Capitolo cinque

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Il fiorellino colto poco prima rimase stretto per il gambo nella presa dello yaksha per tutta la serata. Non volle abbandonarlo per strada e neanche metterlo via in tasca o da qualche altra parte, ignorando del tutto le mie preghiere di non rivolgergli la minima attenzione. Non che effettivamente lo guardasse o creasse per lui una distrazione da tutto il resto, ma non voleva lasciarlo.
"Perché fa così?", mi chiesi. Cosa a Xiao poteva importare di quella piccola e insignificante margheritina gialla? Era solo un topinambur selvatico, neanche valesse qualcosa...
Mi arresi dopo ancora un centinaio o forse più di metri di camminata. Capii che non l'avrebbe lasciato e basta, ma chissà perché.
<<Prima>> mi disse, cambiando argomento della nostra conversazione, ormai al tavolino del bar, <<dicevi di volermi parlare. Che succede?>>

Sedemmo insieme a una birra normale per me e una con la granita al limone per Xiao, che invece aveva voglia di qualcosa di più fresco e gradevole. Io, a gusto mio, non l'avrei mai bevuta.
<<Ah, certo>> mormorai, più giù di corda di appena un attimo addietro. <<Me ne stavo quasi dimenticando>>
<<È una brutta notizia?>> chiese, lasciando da parte la minima espressione od emozione.
Scossi la testa. <<Non direi. Devo solo partire per lavoro>> spiegai. <<Non so quando torno però. Potrei stare via anche un mese o forse di più>>
<<Ho capito>> fu tutto ciò che disse Xiao, immobile. Preferisco specificare che Xiao avesse la tendenza alla staticità, non si muoveva di base, ma appresa quella notizia mi parve ancor più rigido di prima.
<<Volevo dirti che puoi prendere tutte le mandorle che vuoi, mentre non ci sono>> aggiunsi, inventando sul momento una scusa un po' più logica al mio volergli parlare. <<Ho la dispensa piena, e se qualcuno se le mangia il mio albero ne sarà felice>>
Avvisarlo solo del fatto che stessi partendo, realizzai in quell'istante, era troppo poco per poter giustificare la mia tale voglia vedere un nuovo conoscente. Serviva un motivo più serio, o quasi, ed il mandorlo fu la prima buona opzione che mi saltò in mente.
<<Non voglio approfittare>> dichiarò poco dopo.
<<Ma no, prendile pure>>
Scosse lievemente il capo. <<Al massimo prima ti avviserò; non sarebbe giusto. Non sono un ladro>>
Parlò con convinzione e forse un velo di minaccia, come a farmi intendere che senza di me non avrebbe sfiorato una singola mandorla della mia scorta. <<Dove potrò trovarti, in caso?>> chiese in seguito alle sue ultime parole.
Bevvi un sorso o due; <<Vado a Mondstadt>> risposi. <<Ma non so se il viaggio richiederà altre tappe, ma credo di sì. Dipende dal tempo, immagino, o se mi toccherà fare qualcos'altro nel mentre>>

<<Ma sei solo?>> domandò inoltre, ma il tono interrogativo era assai limitato. Era un'intuizione, la sua, mascherata non troppo male nella forma di una domanda. Accidentalmente, mi fece sentire più solo di quanto già alla base io stesso non mi percepissi.
Annuii.
<<É un lungo viaggio da fare senza un compagno>> osservò,  quasi preoccupato per me. <<Forse anche pericoloso>>
<<So cavarmela da solo. L'ho sempre fatto, sono abituato>> risposi con un'alzata di spalle, volta a scacciare la mia malinconia. <<Non è un problema questo>>
Xiao bevve un sorso della sua birra e granita, e annuì piano piano. <<Se avessi bisogno, chiamami. Sarò subito da te>> disse, ed il mio cuore, al sentire quelle parole, fece quattro o cinque capriole prima di ritornare al suo posto, agitatissimo.
<<Hai cose più importanti a cui pensare>> rifiutai con gentilezza, non potendo ancora credere a cosa mi avesse appena detto.
<<Sì, ma mentre non uccido gli esseri corrotti ho anche molto tempo libero>> insistette, e si rigirò il piccolo topinambur fra le dita, facendolo ruotare come fosse una trottola gialla, guardandolo di nuovo dopo lungo tempo. <<Se mi chiami, sarò da te. Tutto qua>>

A tal punto, non potei che ringraziarlo. <<Sei troppo buono nei miei confronti>> mormorai. <<Non ce n'è bisogno>>
<<Anche tu sei buono con me>> ribatté, fermo e convintissimo. <<È uno scambio pari>>
Gli rivolsi un sorriso, e la mia voce in fondo alla testa parlò al posto mio. <<Te lo meriti>> dissi, per poi pentirmene subito dopo. <<E poi, sarà strano, ma mi piace passare il tempo con te>>
Che cosa idiota da dire... perché dovevo dirgli certe cose così, senza alcun motivo? Lo pensavo sinceramente, ma da qui a dirglielo in faccia... avrei avuto prendermi a schiaffi da solo, come la mia mente stava già facendo con sé stessa.
Xiao arrossì visibilmente, trasformando le sue adorabili guanciotte in due pomodorini di Pachino un po' cresciuti, rossi ai limiti del possibile. Mi guardò negli occhi, sorpreso, ed immediatamente dopo spostò lo sguardo dall'altra parte. Strinse il suo bicchiere, prese un sorso di birra e ci si nascose dietro; lo vidi molto molto nervoso.

"Ecco," mi dissi, "ho fatto danno. Bravo a me stesso; bravo, davvero. Ora mi tira un pugno e mi molla qua, me lo sento." C'era da farmi un applauso, al miglior coglione di Inazuma.
Eppure, per quanto avessi ragione a credere che volesse colpirmi o dirmene quattro e scappare via -cosa che lui stesso mi confermò una manciata di mesi dopo-, si obbligò a restare fermo sulla sedia, sorseggiando la sua birra e granita, combattendo, stando a sue parole che non ancora non aveva pronunciato, con disagio, emozione e gratitudine tutt'assieme.
Ancora rosso fiammante, si costrinse a dar retta al suo lato più celato, che normalmente mai e poi mai avrebbe lasciato prevalere. Ma, come mi spiegò in seguito, fu il suo primo istinto, e reprimerlo lo avrebbe fatto sentir peggio che rispondermi male e lasciarmi là. <<Anche a me>> riuscì a dirmi con difficoltà. <<É piacevole>>

Il mio cuore, che già prima si era dato alle capriole, mostrò di essere anche un ottimo contorsionista e riprese a giocare con la regolarità dei miei battiti.
Mi misi a sorridere come un fottuto coglione, talmente tanto felice che dopo che se ne fu andato mi misi quasi a piangere.
Rimase ancora poco, giusto il tempo di finire di svuotare il suo bicchiere e scappare a pagare prima che potessi impedirglielo.
Tornò con lo scontrino che gli fuoriusciva dalla tasca e si avvicinò al tavolo per salutare. <<Grazie per la chiacchierata>> disse, il topinambur ancora in mano.
<<Grazie a te>> risposi, e dopo quanto udito poc'anzi, mi azzardai ad aggiungere un: <<Sono stato molto bene>>
Xiao, ancora rosso in volto, annuì. <<Rifacciamo, qualche volta>>
<<Assolutamente>> garantii; e gli sorrisi. <<Però pagherò io, sia chiaro>>
Un battuto di ciglia dopo, lui ed il suo fiorellino già non erano più lì.

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