Capitolo diciannove

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Quando Xiao si svegliò, quella mattina presto, il sole era sorto da poco più di mezz'ora, e qualche tenue raggio dell'alba invase la stanza attraverso la stoffa della tenda della finestra, illuminandola e riscaldandola tuttavia a stento. Lui non si mosse; rimase fermo fermo, statico come una statuetta fra le mie braccia fino a che non mi svegliai anch'io.
Non voleva darmi fastidio, supposi, e nemmeno staccarsi da me se non fosse stato necessario.
Quando aprii gli occhi, stando alle sue parole, quasi un'ora dopo, mi ritrovai i suoi due splendidi occhioni gialli a fissarmi ed il suo naso che quasi sfiorava il mio. Sbattei le palpebre qualche volta, abituandomi via via alla luce del giorno.
Gli sorrisi dolcemente. <<Ciao Xiao>>
<<Buongiorno>> mi sussurrò in risposta. <<Dormito bene oggi?>>
Annuii piano piano, felice di trovarmelo così vicino e di buon umore la mattina appena sveglio. <<Tu?>>
<<Anche io>> rispose. <<Non ho fatto brutti sogni>>
<<Bene>> dissi, e non seppi che altro aggiungere. Poco mi aveva detto del fatto che i suoi incubi fossero infiniti e ricorrenti, e niente più di quello nel considerare che quella notte il malessere fosse stato nullo.

Restammo fermi in quel modo, un po' perché non avevo voglia di alzarmi, un po' perché avere Xiao letteralmente addosso rendeva difficile anche solo il pensare di farlo a livello fisico; dal suo lato, nemmeno lui sembrava tanto intenzionato a muovere più di un mignolo fuori dalle nostre lenzuola.
<<Resti là oggi?>> chiesi, scherzando, osservando come fosse piccolo e carino sopra il mio petto.
<<Posso?>> fu la risposta, sincera, che non mi aspettavo affatto di ricevere.
Il mio cuoricino batté un battito più veloce degli altri, sorpreso dalla domanda. <<Certo>> fu ciò che dissi, e mi sistemai parallelo al materasso, così che lui stesse il più comodo possibile.
Si appoggiò meglio su di me, su di un fianco, apprezzando silente quel cambio di posizione.
<<Abbraccio?>> proposi a braccia aperte, ormai sicuro che non l'avrebbe rifiutato.
<<Abbraccio>> accettò infatti.
Lo strinsi a me con una certa sicurezza e tanta gioia che cercai di non far trasparire troppo; un braccio già lo avevo sotto di lui, l'altro glielo chiusi dietro la schiena, appoggiato sul fianco e la mano più indietro, a sfiorargli la colonna vertebrale. Le nostre teste, invece, erano vicine vicine.

<<Erano cinque secoli che non dormivo insieme a qualcuno>> mi rivelò d'un tratto, il tono di voce tanto amaro quanto intristito ma, anche, sotto sotto, rallegrato.
<<E poi sono arrivato io>> completai il suo discorso, sperando di non recargli fastidio. Chissà chi era stato, tanti anni prima, a dormire insieme al ragazzo che avevo fra le braccia.
<<E poi sei arrivato tu>> confermò, e non mi sembrò affatto esserne dispiaciuto. <<Due notti di fila, poi. È un record>>
<<Anche io erano cinque secoli che non dormivo così con nessuno, comunque>> dissi, scherzando. <<Nemmeno una notte soltanto>>
<<Tu non hai cinque secoli>> mi riprese, ironizzando sul fatto che fossi più giovane di così.
<<Va be' dettagli>> risposi, e lo strinsi un pochetto a me, per averlo più vicino. <<È comunque vero>>
<<Mi spiace>>
<<Anche a me>> risposi. <<Ma per te, sia chiaro>>

