𝐗𝐗𝐗𝐈𝐈

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L'essere umano è, per definizione, un animale; in quanto tale non può negare di avere uno spiccato senso di sopravvivenza, seppur si manifesti in modo diverso da quello degli altri animali. Fu proprio questo istinto primordiale a portare Astrid nel baratro del peccato originale. 

Vi era un unico modo per tentare di sfuggire alla condanna: leggere l'Origo e distruggerlo in modo tale da essere l'unica a conoscerne il contenuto. Senza l'Origo la Grex non aveva senso di esistere. 

Dunque Astrid cominciò la sua ricerca in totale solitudine: dalla reggenza di Lorraine i membri della Grex avevano deciso di eleggere una sola persona che sapesse dove fosse l'Origo e la prescelta era proprio Maeve De la Porte. Ciò complicava l'impresa della Fletcher. 

Inizialmente Astrid pensò di cercare aiuto da André, il quale avrebbe potuto convincere la sorella a rivelare il nascondiglio, ma poi escluse questa possibilità, dal momento che non voleva coinvolgere ulteriormente il ragazzo. L'ultima alternativa era cercare un qualsiasi segnale tra gli appunti di suo nonno. 

Entrò nella sua stanza nella sede, dove era stata poche volte. Così si ritrovò, per l'ennesima volta, a rovistare tra le carte scritte in una grafia disordinata e a tratti incomprensibile. Dopo ore di ricerca, Astrid perse la speranza e si gettò sul letto del nonno. 

Prese la cornice appoggiata al comodino: ritraeva Ernest con lei sulle spalle. La rigirò tra le mani, finché non notò un foglietto minuscolo incastrato tra la cornice e la fotografia. Aprì il pezzetto di carta e sorrise d'istinto quando lesse: "Origo: sotterranei di Villa Fletcher. Accesso: botola vicino allo stagno delle carpe koi". 

Si alzò di scatto e, cercando di non dare nell'occhio, si diresse verso il suo posto preferito. Scese le scale velocemente, senza badare al fatto che la natura le stesse inghiottendo o che qualcuno avrebbe potuto vederla. 

Quando fu lì, spostò la grande mattonella di fronte al laghetto e, come si aspettava, trovò una piccola scaletta in pietra che portava nelle profondità del terreno. Si armò di torcia e si fece strada in quel luogo buio e umido. Fece pochi passi prima di giungere in un'ampia stanza, luogo d'arrivo di molti altri cunicoli. 

Era illuminata da torce che segnavano l'uscita di ogni tunnel. Al centro vi era un leggio di pietra interamente scolpito: l'asta era composta da un elefante con le zampe anteriori appoggiate su una tartaruga; un serpente avvolgeva gli altri due animali mentre una fenice, appoggiata alla testa dell'elefante, formava, con le sue ali, la parte in cui sistemare il libro. Lì vi erano delle pergamene sigillate da ceralacca dorata marchiata con una G. 

In un momento di battaglia come quello, André non poté fare a meno di addentarsi all'interno del conflitto interiore che lo caratterizzava da sempre. Dopo tutto quello che aveva sentito dire su Ernest aveva raggiunto conclusioni agghiaccianti ed era certo che quella verità avrebbe condizionato la sua vita futura. Sentiva l'impellente bisogno di parlarne con Maeve, la sua ancora e l'unica capace di dargli il giusto consiglio. 

Trovò sua sorella in cortile, intenta a pensare. Maeve ci mise qualche istante per accorgersi del fratello e fargli cenno di parlare. 

-Ho tanta paura, Maeve. Ho scoperto una cosa su di me che avrei preferito non capire- disse sull'orlo del pianto. 

La sorella lo strinse a sé e lui scoppiò in lacrime. 

-Ernest mi ha davvero manipolato. André non è altro che la proiezione di Ernest e De la Porte sono il vero Io. La cosa che mi turba di più è che se io sono De la Porte significa che sono freddo, crudele e io questo non lo posso accettare.- 

-Possiamo essere chi vogliamo, basta solo desiderarlo ardentemente.- 

-Lo so, Maeve, ma sono anni che una parte di me combatte contro quella di Ernest e ciò mi ha creato solo più problemi. Io voglio essere una persona che non sarò mai per natura.- 

La ragazza si staccò per poterlo guardare negli occhi e posò le mani sul suo viso. 

