Capitolo sei

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Lo zaino c'era, l'acqua anche e la mia protezione solare pure. Carico di tutta la mia mala volontà, ero finalmente pronto a partire.
Chiuse le finestre e girata la chiave nel portone di casa un paio di volte, mi incamminai con lentezza verso la prima tappa del mio lungo viaggio: il porto di Ritou. Dovevo trovare una nave che passasse a Liyue Harbor o lì vicino, e poi avrei effettivamente potuto proseguire fino in fondo contando sui miei piedi ed una buona quantità di cerotti per le vesciche, già preparati con anticipo.
E così, partii.
Dopo i primi forse quattro chilometri volevo già tornare a casa, farmi un té  freddo e mettermi a dormire anche se non era nemmeno l'ora di pranzo. Ero stanchissimo, e quel sole picchiate sulla testa non dava una mano. Uscii lievemente dal sentiero per raggiungere un albero, mi ci sedetti sotto e tirai fuori un po' d'acqua dallo zaino. Cercai di non berne troppa, ma quando mi sentii sufficientemente dissestato ne avevo già finito almeno metà.

<<C'è un fiume qui vicino, se vuoi riempirla di nuovo>> disse una voce appartenente a una persona che non avevo notato. C'era una ragazza seduta dall'altro lato dell'albero, dietro un ramo molto carico di foglie. Lo scostò per mostrarsi e indicarmi la direzione. <<È acqua buona, ci vado sempre>>
Era piccola, snella, con due grandi occhi viola ed i capelli verde pistacchio. Doveva forse essere bella, ma metà del suo viso era celata dietro un pesante velo di stoffa nera; anche dal resto del suo abbigliamento, intuii che fosse una kunoichi di qualche tipo.
<<C'è un mio amico da quelle parti, se lo vedi sei nel posto giusto. Si riconosce facilmente, stupido com'è; non puoi confonderlo con un altro>>
<<Okay, grazie>> risposi, poco incline a conversare con la sconosciuta. <<Ora vado>>
Lei annuì, lasciando che il ramo ricasesse al suo posto originario. Forse si mise a dormire, non lo so e poco mi importa.

Mi alzai e, seguendo le sue indicazioni, trovai un torrentello dove un... un pazzo, immagino, stava riempiendo borracce d'acqua e parlando animatamente con un ragazzino molto piccolo. Non erano vere e proprie urla e capii un terzo delle parole pronunciate, ma quel tizio era un omaccione a petto nudo grosso quanto l'albero di poco fa ed il bambino sul punto di piangere; credendo che lo stesse rimpoverando o forse qualcosa di peggio, corsi verso di loro per tirare un pugno in faccia a quello.
Doveva per forza essere l'amico di quella ragazza, intuii mentre mi avvicinavo, aveva ragione lei. Unico e spero inimitabile, aveva l'aria di essere un oni un po' babbo, schizzato di cervello.

Raggiunti quei due e visto cosa stessero facendo, mi sentii improvvisamente un essere molto molto stupido.
Stavano giocando con degli onikabuto, e tutte le urla derivavano dal solo fatto che li stessero incitando, anche se il bambino probabilmente era sul punto di perdere.
Mi tirai un colpo in fronte da solo.
"E va be'", mi dissi, "Cose che capitano". Un banale fraintendimento, e menomale che non gli avevo urlato contro.
Quello mi avrebbe facilmente spezzato in dieci come  fossi stato uno stecchino di legno se me lo fossi messo contro, e ciao ciao non solo al viaggio ma alla mia intera vita.
Mi chinai per riempire di nuovo la mia borraccia, cacciai un ultimo sguardo a quel tizio enorme con le corna e feci dietrofront verso la strada tracciata.