Detto ciò, spostò il viso su di me, appoggiandosi a fare l'esserino adorabile senza esserne consapevole; evitai di dirglielo, o forse avrebbe smesso.
Dato che avevo ricevuto la notte prima il suo permesso ufficiale, gli feci un'altra carezza sulla guancia con la mano che prima avevo lasciato cadere sulla sua schiena.
<<Ti è piaciuto>> osservò.
<<Già>> confermai, e non smisi, incoraggiato dal sorriso che gli era nato in volto.
<<Invece erano più di due millenni che nessuno faceva quello che stai facendo tu>>
<<Ma tu hai più di due millenni>> obiettai.
<<Già>>
<<Quindi sono il primo?>>
<<Sì>>
<<Anche tu per me>>
<<È un onore>> rispose, senza riuscire a togliersi dalla faccia quale sorrisino a cui ho accennato prima.
Lo ricambiai, e mi venne un'idea delle mie. <<Posso fare una cosa?>> domandai, non sapendo resistere alla vista del suo viso davanti al mio, così tanto vicino che potevo sentirmi i suoi respiri addosso. In particolare, davanti ai miei occhi vidi la sua bellissima e carinissima gemmina viola. Non avevo idea di cosa fosse o se servisse a qualcosa, ma nel dubbio sua utilità, almeno per me, era che fosse davvero carina da vedere.

<<Tipo?>> domandò. <<Che cosa sarebbe?
<<E se fosse una sorpresa?>> lo tentai, sperando di intrigare lui e la sua curiosità. <<Non te lo posso dire>>
Assottigliò gli occhi e storse il naso, diffidente. <<Che devi fare?>> chiese di nuovo.
<<Niente di brutto>> garantii, il più convincente possibile.
<<Questo lo so>> rispose. <<Non mi faresti mai del male>>
<<Non ne ho la minima intenzione, ma neanche il coraggio di provarci>> specificai. <<Mi faresti a pezzi senza problemi, se volessi>>
<<Non lo vorrei>> disse invece. <<Soprattutto non se si trattasse di un caso o incidente>>
<<Quindi posso?>> tentai ancora, riportando la sua attenzione sul discorso principale.
Xiao sospirò, ma si convinse in fretta. <<Fai quello che vuoi>> rispose.
<<Sicuro?>>
Annuì.
<<Sicuro sicuro?>>
Annuì di nuovo.
Chiusi gli occhi un secondo solo, alla ricerca di quel coraggio che non avevo per fare una cosa simile con uno Xiao consapevolmente sveglio ed in attesa della mia prossima mossa.

Gli feci un'altra carezza sul viso, gli strinsi il nasino fra le dita per giocare un po', e poi gli presi il viso fra le mani e mi alzai un pochino.
Volevo baciarlo, come già avevo detto, ma, come già avevo detto e ripeto, non era ancora il momento.
Lo conoscevo da troppo poco.
Sarebbe stato sbagliato.
Stavamo già andando veloci, così sarebbe stato troppo.
Nonostante ciò, avrei voluto davvero poterlo fare.
Lo guardai negli occhi, gli sorrisi, feci un'altra carezza con un dito lungo la lunghezza dello zigomo per farmi coraggio, e poi gli diedi un bacio proprio all'altezza della gemma che aveva in fronte.
Ci appoggiai sopra le labbra per uno o due secondi, sentendo la sua pelle, sorprendentemente secca, sotto di esse ed il freddo, la durezza della gemmina viola al centro del mio bacio.
Lui arrossì, ma non mi allontanò da sé, tutt'altro. Per tutto il tempo che restai lì a fargli le coccole, non un solo attimo mi parve dispiaciuto.

Quando mi ritrassi da lui e tornai indietro, la testa sul cuscino, trovai Xiao che mi guardava dritto nel profondo degli occhi, come se quelle amabili iridi dorate dovessero scavare a fondo nelle mie pupille.
Non disse una sola parola, rimase in silenzio e si appoggiò a pancia in giù sui gomiti, uno sul materasso ed uno su di me.
In poco me lo ritrovai di sopra ed io, confusissimo, quasi andai nel panico quando lo realizzai. Sapevo non volesse far nulla di strano, ma nemmeno capivo cosa mai potesse dover fare lui a me, messo lì in quel modo pazzo, oltre che mandarmi fuori di testa.
Mi strinse una guancia come avevo già fatto anch'io e, ancora imitandomi, mi posò un bacio sulla fronte come gliene avevo dato uno io pochi attimi prima: lento, senza schiocco, tenero e romantico.
Prima di ritirarsi anche lui, me ne regalò un altro ancora.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now