Capitolo diciassette

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Usciti dall'acqua intorno a mezzogiorno, ci accampammo a terra su un sasso per asciugarci prima di arrivare all'hotel. Tutto ci andava tranne che presentarci lì totalmente zuppi d'acqua. Io sarei sicuramente arrivato con i capelli umidi, ma me ne sarei fatto una ragione.
<<Crema solare?>> gli proposi, quando, con la pelle finalmente asciutta iniziai a spalmarmi braccia, busto e faccia per evitare scottature che, con la mia pelle chiara, sarebbero state alquanto sgradite.
<<Non mi serve>> rispose, già sdraiato a pancia in su ad asciugarsi.
<<Effettivamente,>> confermai ironicamente, osservando il suo petto già rosso, <<meglio se ti prendo direttamente il doposole>>
<<Non è vero>>
<<Ma si che è vero, guarda>> dissi, per poi prendergli a punzecchiare con la punta dell'indice sulla pancia; rimuovendola, rimase la macchiolina bianca. <<Ti sei bruciato>>
Nonostante ciò, Xiao insistette nel negare l'evidenza. Ad un certo punto, lasciai perdere e basta.

Chiuso quel discorso, ci fu uno scambio di sguardi. Non servì nemmeno chiedere; Xiao prese il flaconcino e mi diede una mano a spalmare di crema la mia schiena dove, ovviamente, non potevo arrivare.
Vorrei non l'avesse fatto.
Aveva la delicatezza di un esercito marciante; finita quell'operazione, tanto fu il malessere che ebbi paura mi fossero spuntate almeno quattro ernie. Lo ringraziai senza batter ciglio, e feci sparire quella confezione prima che potesse anche solo ipotizzare di darmi un'altra passata in seguito.
Mi sdraiai lì sul sasso, in attesa che i miei pantaloni e capelli si asciugassero un po'; Xiao seguì il mio esempio, e subito fu al mio fianco.

<<Quanto a lungo dovrai restare a Mondstadt prima di tornare?>> chiese, rompendo il silenzio.
Non ne ero del tutto certo; alzai una mano verso il cielo per conteggiare. <<Un giorno per arrivare dal confine alla città di sicuro>> iniziai, alzando un primo dito. <<Credo almeno due per questioni di lavoro, fra riunioni e cose varie...>> aggiunsi, dopo aver riflettuto. <<Ed un altro per tornare indietro>>
<<Quattro?>>
<<Penso di sì, se tutto fila come dovrebbe>>
<<Potrebbe filare male?>>
<<Faccio un mestiere in cui non si sa mai come andrà a finire>> dissi. <<Potrebbe, come potrebbe andare tutto okay>>
<<Quando è tutto okay c'è sempre la fregatura>> obiettò. <<È una delle prime cose che ho imparato da quando esisto>>
<<Potrebbe essere vero anche questo in effetti>> ammisi. <<Non escludo nemmeno il tranello>>
<<Se ti serve aiuto chiamami ed io arrivo all'istante>>
Mi girai verso di lui. <<Grazie>> dissi, <<ma spero non ci siano scontri. Invece, ti va se ti chiamo quando ho del tempo libero?>>
Fu il suo turno di voltarsi verso di me; me lo ritrovai di nuovo ad un passo dal naso, come la stessa mattina. Tuttavia, questa volta, fu molto meno imbarazzante. Nessuno arrossì, e nessuno fu a disagio. Persino le mie farfalle avevano smesso di lamentarsi.
Il ghiaccio stava forse per rompersi, si era sciolto sotto tutto quel sole o si trattava solo di uno strano caso?

<<Certamente>> rispose. <<Ho sentito dire da tanti viandanti che Mondstadt è molto bella la sera>> raccontò. <<Pare che sia piena di vita, gente nei locali, e qualche bardo che suona in piazza>>
<<É così, specialmente nei periodi di primavera/estate>> confermai, pensando al mio ultimo viaggio lì nello Stato dell'Est. <<Non ci sei mai stato?>>
<<Non negli ultimi secoli>> rispose.
<<Allora è un buon motivo per tornarci>>
<<Direi di sì...>> mormorò, lasciando la frase a metà. Non gli chiedi che altro volesse aggiungere, per concentrarmi su temi un po' più importanti. <<Che vuoi per pranzo?>>
E mentre andava avanti il nostro discorso culinario, iniziammo piano piano a rivestirci e riordinare i nostri effetti personali, per poi rimetterci in cammino.

Arrivammo al Wangshu Inn giusto in tempo per mangiare un piatto veloce prima che chiudessero le cucine.
Il posto era più o meno uguale a come lo ricordassi, con l'unica differenza che finalmente qualcuno si era deciso a ricostruire le scale, in passato andate completamente a pezzi.
Trovammo una stanza disponibile, una bella doppia con un'ottima vista su tutto. Era in alto, con anche il terrazzino. Ci entrammo con qualche difficoltà -la chiave non girava molto bene nella serratura-, ma dopo un paio di invocazioni divine più o meno positive, potemmo accedere.
Non era grande ma era pulita e ordinata, con due lettini disposti in mezzo alla stanza.
Buttai, per non dire che scaraventai, lo zaino su un tavolino lì presente. Ci fruga dentro, trovai un cambio di vestiti e dichiarai: <<Se mi cerchi mi sto lavando>>, per poi andare in bagno.

