Capitolo trenta

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Dopo aver appreso quella pazzesca verità sul conto di Venti, il mio modo di percepirlo e trattarlo cambiò di circa zero. Era stata un'ora e mezza di narrazione, talvolta canticchiata assieme al suono della lira, intensissima e, seppur mantenuta il più generica possibile, senza scendere nei dettagli di alcuna sorta, riuscì a farmi scendere un paio di lacrimucce.
A circa metà storia, dovetti per forza mettermi seduto vicino vicino a Xiao e gli strinsi la mano con forza, come dovessi consolarlo e non come se i fatti narrati risalissero a secoli e secoli e secoli prima della mia nascita.
Ciò che lui fece, in cambio, per rassicurare me, fu un bacino sui capelli e poi una tenera carezza sul viso.
Venti si interruppe per lasciarci finire e, sotto il suo divino sguardo attento, percepii un velo di gelosia. Qualche attimo dopo, la canzone riprese fino alla propria conclusione.

<<Tutto questo per dirti che sono l'Anemo Archon>> furono le ultime parole, accompagnate dall'accordo finale.
<<In effetti, è vero,>> osservai, pensando a quell'enorme statua di Barbatos davanti alla cattedrale, <<somigli a quella statua. Bruttini uguali, devo dire>>
Venti socchiuse gli occhi, studiandomi dall'alto in basso. <<Dovrei offendermi?>>
<<Assolutamente, sto solo riportando un dato di fatto>> alzai le mani in segno di buone intenzioni senza alcun fine diverso dalla frecciatina.
<<Non hai detto né sì né no>> obiettò lo yaksha, capendo il giochetto che c'era dietro.
<<Non so nemmeno se considerarla una bestemmia>> rifletté il bardo, quasi divertito da quella cosa.
Alzai le spalle e, in merito, non specificai più null'altro.
Xiao mi rivolse uno sguardo piuttosto confuso. <<A te non importa che lui sia uno sei Sette?>> mi chiese, osservando la mia inesistente reazione. 
<<Mentirei se dicessi di sì>> confermai. <<Non ho niente contro di lui in particolare, ma in passato gli Dei non me ne hanno mandata buona una. Ho smesso di darci peso, quindi alla fine... buon per lui, immagino, ma non me ne frega niente>>

Venti si avvicinò per darmi un paio di colpetti sulla spalla. <<Scusa>> disse. <<Posso fare qualcosa per te ora?>>
Pensai ai fiori rimasti soli soletti a mollo nel fiume, e a come ormai il negozio dove avevo trovato un bel cardigan per Xiao dovesse aver chiuso la porta. <<Se Xiao non ha nulla in contrario,>> proposi, voglioso di levarmi quel dio canterino dalle palle, <<ci rivediamo più tardi?>>
Lo yaksha annuì, cedendo subito alla mia richiesta. Era fin troppo disponibile sotto quel punto di vista: lo adoravo.
<<Certo>> accettò Venti. <<Se mi cercate sarò sotto quell'albero gigante in fondo alla strada, oppure al solito posto per il solito spettacolo alla solita ora>>
Mi tirò una gomitata, fece fluttuare fuori dal lago i fiori -lui solo sa come- già asciutti fino alle mie mani, mi spinse verso Xiao e l'attimo seguente, quando mi girai per protestare, era già scomparso in un alito di vento.

Il mio non-ragazzo fissò il mazzolino di fiori con gli occhioni spalancati, le guance diventate dello stesso colore di qualcuno dei papaveri che vi avevo infilato dentro.
<<Forse non sono bellissimi, ma, ecco... li ho raccolti per te. Spero ti piacciano>> iniziai a dire, rendendomi conto che un mazzo comprato da una fioraia sicuramente sarebbe stato più bello ed ordinato, ma quella, quel giorno, fu la mia unica possibilità. Glieli porsi con un po' di imbarazzo, iniziando a pensare che forse fu un gesto molto stupido, da parte mia, portargli dei fiori.
Lui non diede segno di starmi nemmeno ascoltando; prese il suo mazzo con entrambe le mani, piuttosto commosso, e se li portò vicino al viso. Ne annusò il profumo, ed un piccolo sorriso gli nacque in volto. <<Hanno un bellissimo odore>> mormorò.  <<Anzi, sono bellissimi e basta, non dubitarne>>
Gli sorrisi, felice che li avesse apprezzati. Xiao diede ancora uno sguardo ai fiori e poi incrociò il mio; dovette rifletterci per un attimo ma poi, di sua iniziativa, mosse un paio di passi verso la mia direzione e mi strinse in un abbraccio. Mi impedì quasi di respirare, tanto fu forte la stretta. <<Grazie>> mi disse; io, in tutta risposta, istintivamente, abbassai lo sguardo sulle sue labbra e lo baciai.

