, fin dal primo momento che si era mostrato a lei. Era vessato da forze interiori che sceglievano per lui e Astrid lo sapeva bene, tuttavia non riusciva in alcun modo a rinunciare ai suoi sentimenti. Quell'amore così profondo non era più un'emozione irrazionale, ma era stata elaborata dalla dose di razionalità necessaria perché la ragazza fosse coinvolta, riuscendo comunque a proteggersi. 

In realtà più pensava all'accaduto, più si lasciava trasportare dalla fantasia immaginando una vita futura con André. Doveva smetterla di fantasticare su cose che, probabilmente, non sarebbero mai successe. André sarebbe stato capace di cancellare il bacio e andare avanti; lei, però, era certa di non poter dimenticare una prova d'amore così importante. 

 Nemmeno il suo cuore pulsante di passione la protesse dal gelo: cominciò a sentire freddo e si diresse verso casa, confidando nel fatto che Magda avesse preparato la cioccolata calda. 

Una volta arrivata si trovò davanti una scena alquanto insolita: sua madre stava parlando e ridendo con un'altra persona. Era un uomo alto, dai capelli bruni e dai penetranti occhi neri. Rivolse uno sguardo glaciale ad Astrid e accennò un sorriso caloroso che mise immediatamente a proprio agio la ragazza. 

Il contrasto tra lo sguardo e il sorriso le lasciò uno strano sapore nelle membra. Era indecisa se fidarsi ciecamente di quell'uomo o scappare il più lontano possibile. 

Non era abituata a vedere estranei a casa sua: ai Fletcher non piaceva che venisse violata la tranquillità della villa. 

-Astrid, lui è Tristan Vos, il tuo insegnante. Ernest ti ha insegnato molte cose e tu sei adulta, tuttavia credo che ti possa essere utile studiare alcune materie con un professionista- disse Corinne. 

-È un piacere conoscerti, Astrid. Corinne, perdonami, la signora Fletcher mi ha parlato molto di te. Ho saputo che sei una ragazza con mille interessi diversi e molto dedita allo studio.- 

La voce dell'uomo era calda e stranamente rilassante. 

-Sì...non vedo l'ora di iniziare- disse la ragazza in leggero imbarazzo. 

-Perfetto, allora ci vediamo tra qualche giorno e ti porterò una lista con argomenti e materie. A presto e buona giornata.- 

Si salutarono reciprocamente e ognuno tornò alle proprie attività. 

-Sei felice, Astrid?- chiese la madre sorridente.

-Sì. Non mi aspettavo una sorpresa del genere.- 

Corinne le rivolse uno sguardo dolce. 

-Volevo vederti sorridere: non lo fai spesso da quando Ernest è morto.- 

Per la prima volta dopo diciannove anni aveva visto Corinne sotto una luce differente: si stava comportando da genitore, donando finalmente amore alla figlia; le aveva chiesto di tornare a casa e le aveva persino cercato un insegnante. 

C'erano volute una società segreta e centinaia di verità celate per riavvicinare una madre e una figlia. 

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now