-Tu sei già quella persona André, ora devi solo trovare la pace.-

Gli rivolse uno sguardo carico di speranza, ma anche di compassione, poiché era certa che la sua azione contro Astrid avrebbe distrutto la felicità e la stabilità del fratello. 

André si asciugò frettolosamente le lacrime e ringraziò la sorella. 

-Ce l'abbiamo fatta, Maeve. Alla fine anche noi siamo riusciti a comportarci da fratelli.-

Astrid aprì tutte e quattro le pergamene. Erano scritte in una bella grafia che permetteva alle parole di intrecciarsi tra loro, rimanendo, però, ben leggibili. Passò un dito su una di esse, come per connettersi a chi le scrisse secoli prima. Poi passò a leggerne il contenuto. 

"Il sangue versato sulle teste degli artigiani permetterà loro di forgiare frecce con cui uccidere i capri. 

Quando la grande nebbia ricoprirà il salvatore, allora verrà un serpente che salverà e ucciderà il gregge. 

Nel momento in cui la Luna cadrà e ci saranno notti buie, il serpente lascerà la vecchia pelle e muterà in una nuova. 

Il cucciolo della donnola stregherà il serpente; a quel punto il gregge si disperderà. 

La Luna perderà la sua luce, quando il serpente perirà per mano del suo stesso veleno"

La confusione si era impadronita della mente di Astrid: faceva risuonare quelle parole in modo ripetitivo e assolutamente privo di logica mischiandole tra loro e intrecciandole. 

Per un attimo la ragazza si sentì mancare, forse a causa della mancanza d'aria. Si sedette in un angolo umido e tentò di riprendere la lucidità necessaria per compiere la missione. 

Avvicinò le pergamene all'accendino e lasciò che la fiamma incendiasse quella carta così fragile e segnata dal tempo. I suoi occhi si chiusero lentamente, mentre la sua mente venne annebbiata dal fumo. 

Si ritrovò in un luogo parecchio luminoso che le ricordava, per qualche motivo, la sua stanza a Villa Fletcher. Si guardò intorno un po' spaesata finché non notò un uomo accanto alla porta. 

-Chi sei?- chiese intimorita dalla stazza della persona. 

Lui non parlò e si limitò a osservarla con disprezzo. 

La ragazza sospirò e si alzò dal letto dirigendosi verso la finestra. Da quello che poteva vedere comprese che era nel centro di Saint Helen. 

La sua osservazione fu, però, interrotta da Tristan. 

-Astrid, che piacere averti qui. Avrei preferito ricevere un verdetto, ma, evidentemente, le mie condizioni non ti erano abbastanza chiare.- 

Astrid lo guardò torva. 

-Sono intoccabile.- 

-Credi che non ti farò nulla solo perché hai letto l'Origo? Pensi di esserti salvata? In realtà è un altro crimine per cui condannarti.-

In quel momento l'espressione della ragazza passò da astiosa a sorpresa. 

-Ti starai chiedendo come faccio a sapere dell'organizzazione del mio omicidio...hai sbagliato a fidarti di alcune persone.- 

-Chi è stato a dirtelo?- 

-Maeve De la Porte.- 

Quelle quattro parole risuonarono nel cuore di Astrid come coltellate; percepiva distintamente le lame entrarle nella carne e perforare ogni singolo capillare. 

-Non è possibile- sussurrò con lo sguardo basso. 

Tristan fece cenno all'uomo di prenderla e portarla da un'altra parte. Così lo sconforto e il senso di tradimento portarono Astrid nel luogo della sua temporanea prigionia. Non oppose resistenza nemmeno per un attimo, dal momento che non riusciva nemmeno a capire che cosa le stesse accadendo. 

-Allora è questo quello che accade a chi combatte le proprie battaglie con il cuore.-

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