Fu un bacio un po' più intenso di quelli che ci eravamo già scambiati nei giorni precedenti, più lungo, più profondo, ma ancora abbastanza delicato e dolce.
Gli misi una mano sulla guancia e lui si staccò un attimo soltanto per sorridermi, respirare e poi darmene un altro non troppo dissimile dal precedente.
<<Posso... posso parlarti?>> mi chiese, qualche attimo dopo, a bacio concluso.
Annuii. <<Di' quello che vuoi, ti ascolto>> accettai.
Lui mi lasciò andare ed io ripresi ad assumere regolari quantità di ossigeno in corpo; lo yaksha si strinse forte fra le mani il mazzo di fiori e mi invitò a risedermi perché magari sarebbe stato meglio così. Feci ciò che m'aveva chiesto senza obiettare, e lui prese posto, a gambe incrociate, giusto davanti a me.
<<È da un po' di tempo che penso ad una cosa>> iniziò. <<Probabilmente è molto stupida. O non è il caso, o... o entrambe le cose, o tante altre cose... insomma, non ha molto senso. Almeno credo>>
Sbattei un paio di volte le palpebre. <<Okay..?>> mormorai, un po' confuso, aspettando andasse avanti.

<<Okay, emh, allora...>> continuò, una mano a nascondergli il viso. <<Non li so fare i discorsi, mi dispiace...>>
<<No, stai andando benissimo>> lo rassicurai. <<Vai, dimmi pure>>
Xiao deglutì, e strinse quei fiori come volesse strozzarli per l'ansia. Fece un respiro molto profondo prima di riuscire a continuare a parlare. <<Ecco, io... ho un po' paura di essere inappropriato,>> disse, <<ma con te sto veramente molto bene e... credo sia reciproco>>
Annuii, iniziando ad immaginare, forse correndo un po' troppo con la fantasia, dove il suo discorso potesse andare a parare. <<Assolutamente sì>>
Un po' più rilassato dalla mia conferma, rilassò la presa sul mazzo di fiori e proseguì. <<Io, l'altro giorno, là al tempio, ti ho detto che ti voglio bene>>
Annuii, ricordando quel passaggio come ce l'avessi davanti agli occhi in quel preciso istante. Non me l'aveva esattamente detto ma me l'aveva fatto intuire; la dichiarazione diretta l'avevo fatta io, ma non mi fermai sui particolari ed attesi che andasse avanti.

<<Ebbene>> mormorò. <<Io non... non so se è solo quello o, io, ecco... aspetta, ti ho portato una cosa... spiegherà meglio me, immagino>> disse, e si infilò una mano in tasca, alla ricerca di un piccolo oggetto che trovò con qualche difficoltà. <<Mi dispiace se te lo sto dando così, senza un pacchetto, ma non credevo nemmeno di consegnarlo oggi, quindi... be', alla fine è andata meglio del previsto, sai..?>> bofonchiò; strinse forte quella qualunque cosa avesse in mano e, non appena intravidi il minimo sbrilluccichio argentato a confermare il mio sospetto, una lacrima percorse tutta una mia guancia.
Xiao, al vederla, credo ebbe un piccolo infarto, ma io subito gli rivolsi il miglior sorriso che potessi fare 
ed annuii; avevo i battiti del cuore vicini al duecento, tanto veloci che quasi mi sentii male. <<Sì>> gli dissi, il viso nascosto dietro una mano per asciugarmi le lacrime.
<<Non me lo fai nemmeno chiedere?>> domandò, evidentemente già a Celestia pure lui. Una piccola, singola lacrima di gioia la versò pure lui.
<<Ti dirò comunque sì>> risposi. <<Ma fai come vuoi>>
Lui abbassò lo sguardo, aprì la mano e mi mostrò un piccolo anellino lievemente decorato, un filo di argento intrecciato con tre minuscole pietrine gialle incastonate al suo interno.
Me lo infilai quasi sul punto di piangere, felice come non lo ero ancora mai stato. Era un po' largo per il mio anulare, quindi scelsi di tenerlo al medio per evitare di perderlo. Non me lo sarei più tolto nemmeno per andare a dormire.
<<Stiamo insieme, adesso?>> domandò, come se non fosse già abbastanza ovvio così.
<<Sì>> ripetei in un sussurro ancora una volta, prima di gettarmi su di lui e stringerlo in un ennesimo abbraccio.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now