Capitolo nove

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Attraccammo di primo mattino nel bel porto di Liyue; io venni svegliato da movimenti bruschi della barca, urla di gente che lavorava sul ponte ed il giovane figlio della capitana che bussava alla mia porta per dirmi che eravamo arrivati.
Il cielo era limpido ed ancora andava albeggiando; in giro per le strade solo qualche operaio assonnato ed un paio di persone che tornavano a casa puzzolenti di alcol. Scesi dalla nave seguito da Kazuha e qualche altro marinaio che si occupò dell'ormeggio.
<<Facciamo colazione prima di salutarci?>> propose il ragazzo dai capelli candidi, evidentemente poco incline agli addii troppo radicali.
Accettai senza alcuna esitazione. Avevo fame e, con un po' di fortuna, avremmo trovato un forno con dei dolci o delle brioche appena sfornate, o almeno ciò fu quello che pensai; ma, come appresi in seguito, a Liyue mangiavano in maniera diversa.
Salutai la capitana con un certo dispiacere e lei mi diede in dono una bottiglia di vino. <<Bevila durante il viaggio>> disse, e mi tirò una pacca sulla spalla di quelle che sapeva far solo lei; ebbi dolore per circa due giorni. <<E torna, prima o poi>>
Abbassai il capo in cenno di assenso. <<Lo spero>>
<<Buon viaggio, e che gli Dei ti benedicano>> aggiunse, e mi strinse la mano.
Ricambiai la stretta e poco dopo mi allontanai con suo figlio verso la città.

<<È bellissima>> mormorai, inoltrandomi sempre più all'interno della ancor semidormiente capitale. I tetti così rossi, i colori accesi, i palazzi tutti connessi fra loro... e quell'immensa distesa d'acqua salata dietro di noi; somigliava a casa, in un certo senso, ma al contempo non c'entrava niente con quanto fossi abituato a vedere quotidianamente. Liyue pareva essere più antica, forse lievemente meno curata nelle minuzie, ma ancora meravigliosa e viva e, a differenza di casa, accogliente verso tutti.
<<Prima volta?>> mi domandò Kazuha, notando il mio osservare ammirato anche il dettaglio più insignificante.
Scossi la testa. <<Ero già passato di qui molti anni fa>> raccontai. <<Ma oggi la vedo con occhi diversi, immagino>>
<<Come mai?>> chiese.
<<Intanto credo fosse perché allora pioveva e anche solo camminare per strada senza annegare era un casino>> dissi, ricordando quel giorno lontanissimo nel tempo. <<E poi ero solo, ma non so se capisci cosa intendo>>
<<È tutto più bello quando si è in compagnia>> convenne lui, e nel frattempo mi condusse fino al tavolino di un bar che aveva appena aperto la porta al pubblico. Doveva fare anche da ristorante, ma a quell'ora offrivano solo il necessario per la colazione.

Venne una ragazzina assonnata a prendere gli ordini; vestita di giallo e con i capelli blu, pareva essere appena stata buttata giù dal letto da qualcuno. Accanto a lei c'era un... un peluche sputafuoco, immagino. Non so cosa diavolo fosse, ma non trovai altro modo per descriverlo.
La ragazzina scrisse qualcosa su di un taccuino e poi si allontanò in direzione della cucina.
Io e Kazuha ci accomodammo e dopo poco ci vennero serviti un paio di piattini con la tipica colazione di Liyue: tè, qualche verdura ed una ciotola piccola di riso.
<<Che farai ora?>> mi chiese fra un boccone e l'altro.
Alzai le spalle. <<Dovrei arrivare fino a Mondstadt il prima possibile, quindi immagino che ripartirò presto. Oggi o domani mattina al massimo, suppongo>>
<<Non lo sai?>>
Ero incerto, dovetti ammetterlo. <<Non ancora>> risposi; vidi un altro tavolino venir occupato da due ragazzini giovani; uno di forse diciott'anni, vestito di blu, con i capelli blu tagliati asimmetrici e due occhi gialli piantati in libro; l'altro, ad occhio un po' più piccolo, dai capelli azzurri, vestito di bianco.
Da come erano allegri, parlavano, e soprattutto da come si guardavano sorridenti, ne dedussi fossero una coppietta di fidanzatini.
E pensai a lui.
Di nuovo.
Stava diventando una malattia; mi costrinsi a riportare lo sguardo su Kazuha, ma servì a molto poco. Quegli occhi gialli tanto sognati non erano più lontani come prima.
Xiao era lì da qualche parte -se non in città comunque nel raggio di qualche chilometro- e volendo avrei potuto vederlo o almeno provare a chiedergli se avesse un paio di ore libere da buttare via insieme a me.
<<Xiao è di Liyue>> ammisi a Kazuha, dopo che questi ebbe interrotto il suo discorso per chiedermi a cosa stessi pensando. <<Magari avrò modo di salutarlo... ma, scusami, mi sono distratto. Dicevi?>>
<<Oh, sarebbe una bella idea>> confermò, senza la più pallida intenzione di riprendere il discorso precedente. <<Vai a trovarlo>>
<<A cercarlo, al massimo>> lo corressi.
<<Non sai dove abita?>>
Mi sforzai di ricordare. C'era un luogo in cui gli adepti abitavano, ma sapevo anche che Xiao non stava mai con loro. Mi sfuggiva il nome, ma in ogni caso dubitavo che lo avrei trovato lì, o comunque non mi avrebbero concesso di entrare. <<Non è mai a casa, sarebbe una camminata lunga ed inutile>>
<<Mh>> mormorò. <<Come fa di cognome? Magari lo conosco, o riesco a trovarlo>>
Emisi una lieve esclamazione di incertezza. <<Non credo ce l'abbia>>
<<In che senso?>>
<<È complicato>> risposi.
<<Non ha una famiglia?>>
<<Diciamo non una per come puoi intenderla tu>>

