Capitolo tredici

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Come mi aveva anticipato, Xiao nel corso della notte dimostrò di possedere un sonno talmente agitato da sembrarmi quasi innaturale e forzato. Si rigirò parecchie volte, forse più del solito (a causa della durezza del tappeto che avevamo a disposizione come unica superficie calda per dormire, immagino); ma pur così giustificato, era fin troppo iperattivo per non aver qualche problema legato al proprio sonno.
Ad un certo punto svegliò anche me che, già in dormiveglia un po' per la scomodità ed un po' per i movimenti, non tardai ad aprire gli occhi e guardarlo con una certa preoccupazione.
Me lo ritrovai affianco tirato su a sedere, la bocca aperta a boccheggiare ed un mezzo grido rimasto sospeso per aria.
Stava comunque rannicchiato con la schiena piegata in avanti, le mani strette sul petto all'altezza del cuore; tremava, spaventato. Doveva aver avuto un pessimo incubo.

<<Xiao..?>> domandai alla sua sagoma scura, rompendo quell'irreale quiete notturna. <<Tutto bene?>>
Come riscosso, lui annuì nervosamente. <<Torna a dormire>> mi ordinò gentilmente, lasciandomi capire non fosse solo un consiglio.
Strinsi le labbra e richiusi gli occhi un attimo, ma appena mi accorsi che lui non soltanto non mostrava avere la minima intenzione di coricarsi nuovamente ma, inoltre, non accennava a smettere di tremare, li riaprii e mi sedetti accanto a lui.
<<Hai fatto un brutto sogno?>> chiesi, sentendomi preoccupato come una mamma con il proprio bambino. Accesi una piccola candela, illuminando un minimo per la nostra chiacchierata notturna.
Lo yaksha annuì ancora con il medesimo nervosismo di prima; di norma, credo, avrebbe negato e recitato meglio la parte di chi stava assolutamente bene ma, in quel preciso istante, persino lui tornò ad essere, almeno ai miei occhi, un ragazzo con anche delle debolezze. Ragazzo con migliaia di anni più di me, ma avete colto il senso.

<<A volte capita>> disse, rapido, <<non è niente>>
Attesi un attimo, riflettendo su cosa fosse più appropriato rispondergli. Xiao avrebbe voluto un "Okay, buonanotte" e che me ne tornassi a dormire senza rompergli ulteriormente i cosiddetti; tuttavia, il mio istinto, rappresentante i miei più profondi desideri, suggeriva tutt'altro.
<<A volte>> risposi, in protesta alla sia muta richiesta d'essere lasciato in pace, <<fa bene parlarne. Il brutto sogno così sembra meno reale, e dopo ti senti meglio>>
A causa della penombra non potei distinguere bene né il suo viso né i suoi gesti, ma credo si passò una mano lungo tutto il volto nella speranza di riprendersi e farsi passare tutto all'istante. O, per lo meno, darmi l'impressione che così davvero fosse.
<<Sto bene>> disse seccamente. Si sdraiò nuovamente, dandomi le spalle. <<Torna a dormire>>
Mi appoggiai accanto a lui com'ero messo poco prima, ora con una lieve inquietudine addosso, oltre che senso di colpa. Che lo avessi infastidito troppo?
<<Scusa>> mormorai piano dopo aver rimesso la testa sullo zaino.

Avvertii un suo irrigidimento; subito dopo, si voltò. <<Per?>>
<<Non volevo darti noia>> risposi,non potendo dire direttamente "Scusase mi sono preoccupato per te."
Rimase in silenzio, fissandomi nel buio. Riuscii ad intravedere appena i suoi lineamenti ed espressioni: mi parvero essere inspiegabilmente sofferenti. <<Non mi dai noia>> rivelò, e poi, dopo altro silenzio ancora, <<Non voglio che ti preoccupi>>
Storsi un sopracciglio. <<Non mi preoccupo per un incubo, tranquillo>>
Fuori, una folata di vento scosse le foglie degli alberi; qualcosa sbatté contro le pareti del tempio ed uno spiffero entrò. Ebbi un brivido di freddo: Xiao, tremando non per quello ma per l'emozione, si avvicinò un poco per farci calore.
<<E se non fosse solo un incubo?>> mi domandò in un sussurro, ora molto più vicino a me.
<<Vuoi dirmi cos'è? Non lo saprà nessuno>> intuii allora, nascondendo quanto meglio potessi il nervosismo dovuto ad averlo là così. Se voleva confidarmi qualcosa sarei stato l'ultimo ad impedirglielo, seppur mi ritenessi il meno adatto a consolare o dare supporto ad un'altra persona.
Dovette pensarci un attimo. <<Se non ti preoccupi>> permise. <<Se non ti preoccupi te lo dico>>
<<Non mi preoccupo>>
<<Non starci male>> aggiunse.
<<Non ci sto male>>
<<Promettilo>>
<<Te lo prometto>>, ma chissà, mi dissi, se fossi stato in grado di mantenere tale giuramento.
<<Davvero?>>
Annuii. <<Davvero>>

