Capitolo sedici

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Xiao divenne talmente tanto rosso che persino le orecchie cambiarono colore, arrivando ad un tono quasi prossimo al bordeaux. Scoppiai a ridere alla sua reazione esagerata. <<Dovresti vedere la tua faccia!>> esclamai, quasi senz'aria, con la voce acutissima e la risata incastrata fra i denti. <<Ti prego..!>>
<<Non era quello il punto!>> sbottò lui, ma io non ce la feci e ci risi ancora su.
<<Scusa>> dissi, dandogli un paio di amorevoli pacche sulla spalla. Una volta finite, però, la mano la lasciai lì. <<Non ce l'ho fatta>>
Si portò una mano sulla fronte e sospirò, esausto. Attese fino a che entrambi non ci fummo ripresi, io calmato e lui di nuovo con il solito colorito pallido. <<Non ti interessa neanche sapere che potresti morire solo standomi vicino?>> domandò.
<<Prima o poi morirò comunque>> gli ricordai.
<<Potresti morire prima>>
<<Amen>>
<<Ma dai!>> esclamò. <<Non è giusto!>>
<<Senti, Xiao>> iniziai. <<Te lo dico ora e non te lo voglio ripetere più>>
Lui rimase in silenzio ad ascoltarmi.
<<Hai detto che il karma funziona sulla gente a cui vuoi bene, giusto?>>
Lui annuì.
<<Quindi ora anche su di me?>>
Uno po' nervoso, annuì di nuovo.
<<Okay>> dissi. <<Ma se me ne andassi, smetteresti di volermi bene? Cambierebbe qualcosa?>>
Rimase in silenzio, senza nemmeno annuire o scuotere la testa. Si tirò le gambe verso il petto quasi ad abbracciarsele, e poggiò il mento sulle ginocchia, pensoso. Sembrò assumere un atteggiamento piuttosto colpevole, come se ogni peccato commesso nel mondo fosse, di base, colpa sua.
<<No>> riuscì a pronunciare, oltre un minuto dopo.
<<Non cambierebbe niente?>>
<<Non cambierebbe niente>>
Gli rivolsi un sorriso. <<E allora tanto vale fare quello che ci va, no?>>
<<Mi dispiace>> rispose. <<Hai ragione, ma se ti sucedesse qual-...>>
<<Non mi farò ammazzare così facilmente, tranquillo>> risposi con tanta decisione, sicuro di me e delle mie capacità. Forse non ero ai suoi livelli, ma prima di morire avrei fatto quasi schiattare anche il mio eventuale assassino.

Alzò il viso da sopra le ginocchia, dandomi un'occhiatina attenta. Attraverso la mano che avevo ancora sulla sua spalla, sentii il sangue nelle sue vene scorrere più velocemente, i battiti aumentare -e già, notai, li aveva veloci di suo.
<<Ti proteggerò io>> mi disse, anzi, mi promise. <<Da qualunque cosa>>
Spalancai gli occhi dalla sorpresa; nessuno mai mi aveva detto una cosa tanto carina e, specialmente, mai con tale sincerità. <<Non sarà necessario>>
<<Lo farò comunque>> insistette, ripetendo una formula tipicissima del mio modo di parlare. <<Ormai ho deciso>>
Fu la promessa più strana e bella della mia intera esistenza. <<Grazie>> risposi. <<Lo farò anch'io. Ci guarderemo le spalle a vicenda>>
<<D'accordo>>
<<Perfetto>> replicai. <<E da ora non se ne parla più, intesi?>>
<<Sissignore>> rispose, talmente dedicato che ebbi il dubbio non stesse scherzando.
<<Ma che signore e signore, chiamami col mio nome>> lo ripresi dolcemente. <<Siamo amici ormai>>
Ci fu uno scambio di sguardi. Il "Per ora" nell'aria era perfettamente udibile. "Per ora siamo amici,", si dissero i nostri occhi, "ma so che non lo pensi neanche tu."

*****

Un paio d'ore dopo, sempre per mano e sempre con la solita spensieratezza di due amici che sanno di non essere solo due amici, giungemmo tramite un piccolo sentiero fino al tracciato principale, mia tappa fondamentale per arrivare a Mondstadt. Qui, in teoria, avremmo dovuto salutarci e riprendere le nostre vite fino a quando non avessi concluso il lavoro che mi era stato affidato, o almeno così ci eravamo detti.
Il Wangshu Inn era già ben visibile a poca distanza da noi. Vi saremmo giunti in non più di un'ora e mezza di cammino, più o meno per l'ora di pranzo. Preso un pomeriggio di riposo, il giorno dopo sarei giunto a destinazione.
Arrivati là al bivio, tuttavia, la mia mano rimase inchiodata a quella di Xiao e le dita di Xiao incollate alle mie. Aveva persino smesso di cambiare posizione dieci minuti prima di arrivare là.
<<Okay>> mormorai.
<<Siamo arrivati>>
<<Già>>
<<Già>>
<<Quindi ora... tutto dritto?>>
Lui annuì.
<<Nemmeno un incrocio dove potrei sbagliare?>>
<<No>>
Effettivamente, del resto, era talmente grande e visibile che pure un cieco ci sarebbe arrivato senza indicazioni.
<<Ah>> feci. <<Okay>>
E poi tanto silenzio, per modo di dire. Silenzio perché nessuno di noi disse nulla, ma proprio come appena prima tante parole passarono fra me e lui senza difficoltà. Saremmo andati insieme anche fino a lì e, a quel punto, proprio fino al confine di Liyue.