Kazuha ne rimase confuso, giustamente. <<Puoi spiegare o..?>>
Storsi le labbra. <<É che... è Xiao, l'adeptus, lo yaksha>> ammisi. <<Non so se hanno cognomi o simili. Se ce l'ha, non me l'ha detto. E non penso gli serva nemmeno>>
Vidi la sua anima uscire fuori dal corpo e rientrarvi qualche secondo dopo. <<Stai scherzando?!>> quasi urlò, sconvolto.
I ragazzini dietro di noi si voltarono, spaventati dal rumore; Kazuha arrossì, gli chiese scusa e poi, con tono molto più contenuto ma ancora esasperato, andò avanti con le domande.
<<Come hai fatto a conoscere quell'adeptus?!>> chiese, scioccato. <<È praticamente inavvicinabile! La gente spessonon si ricorda nemmeno che esiste, capisci?!>>
<<Emh... ero ad un matrimonio di un mio amico e c'era invitato anche suo padre, quindi se l'è portato dietro>>
<<Suo padre di chi?>>
<<Di Xiao>>
<<Ma Rex Lapis non è morto..?>>
<<Va be' lascia stare, ci vuole troppo tempo per spiegare>> liquidai la questione, poco voglioso di raccontargli i fatti personali di Xiao e famiglia. E poi non potevo certo spiegargli che Morax non era mai morto e che si era sposato un ventenne umano di Snezhnaya, se no o Zhongli o Tartaglia mi avrebbero tagliato qualche arto. <<Era solo e ci ho parlato, tutto qua. L'ho conosciuto così>> taglia corto, evitando di entrare in questioni che non lo riguardavano.
<<Okay... wow, ci vuole fortuna>>
<<Suppongo di sì>> mormorai.  <<L'unica botta di fortuna degli ultimi dieci anni>>

<<Ma vi siete più visti?>> aggiunse con una punta di dubbio, come non potesse credere che Xiao fosse capace di mantenere un rapporto con qualcuno.
<<Sì, è venuto a casa mia un paio di volte>> dissi. <<E qualche giorno prima di partire ci siamo presi una birra insieme al bar>>
<<Ah okay...>> disse. <<Incredibile. Non riesco nemmeno a immaginarmelo, anzi... sembra una barzelletta>>
Gli rivolsi un mezzo sorriso. <<Lo so>> convenni. <<Io, Xiao, due birre ed un topinambur al bar>>
<<Un tarpin- che?>> chiese.
<<Va be', lascia stare>> liquindai la questione.
Lui prese un sorso té, e scelse come me di lasciar cadere il discorso. <<E allora ti auguro buona fortuna, ma da come ne parli non credo tu ne abbia bisogno>> continuò. <<Quando ero piccolo mamma mi raccontava di quello yaksha come di un eroe misterioso che non si fa mai vedere; se con te è così disponibile, allora deve volerti bene>>
Arrossii e non poco. <<No, non penso>>
<<Fidati di me>> concluse e, finalmente, cambiammo argomento di conversazione.
<<Nemmeno noi resteremo a lungo>> disse. <<Staremo qua fino all'inizio di maggio>>
<<E poi?>>
Alzò le spalle. <<Poi vedremo dove il vento spingerà le vele>> mormorò, e soffocò la conversazione nei rimasugli della sua tazza di tè.

Gli pagai la colazione dopo qualche protesta, e poi ci spostammo verso una zona tranquilla. Era il momento di salutarci, lo sapevamo.
Gli strinsi la mano, e lui più direttamente mi strinse in un abbraccio calorosissimo. <<Sono felice di averti conosciuto>> mi disse prima di lasciarmi andare. <<Ci rivediamo prima o poi?>>
Rimasi lievemente scioccato dal suo affetto, ma lo ricambiai con qualche pacca timida sulla spalla. <<Certo>> promisi. <<Sarebbe fantastico>>
<<A presto, allora>>
<<A presto>> risposi; ci fu un'ultima stretta di mano e poi se ne andò giù verso il porto.

Io ripresi i miei bagagli, me li caricai in spalla e mi girai dall'altra parte, seguendo il percorso che mi avrebbe portato a Mondstadt. Era tutto dritto, non potevo sbagliare.
Armato di coraggio e della mia consistente scorta di cerotti, mi presi di coraggio e ripartii. Ci sarebbe voluto qualche giorno, ma sarei arrivato presto. Il più era stata la nave, ormai la mia destinazione era vicina.

Ed ancora più vicino, pensai, c'era Xiao. Dall'altra parte del Paese, scoprii in fretta, anche lui si era reso conto della mia presenza lì.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now