Capitolo quindici

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Proprio come lui, anche la mano di Xiao aveva grandi difficoltà a restare ferma per più di qualche minuto consecutivo; tentò tutte le posizioni possibili prima di trovarne una che gli piacesse, e che comunque cambiò di nuovo. Strinse il palmo, il polso, infilò le dita negli spazi fre le mie, poi le strinse tutte assieme, mi fece una carezzina col pollice, cambiò idea e finì con lo stringere il mio mignolo con il suo; finalmente la nostra pelle prese un po' d'aria e si asciugò (a causa del continuo contatto avevamo un lieve lieve strato di sudore addosso), ma mai, e sottolineo il mai, si azzardò a lasciarmi totalmente andare.
Era nervoso, certamente inesperto, ogni tanto tremava e così pure io. Però, caspita, stavo benissimo in quel momento ed anche a lui, immagino, non dispiacque affatto.

A quasi metà della strada che ci mancava per arrivare sulla via principale, qualche ora dopo l'alba, sia io che lui, dato che nel Guili c'era un bar ogni due giorni di viaggio, ovvero a Liyue, al Wangshu Inn e poi quello dopo lo si trovava direttamente a Mondstadt, a me e Xiao iniziò presto a brontolare la pancia.
Ci voleva uno snack per colazione, ma io ero quasi del tutto scoperto a livello di cibo. Avevo giusto l'acqua, e le mandorle di Xiao.
Le tirai fuori e le sgranocchiammo camminando, in attesa di trovare magari un paio di bacche o qualcosa del genere in natura. Con questi pensieri e pancia brontolante, guardai un piccolo animaletto attraversarmi la strada. Non so cosa fosse. Era piccolo, peloso, con le orecchie grandi.
Ottimo per metterlo nel sugo, ma la presenza del ragazzo a cui tenevo la mano trattenne i miei istinti carnivori. Non avevo intenzione di smettere di mangiare carne, ma ammazzare, scuoiare e cucinare alle nove del mattino quell'animale davanti ai suoi occhi non era proprio giusto.

Scendemmo giù da una china non troppo ripida e, finalmente, oltre ad avvistare la strada che dovevo percorrere in lontananza, dietro una sporgenza trovammo un albero di mele con i frutti rossi, ben visibili appesi per il picciolo.
<<Colazione?>> proposi, accennando all'albero; l'animale scappò via, libero di continuare a vivere.
Xiao annuì. <<Ci sto>> rispose, e mi tirò verso l'albero.
Appoggiai a terra lo zaino, e lui lasciò la lancia contro il tronco. Si mise in punta di piedi per prendere una mela; piccolo com'era, però, arrivò a sfiorarla senza riuscire ad afferrarla.
Sorrisi: era troppo carino provandoci. Andai accanto a lui e, sempre in punta di piedi, non lo nego, riuscii a prenderla e gliela passai. <<Tieni>>
<<Ce l'avrei fatta da solo>> si lamentò.
<<Lo so>> concessi, <<ma così abbiamo fatto prima>>
Scosse la testa. <<Stronzo>> mormorò, senza essere arrabbiato. Sciacquò la mela senza rendersi conto di avermi quasi svuotato la bottiglia e la morse, producendo quel suono croccante che solo le mele più belle e più rosse sanno fare.
<<È buona>> disse.
Ne presi una per me e, dopo il primo assaggio, potei solo confermare quanto appena detto.

Ci sedemmo lì a terra sotto l'albero, le spalle alla montagna e lo sguardo verso la pianura. <<Mi piace questo posto>> commentai.
<<Non è neanche la parte più bella>> rispose lui. <<Mai stato nelle zone della Foresta di Roccia, nel Minlin? O anche all'estuario del Qiongji?>>
Scossi il capo. <<Mai. Liyue l'ho visitata poco, e sempre solo di passaggio>>
<<Mh>> mormorò. Pensò a qualcosa per un paio di secondi, e poi aggiunse: <<Se vuoi ti ci porto>>
Spalancai gli occhi. <<Ora?>>
<<Se hai tempo>> precisò. <<Se no niente>>
Storsi le labbra. Sarei andato con lui in qualunque posso avesse voluto portarmi, ma già avevo perso mezza giornata di viaggio e avevo fretta di arrivare a Mondstadt. <<Questa volta proprio no>> ammisi, dispiaciuto. <<Sono in viaggio per lavoro, e sono già in ritardo...>> tentai di spiegare.
<<Non ci fa niente>> mi rassicurò; lo vidi abbattuto, intristito, ma mi capì. Era una brutta notizia che si aspettava di ricevere.