Quando uscii, pulito, profumato e con dei vestiti diversi, notai Xiao in balcone seduto al tavolino, intento a dare una lustrata alla lancia. Era chino su essa con una pezza in mano, concentratissimo a ripulire e lucidare ogni millimetro da qualunque traccia di slime o hilichurl che potesse esserci rimasta appiccicata sopra.
<<Attento a non tagliarti>> dissi e, neanche a farlo di proposito, in quell'esatto istante si tagliò l'anulare. Emise un gridolino di dolore e si portò il dito sulla labbra come si fa quando ci si fa del male.
Fui subito da lui a controllare che non fosse niente di grave e non lo era; un taglietto superficiale che in due giorni sarebbe scomparso. Gli presi la mano, controllando lo stato del dito, e per poco non presi un infarto.
<<Cos'è quella cosa nera?>> chiesi, spaventato dal liquido scuro che sporcava la feritina di Xiao. Intanto provai a tamponarla con un fazzoletto, ma ogni volta che lo spostava questa specie di cosa nero pece riprendeva a sgorgare.
<<Sangue>> rispose.
<<Nero?>>
Annuì. <<Il sangue di demone è così>>
<<Ah okay>> dissi. Di che colore fosse il suo sangue mi interessava veramente poco, fintanto che la colorazione non indicasse un qualche genere di problema di salute. <<Aspetta un attimo>>

Mi alzai, presi un cerotto dallo zaino e fui subito da lui; asciugai di nuovo il sangue e misi subito il cerotto, in modo che potesse smettere di fuoriuscire senza controllo ed il taglietto richiudersi con tranquillità.
<<Dimmi se stringo troppo>> gli raccomandai e, seguendo le sue indicazioni, fasciai il taglietto.
Mi ringraziò, sostenendo qualcosa sul fatto che fosse del tutto non necessario che io mi preoccupassi troppo per lui ma, sinceramente, nemmeno lo ascoltai.
Attesi che finisse di pulire la lancia e che si desse una sciacquata pure lui; in meno di venti minuti fu pronto.
Scendemmo giù a terra, e spendemmo il pomeriggio fra l'area ristoro e la campagna subito intorno all'albergo; restammo lì in quella zona fin'oltre allora di cena.
Svuotati i piatti, io ordinai un caffettino e Xiao un dito di non so che liquore locale; quando ci vennero serviti era già molto tardi, e quasi ogni altro tavolo si era svuotato.
Restammo noi, i nostri ordini, ed una stellata pazzesca davanti ai nostri occhi.
<<Si vedono le mie stelle stasera>> disse, indicando una manciata di puntini luminosi a forma di volatile in mezzo al cielo.
<<Wow>> risposi, ammirandole. <<Bellissime>>
<<Le tue?>>
Le cercai con lo sguardo, ma non riuscii a vederle. <<Credo non sia il loro periodo>> ammisi, lievemente confuso. <<Da Inazuma si vedevano, fino a poco tempo fa, però... va be'>>
<<Se ne parla settimana prossima?>>
<<Contando il viaggio in mare, ci vorrà di più>> lo corressi. <<Ma sì, se quando arriviamo ci sono te le faccio vedere>>

Sorseggiai il mio caffè con calma, e lo stesso fece lui con il suo bicchierino. Dovettero venire i camerieri a liberare il tavolo e farci alzare, e noi due comunque restammo comunque fuori a chiacchierare fino a che la notte non divenne troppo fredda, l'aria umida quasi bagnata, e alcune luci si spensero.
Passammo tanto tempo parlando di tutto e di niente, a far conversazioni tanto belle quanto prive di significato; a ricordare gli argomenti, non ne riesco a riportare alla memoria nemmeno uno. In quanto ad atmosfera, battute, sorrisi, piacere, be'... quelli li ricordo alla perfezione.
Se prima potevo dire che Xiao mi piacesse, quella sera fu la sera che rese il mio interesse qualcosa di decisamente più serio.
Già il giorni prima avevo pensato di essermi innamorato, ma quella sera fu la conferma.
Quella notte, come dicono a Mondstadt, "caddi in amore" per Xiao. Era un modo bellissimo per dire che non riuscivo a non pendere dalle sue labbra, sorridere al giallo dei suoi occhioni o stare bene solo ascoltandolo parlare di qualunque argomento.
Restai al suo fianco, appoggiato alla staccionata dell'angolo ristoro. Quando ebbe freddo, gli misi ancora una volta la mia giacca sulle spalle; quando mi disse di riprenderla, sulle sue spalle ci appoggiai anche il mio braccio per tenerlo ancora più al caldo.
Ci sarebbe stato un bacio, ma non era ancora il momento.
Quel bacio quella notte non ci fu, ma sarebbe arrivato presto.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now