Si morse un labbro, e si fece ancora più vicino, come si fa quando si deve rivelare un qualcosa di segreto, sbagliato, che nessuno oltre il proprio interlocutore deve sentire. Pur essendo soli nell'arco di indefinite centinaia di metri, statua dell'adeptus a parte, erano parole troppo personali per poterle pronunciare ad alta voce.
<<Credi nel karma?>> sussurrò.
<<Circa>> risposi, stranito dalla domanda. <<Penso che se stai sul naso agli dei poi loro ti fanno andare male tutta l'esistenza forse anche la morte, ma se lo intendi come un qualcosa di diverso, allora, non molto>>
<<Il karma esiste>> disse Xiao, sicuro, con una certa determinazione. <<Ti perseguita>>
Rimasi in silenzio, in attesa di qualcosa.
<<Tanti secoli fa...>> iniziò, <<prima di essere uno yaksha, prima di tutto, ho fatto tantissime cose sbagliate>> raccontò. <<Tantissimi umani hanno sofferto per colpa mia; ne sto pagando gli effetti>>
<<Li rivedo ogni notte>> mormorò, la voce sempre più inferma, le parole tirate fuori a fatica. Forse voleva piangere, forse voleva evitare di farlo. <<Loro, le loro anime, e quello che resta dei loro sogni. Piangono, urlano, insomma...>>
Lo interruppi, poggiandogli con attenzione e dolcezza una mano sulla spalla dopo avergli fatto un altrettanto dolce carezza sul viso, levandogli una lacrima da sotto un occhio. <<Non c'è bisogno di dire altro>> sussurrai, sperando di essere rassicurante. Almeno un po'.
Volevo abbracciarlo, ma mi trattenni. Odiava il contatto fisico, e non volevo causare altri problemi; tutto volevo tranne che peggiorare le cose.
Xiao rimase in silenzio, il viso calato a guardare giù. Anche con tutta l'oscurità che ci avvolgeva -la candelina, infatti, si era spenta da sola- non voleva guardarmi in faccia.
Forse fu un bene. Non sapevo che altro dirgli. Come si risponde ad un discorso simile, del resto?

<<Tutto qua>> concluse. Mise la mano sopra il dorso della mia, voglioso immagino di farmela rimuovere. Tremava, lo avvertii al primo contatto.
La lasciò lì. Non la spostò, né la spostò lui, come avesse cambiato idea appena le nostri pelli si sfiorarono. Lo avvertii anche, paradossalmente, più rilassato di prima.
<<Posso abbracciarti?>> mi scappò dalle labbra, e lo realizzai solo dopo averlo detto.
Lui, da che stava un po' meglio, si irrigidì tutto in un colpo. Avrei voluto sprofondare, prendere le mie cose e buttarmi in fondo a un fosso.
"Che domanda del cazzo" mi dissi, e la reazione contraria di Xiao lo dimostrò appieno.
Eppure, proprio quando stavo aprendo bocca per dirgli che fossi cretino e di lasciare stare, che avevo detto cavolate perché ero stanco, piano piano, senza rumore, lui si infilò fra le mie braccia. Era sempre rigido, non indisposto ma di certo non abituato; mi sembrava un pesciolino fuori dall'acqua, o anche un bimbo senza mamma il primo giorno di scuola. Dovevano essere secoli che nessuno gli dimostrava un po' di bene.
Senza rompere la quiete, lo strinsi con gentilezza. Xiao si accoccolò all'altezza della mia spalla, dove disse le ultime parole di quella strana nottata. <<Ti ringrazio>> sussurrò; sentii qualcosa inumidire qualche angolo dei miei vestiti e ne dedussi stesse piangendo, anche se poco poco, senza fare rumore. <<Buonanotte>>
<<Buonanotte>> ripetei. Gli feci una carezza, attesi che si addormentasse e, solo dopo avergli dato quel bacio sulla fronte tanto desiderato, chiusi gli occhi anch'io.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now