<<Sarà il mio motivo per tornare a trovarti>> dissi, cercando di rallegrarlo almeno un po'.
Si sporse un poco verso di me, incuriosito dalle mie parole. <<Tornerai a trovarmi?>> chiese, la testa appoggiata sulle ginocchia.
<<Solo se ti va. Se ti fa piacere>> risposi.
Un sorriso, un lieve panico, un po' di paura e sollievo apparvero tutti insieme sul suo viso. <<Ne sarei felice>> mormorò, imbarazzato e, al contempo, sollevato. Nascose tutte le sue emozioni tirando un morso dalla sua mela.
<<Allora tornerò a trovarti>> dichiarai, deciso, con un cenno di assenso. <<Promesso>>
Quel pezzo di mela quasi lo fece affogare; gli andò di traverso. Ci vollero un paio di colpi di tosse e due colpetti sulla schiena per far in modo che si riprendesse e, facendo ciò, oltre a liberargli la gola liberai anche delle parole che erano rimaste intrappolato dentro di lui, bloccate da chissà quali preoccupazioni.

<<Grazie per tutto>> disse. <<Ieri notte... è stato un bel gesto, da parte tua>>
<<Non ho fatto nulla di speciale>> negai, non volendo decantare le mie stesse lodi per non apparire arrogante. <<Era giusto così>>
Morse la sua mela. <<Perché pensi fosse giusto?>> chiese, lo sguardo rivolto al panorama davanti a noi, a perdersi nel vuoto sempre più distante.
Alzai le spalle; <<Tu ti sei sentito meglio>> spiegai, <<e io ho dormito molto bene: se siamo entrambi soddisfatti, è stata la cosa giusta>>
<<E se non lo fosse?>>
<<Non dovrebbe?>>
<<Non ho detto questo>> ribatté all'istante, cercando delle parole più adatte a spiegare il suo dilemma. <<Ma se va avanti così, tu un giorno soffrirai>>
<<Ancora con quella storia che porti sfiga agli altri?>> intuii; finii di mangiare la mela gettai il torsolo lontano, in mezzo alla boscaglia. Qualche formica ne sarebbe stata felice.
<<Non è una storia, è vero>> insistette, quasi irritato dal fatto che l'avessi preso alla leggera. <<Le persone a cui voglio bene sono sempre state destinate a una bruttissima esistenza>>
Alzai le spalle. <<Io già c'è l'ho la bruttissima esistenza, quindi al massimo la tua presenza la migliora>>
<<Fa il serio!>> mi rimproverò, voltandosi verso di me per scagliarmi contro un'occhiataccia.
<<Sono serio>> dichiarai. <<Con tutte le sfighe che ho avuto, non sarai tu a peggiorare la mia vita. Tutt'altro... non sono mai stato così bene come oggi>>
<<...>> e sospirò, poggiando la schiena contro la parete rocciosa dietro di noi.
<<Se non ti va di avermi attorno me ne vado e basta>> dissi, un filo spaventato, credendo di avergli fatto in qualche modo cambiare idea su di me o qualcosa del genere.
Ecco, magari ora mi odiava. Magari avevo rovinato tutto, non voleva più vedermi.

<<No, non voglio che te ne vai!>> esclamò, scattando dalla sua posizione comoda verso di me. Penso inavvertitamente, mi mise una mano sul ginocchio, facendomi capire che davvero non volesse che scomparissi. Il mio cuore fece un bel saltello e quattro capriole, e mi ritrovai gli occhioni di Xiao a forse venti centimetri dal naso. Non era appiccicato, certo, ma nemmeno così lontano.
Arrossimmo un pochino entrambi prima di riprendere a parlare.
<<E allora?>> chiesi, guardandolo negli occhi; lo vidi molto, troppo sofferente. Ma, anche se distrutti dal tempo e dal dolore, erano gli occhi più belli che avessi mai visto.
<<Non voglio che tu stia male per colpa mia>> mormorò.
<<Non lo farò, te lo prometto>> giurai.
Scosse la testa. <<Non è che si possa controllare>>
<<Si può fermare?>>
<<Se si può, in un paio di millenni non ho capito come>>
<<Colpisce davvero solo le persone a cui vuoi bene?>>
Annuì.
<<Quindi anche me?>>
Annuì di nuovo. <<Ho paura di sì, anche se magari con la visione e tutto il resto sei un po' più resistente degli altri,  ma...>> iniziò a dire, parlando di non so bene che cosa. Era dolcissimo mentre cercava di spiegarmi che accanto a lui saprei potuto schiattare in malo modo, e sinceramente non mi interessava neanche.
Gli sorrisi, interrompendolo in mezzo al suo soliloquio di informazioni tristi. <<In ogni caso,>> dissi, <<ti voglio bene anch'io>>

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