Rividi la ragazza sotto lo stesso albero di prima; mi rivolse un saluto con la mano che ricambiai sbrigativo, in maniera tale da riprendere il cammino. Volevo arrivare a Inazuma, la capitale, per lora di pranzo, far fuori una porzione di taiyaki e ricominciare a camminare quando il sole si fosse abbassato un po'. Da lì a Ritou, senza troppo sole, non ci sarebbe voluto molto.

Circa un'ora dopo infatti mi sedetti ad un ristorantino fra i tanti della capitale, ordinai ed attesi con fame crescente che mi venisse consegnato il piatto. Doveva essere orario di punta ed il posto era pieno, ma non posso dire mi dispiacque aspettare. Feci conoscenza con un ragazzo un po' strano, un tipino più basso di me dai capelli di un rosso tendente al magenta, un cordino fra i capelli e due uguali nei sotto gli occhi, talmente paralleli che credetti fossero disegnati.
<<Ciao, scusa>> mi disse sedendosi al mio stesso tavolo in tutta fretta. <<Ho fame e non hanno più un posto vuoto, posso stare con te, vero? Sembri simpatico, sai?>>
Stranito e quasi scioccato dal suo approccio, lo lasciai fare. <<Boh, okay... resta?>>
<<Grazie!>> esclamò. <<Hai già ordinato?>>
<<Sì>>
<<Allora mi passi il menù?>> chiese, indicandomi il pezzetto di cartoncino che avevo abbandonato sul tavolo. <<Per favore?>>
Glielo porsi piuttosto lieto di avere compagnia a pranzo, per quanto strano fosse essere finito ad un tavolo con un perfetto sconosciuto poimbato così.

Iniziammo a chiacchierare del più e del meno. Mi disse di chiamarsi Heizou Shinkanoin; di mestiere faceva il detective ed al momento era sulle tracce di un branco di delinquentelli di nome Arataki gang. Domandò se per caso li avessi visti, descrivendolo come un sostanzioso gruppo di uomini chiassosi e imbranati che avevano dato un po' di disturbo le notti precedenti. Non facevano niente, spiegò, ma in molti residenti si erano lamentati di musica tenuta a volume altissimo quasi fino al mattino.
<<Mai sentiti, non saprei come aiutarti>> dissi, appena prima di ricevere il mio piatto fumante e lui una porzione di yakisoba da parte della cameriera del locale.
Ringraziai la ragazza, e subito ripresi la conversazione con quel tizio.
<<Tu invece?>> chiese con un sospiro; intuii fosse sulle tracce di questi qua da un bel po' ma che continuasse a fare buchi nell'acqua. <<Che mi racconti?>>
<<Sto andando a Mondstadt per lavoro>> risposi con un'alzata di spalle, e presi ancora un boccone di cibo dal mio piatto.
<<Oh Dio, fantastico>> esclamò. <<Non sono mai stato all'estero!>>
<<Io sì, ma arrivarci è una faticaccia>> sospirai. <<Inazuma è proprio in mezzo al nulla, non puoi capire..!>>
<<C'è il mare>> obiettò.
Annuii. <<Appunto, non finisce mai>> confermai. <<E ancora non ho nemmeno trovato un posto su una nave>>

Lui si chiuse un attimo nel silenzio, suppongo ragionando. <<Un mio amico lavora in barca>> mi disse dopo circa un minuto di riflessioni. <<Potremmo chiedergli se possono darti un passaggio>> propose, ed i miei occhi brillarono improvvisamente.
<<Puoi chiederlo davvero?>> chiesi, al settimo cielo. Mi avrebbe risparmiato una grandissima faticaccia e alleviato molto il viaggio.
<<Certo, ma non garantisco. Non è una nave passeggeri, e probabilmente ti metteranno a lavare il ponte, conoscendo la capitana>>
<<Non importa>> risposi. <<Almeno non mi annoio troppo>>
Heizou annuì. <<Allora sbrigati a mangiare e andiamo al porto. Dovrebbero ripartire entro stasera, rischiamo di perderli>>

Il Sapore Di Un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora