Epilogo~ 268 anni dopo

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Quella mattina, quando Xiao si svegliò solo a letto insieme alla luce dell'alba, fu assalito da un tale senso di confusione che quasi gli venne paura. Suo marito non aveva l'abitudine di alzarsi dal letto prima di lui, e di certo nemmeno quella mattina c'era un motivo valido affinché l'avesse fatto.
Era un giorno d'estate e faceva un caldo asfissiante come tanti altri capitavano a Inazuma di quei tempi; lo yaksha si alzò dal proprio tatami in fretta, sentendolo troppo vuoto per solo sé stesso. <<Kunikuzushi? Amore, dove sei?>> chiamò il nome del suo amato, cercandolo in bagno e poi nella stanza di fianco alla loro, ma non lo trovò. Strinse le labbra, dicendosi che non fosse sicuramente il caso di preoccuparsi troppo e cercò di capire dove fosse meglio cercare.
Aperta la porta che dava sulle scale verso il piano di sotto, però, venne investito da un ottimo profumo di torta appena sfornata che gli fornì la risposta cercata.
Sorpreso, scese giù in cucina a controllare cosa stesse succedendo.

Trovò il tavolo della cucina ben imbandito, con sopra biscotti, la sua speciale torta ai frutti secchi e qualche altro piccolo dolcetto che Xiao apprezzava particolarmente. Rallegrato da quella vista e notato che l'uscio di casa fosse aperto, rubò un biscottino dal tavolo e se lo infilò fra le labbra, certo che avrebbe trovato l'altro in giardino.
Si infilò un paio di scarpe all'ingresso, ed appena uscì si trovò il marito chino sui suoi fiori, intento a reciderne qualcuno con un paio di cesoie.
<<Zushi?>> mormorò Xiao, stranito, vedendolo lì così presto la mattina, di ottimo umore. <<Che stai facendo?>>
Colui che per chiunque altro sarebbe stato Scaramouche alzò lo sguardo verso Xiao e gli rivolse un grandissimo sorriso. <<Amore, già in piedi?>> chiese, raccogliendo i fiori che aveva già messo da parte e rimettendosi dritto sulle proprie gambe. <<Dovevo immaginare che avrei fatto tardi, va be'...>> borbottò.
Andò a stringere fra le braccia lo yaksha, felice di vederlo anche quella mattina. Gli diede un bacio sulle labbra, e poi aggiunse, porgendogli quei pochi fiori che era riuscito a prendere prima del suo arrivo; <<Buon anniversario>> gli disse, svelando il perché quel mattino fosse iniziato in maniera tanto diversa.

E solo allora Xiao ricordò: era passato esattamente mezzo secolo dal loro matrimonio. Si sentì tremendamente in colpa per esserselo dimenticato. Quella sera, decise, avrebbe indossato il vestito buono e l'avrebbe portato fuori a cena in un bel ristorante, come minimo, anche se sapeva che al suo caro Zushi, di certe cose, importava molto poco.
Strinse i fiori fra le dita, lieto che quell'uomo ancora non si fosse stancato di regalargliene. Di solito, il mazzo arrivava puntuale al pranzo della domenica, ma quella settimana, capì, ne avrebbero avuti due da ammirare.
<<Anche a te>> rispose, dandogli un bacio veloce sulla punta del naso, come sapeva gli piacesse. Nei quasi tre secoli passati assieme, lo yaksha aveva guadagnato forse un centimetro e mezzo in altezza, e quindi non aveva più bisogno di alzarsi sulle punte per raggiungere il naso dell'altro ma continuava a farlo, un po' per abitudine ed un po' perché era un gesto che lo inteneriva ogni volta.
<<Vieni a fare colazione?>> gli chiese Scaramouche, tendendogli la mano. Lo yaksha la strinse e lo seguì dentro casa.
Sederono assieme a tavola a mangiare, ognuno al posto che da secoli occupava, l'uno accanto all'altro, lungo due lati confinanti di quella piccola tavola in legno. C'erano gli altri due lati che erano rimasti vuoti, non essendosi mai potuta allargare la famiglia; ma erano spesso occupati da altri amici o qualche parente in visita, quelle volte che capitava. Nel corso dei secoli avevano ospitato chiunque, da Kazuha e Heizou, Albedo e Kaeya, fino a Morax e Venti giusto qualche giorno prima.

<<Ti ho preparato una sorpresa>> rivelò a metà pasto l'uomo dai capelli viola, ora adornati da quei pochi fili argentati che indicavano il suo avvicinarsi, quasi, al millennio di vita.
<<E non è questa?>> ribatté lo yaksha, sorpreso, riferendosi all'estrema quantità dei suoi dolci preferiti a tavola e del mazzo di fiori appena raccolti in un vaso accanto a loro.
<<Allora te ne ho fatte due>> dichiarò, correggendosi. Forse, confrontata a ciò di cui stava per parlare, una bella colazione valeva ancora molto poco. <<O meglio, ho sfruttato Albedo per fartene un'altra>>
<<Tu sfrutti Albedo per un sacco di cose>> lo rimproverò, ma era fin troppo curioso di sapere cosa avessero combinato per preoccuparsi di riprenderlo davvero. <<Che avete fatto?>>
<<Lo vedrai appena arriva>> rispose, lasciando sul discorso un alone di mistero; annegò il discorso in una buona tazza di caffè, prima di cambiare del tutto argomento e lasciare il marito nel dubbio.

*****

L'alchimista apparve a casa loro intorno a metà del pomeriggio del giorno seguente, stremato dal lungo viaggio e con un enorme carretto al seguito. Doveva esserselo portato dietro da Mondstadt con un povero cavallo che, sfinito, si era addormentato non appena il suo cocchiere aveva frenato fuori dal cancelletto e sceso giù.
Passarono i giusti momenti di saluti, qualche augurio ed un paio di abbracci e poi, fomentato come solo quando sul punto di presentare una sua nuova invenzione scientifica, insistette per passare subito alle cose interessanti.
Scaramouche lo aiutò a scendere dal carretto una cassa gigante, larga quasi un metro e settanta; non doveva essere molto pesante da trasportare, ma i due vietarono a Xiao di avvicinarcisi troppo.
Lo yaksha rimase a fissare loro due e la loro cassa, tremando alla sola idea di cosa ci sarebbe mai potuto essere dentro. Date le dimensioni, non riuscì a tirar fuori una sola buona ipotesi.
Quando furono soddisfatti, spostato il carico nel soggiorno, Scaramouche si mise dietro di lui e gli coprì gli occhi con le mani.
Lo accompagnò in sala, facendogli domande del tipo "Cosa pensi che sia?" e Xiao, non sapendo che dire, le sparò letteralmente tutte senza azzeccare.

<<Non so se sai bene la mia storia,>> gli disse Albedo, <<ma credo tu sappia bene che io sono un umano artificiale, scolpito come una statuetta>>
Sotto le mani di Kunikuzushi, Xiao annuì. <<Sì, lo so>>
<<Bene>> fece lui, soddisfatto. <<Ora, erano un paio di secoli che cercavo di capire come il gesso di cui sono fatto si sia trasmutato esattamente in una sostanza quasi uguale alle carne umana>> proseguì, non scendendo troppo in dettagli alchemici che sapeva bene che i suoi amici non avrebbero capito. <<E, una volta intuito come sfruttarlo, mi sono chiesto se funzionasse per le protesi degli esseri umani. Per ridargli intere parti di corpo uguali alle precedenti, diciamo, in modo che, indipendentemente dall'incidente subito, potessero tornare esattamente uguali a prima e, in caso, continuare a crescere naturalmente. In breve, ci sono riuscito>>
<<Mh>> fece Xiao, ancora lontano dal capire. <<È una bella cosa. Complimenti>>
Scaramouche gli diede un bacino sulla guancia. <<Ancora non ci arrivi, vero?>> chiese, dopo aver scambiato uno sguardo con il suo amico biondo. <<Ho chiesto ad Albedo di farci un piccolo favore sperimentale dopo questa sua invenzione>>
<<Ovvero?>> domandò lo yaksha.
Il marito gli tolse le mani da sopra gli occhi, chiedendogli di guardare e giudicare da solo.

Quando Xiao li aprì, ciò che incrociò il suo sguardo gli procurò uno shock tale da quasi farlo svenire e cadere a terra. Davanti a lui, un modesto, lucido e dorato paio di ali sbrilluccicava sotto la luce del sole. Si coprì la bocca con una mano tremante, sconvolto, e quasi scoppiò a piangere alla vista della copia quasi perfetta del suo vecchio paio d'ali.
<<Come hai fatto?>> domandò, reggendosi al marito per non cadere a terra, dimenticandosi della sua compostezza e lasciandosi scivolare addosso chissà quante lacrime.
<<Ci ha dato una mano Venti>> ammise Scaramouche, e non ci fu bisogno di aggiungere null'altro. Venne investito da un abbraccio di Xiao, il migliore che gli avesse mai potuto regalare, incapace di dire nessun'altra parola che non fosse "Grazie".
Circa un anno dopo, Xiao tornò a volare.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now