Capitolo ventuno

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<<Quindi>> iniziò a dire lo yaksha, rompendo il silenzio al confine con Mondstadt, <<tornerai fra quattro giorni?>>
Annuii. <<Spero di sì, o comunque di non perdere molto più tempo>> risposi, anche io riluttante all'idea di lasciarlo lì da solo. Gli avevo chiesto lungo la strada di venire con me e trascorrere quei quattro giorni ancora assieme, ma mi aveva detto di non poterlo fare. Il suo dovere, disse, era proteggere Liyue ed i suoi abitanti da tutti i potenziali pericoli che ci si potessero sviluppare e non poteva abbandonarla, soprattutto in previsione dei giorni di vacanza che avrebbe perso per venire da me a Inazuma poco più avanti.
A malincuore, accettai la sua risposta. Non potevo biasimarlo, come lui non biasimava me per i miei viaggi di lavoro.

<<Appena ho del tempo libero ti chiamo>> gli promisi, tenendogli stretta la mano fra le mie. <<O se vuoi venire a cercarmi, fai pure>>
Ricambiò la stretta. <<Okay>> fu la sua risposta, e piegò poco il capo in avanti in cenno di assenso. <<Intanto, grazie per queste belle giornate>>
<<Grazie a te per averle volute trascorrere assieme>> risposi allora, inchiandomi secondo gli usi di Inazuma per mostrargli la mia riconoscenza. Non avevamo culture troppo diverse; lui comprese al volo il mio gesto e mi obbligò a ricompormi e mettermi con le spalle dritte, sostenendo che non fosse assolutamente necessario essere tanto formale nei suoi confronti.
<<Ci rivediamo presto>> gli promisi allora con un sorriso già triste. <<E poi resto qui a Liyue con te un po', così mi fai fare la visita di quei due posti che dicevi>>
<<Ti aspetterò>> mormorò, imbarazzato, le sue guanciotte divenute rosee.
Gli sorrisi, e gli feci una carezzina sullo zigomo con il pollice. <<Anche io>>

Vidi il suo sguardo perdersi nel vuoto per qualche attimo, e lui si morse le labbra, come alla ricerca di una soluzione ad un problema che aveva in testa. Quando gli chiesi se stesse bene lui annuì, sostenendo avesse solo avuto un attimo di riflessione riguardo a una "certa cosa", per ripetere le sue parole.
Non so esattamente identificare ciò a cui si riferisse, ma a mala pena ebbi tempo di pensarci. Tremando dalla testa ai piedi, Xiao si liberò la mano dalla mia stretta e si sforzò di stare un po' più fermo, con l'unico risultato diventare completamente rigido, quasi come un robottino. E sempre composto come una statuetta, infilò le braccia fra le mie ed i miei fianchi, chiudendomi nell'abbraccio più insolito che mi fosse capitato di ricevere o assistere dalla mia nascita.
Lo ricambiai subito, e non appena lui capì di essere benvoluto e accettato, anche il suo corpo si rilassò: di poco, ma si rilassò.

<<So che sembra strano da dire>> mormorai vicino al suo orecchio, tenendolo sempre più stretto a me, <<ma in questi giorni mi mancherai>>
Dette quelle parole, anche lui mi strinse con più forza; mi mancò quasi il respiro, ma non glielo feci notare.
<<Anche tu>> sussurrò prima di lasciarmi andare.
Ripresi a respirare regolarmente, mossi un passo all'indietro, verso Mondstadt. Ci scambiammo uno sguardo, e lui ne approfittò per riacchiappare la mia mano.
<<È ora che tu vada, immagino>> disse.
<<Già>> confermai, ma le mie dita rimasero saldamente intrecciate alle sue.

Passò non più di un secondo in cui continuammo a guardarci l'un l'altro. Strinsi una spallina del mio zaino, pronto a ripartire a malincuore. Ma prima, un'altra idea mi saltò in testa.
Lo so: sperate in un bacio vero, e ci speravo anche io, sono onesto, ma non avrei mai potuto fare una cosa simile a Xiao senza permesso, o comunque troppo a sorpresa, senza avergli fatto intuire prima le mie intenzioni. Quello che invece ormai avevo capito era che ormai i bacini in faccia da parte mia li accettava, e così ne approfittai.
Gliene diedi uno sulla guancia, per dire; gli baciai un angolino di viso fra la già citata guancia e l'angolo delle labbra, cosicché al massimo sarebbe potuto passare per uno stupido incidente.
Volevo capire i limiti entro i quali dovessi restare, ma sorprendentemente lo yaksha non parve impormene.
Meglio.

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