Stretta la mia mano più saldamente di prima, Xiao riprese a camminare verso nord ed io proseguii allegramente dietro di lui, continuando a chiacchierare come fatto fino a poco prima.
Chiese un po' del mio lavoro, di come andasse, se fosse pesante da gestire; e poi io, allo stesso modo, chiesi del suo.
<<Fare lo yaksha è tremendo>> rispose. <<Arrivo a fine giornata stanco morto, mi vado a lavare e l'acqua esce marrone>>
<<Che schifo>> commentai.
<<Ehi!>> esclamò, fingendosi offeso. <<Quello che dici è vero, ma ieri notte non la pensavi così>>
Gli rivolsi un mezzo sorriso ed anche un occhiolino stupido. <<Non lo sapevo>>
<<Ora lo sai>>
<<E va be', non importa>> risposi. <<Però la prenderò come scusa per farti una proposta>>
Alzò un sopracciglio, incuriosito. <<Ovvero?>>
<<Ormai siamo arrivati al Wangshu Inn>> dissi, <<ed io e te non abbiamo un bel niente da fare>>
<<Mh>> rispose. <<Quindi?>>
<<Quindi ti va di fare un bagno? L'acqua sembra bella, e non fa nemmeno freddo>>
<<D'accordo>> rispose, e mi trascinò verso un angolo di spiaggetta lontano dalla strada, più riservato; ammazzò gli slime presenti e due hilichurls come se avesse spazzato via delle foglie secche, e poi appoggiò la lancia a terra con delicatezza.
Io ci riposi affianco lo zaino, tolsi scarpe, calzini, giacca e maglietta e ce li abbandonai accanto. Xiao fece le stesse identiche cose, e qualche secondo dopo era già in acqua ad aspettarmi. Lo raggiunsi poco dopo, entrando piano piano, un passettino alla volta. L'acqua era fredda ai limiti del congelamento; non compresi come Xiao avesse fatto a buttarcisi dentro senza battere ciglio. Era magico, ecco cosa.

<<Che ti è successo lì?>> mi chiese, quando fui vicino a lui.
<<Lì dove?>>
Indicò con gentilezza delle vecchie cicatrici che portavo sul petto, segni di una delle battaglie più dure che avevo dovuto combattere in passato. Gliela raccontai in breve, soffermandomi in particolare sulle tremende operazioni che dovetti fare per guarire.
<<Sembra quasi che avrebbero potuto ammazzarti, più che aiutare>> commentò, a storia conclusa.
<<Quel chirurgo disgraziato c'è andato vicino>> confermai. <<Ma alla fine sono sopravvissuto dopo aver cambiato medico>>
<<Menomale>> rispose. <<Mi spiace però. Devi essere stato molto male>>
Alzai le spalle. <<Non importa>> dissi. <<Ho avuto un buon dottore che ha saputo farmi riprendere in fretta>>
<<Chi?>>
<<Ma come chi?>> risposi, non credendo che non ci fosse davvero arrivato. <<Albedo>> dissi. <<È così che l'ho conosciuto>>
<<Ah okay>> rispose, quasi sconvolto, realizzando il perché mi trovassi al suo matrimonio il giorno in cui ci eravamo parlati per la prima volta. <<Ha senso>>

<<Già>> dissi, e finalmente mi immersi in acqua. <<Cazzo se è fredda, però>>
<<Ma non è vero>> negò. <<Sarà troppo calda quella giù a Inazuma>>
<<A Inazuma fa un caldo che si muore>>
<<Infatti>> disse. <<Qui si sta bene>>
<<Anche lì si sta bene>>
<<Mah>> rispose, dubbioso.
<<Qualche volta che vieni e resti per più di un paio d'ore, e ti faccio vedere come si sta bene giù, dopo che ti abitui all'umidità>> proposi. <<Ci sono un sacco di bellissime cose da fare adInazuma>>
<<Pure per me che sono straniero?>>
<<Il primo che ti dà fastidio per una tale stronzata lo prendo a calci in culo finché non mi denunciano alla Shogun>> risposi, parlando velocemente e abbastanza violentemente, come a sottolineare che piuttosto avrei preso a calci pure quella finta dea dai capelli viola.
Sorrise. <<Aggressivo>>
Sorrisi anch'io. <<Solo quando serve>> garantii.
<<D'accordo>> rispose. <<Verrò, prima o poi>>
<<Quando torno come sarebbe?>> proposi. <<Fra una settimana?>>
Storse le labbra. <<Devo parlare con mio padre>> rispose. <<Ma credo che vada bene>>
Quelle parole mi riempiono di gioia. Sarebbe stato l'inizio di un sacco di avanti e indietro fra Liyue ed Inazuma, e di certo ci saremmo divertiti un sacco.
<<Non vedo l'ora>> gli dissi, per poi cercare la sua mano sott'acqua.
In tutta risposta, lui mi schizzò.
<<No, i capelli no!>> esclamai, disperato, ma non potei che riderci su. Giocare con lui in acqua quel pomeriggio mi rese amcora più felice.
Forse, mi dissi, Kazuha aveva avuto ragione. La felicità mi aveva trovato pur senza che io la cercassi; ora, avendola, non l'avrei più lasciata andare.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now