5. And you ruined everything.

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ALEX

Di solito si è sempre soliti a pensare al peggio, è istintivo e umano.
Pensare al meglio, per alcuni, equivale a illudersi di una speranza che, si incenerisce proprio quando si comincia a vedere la realtà e il mondo crudele, attorno a noi. Molti invece credono che quel bene non se lo meritino, siccome tutto ciò che hanno e che hanno avuto è stato il male e, pensano che non arriveranno mai a perdonarsi per quella vita orribile, e  che non valga più la pena, continuare a sperare di vedere il meglio.

Mi chiedo spesso però,in quale delle due categorie io appartenga; non credo di essere una che si illude tantomeno che crede di meritarsi il meglio siccome i piani alti mi hanno già tolto ciò che per me era il meglio. E qui nasce il mio disagio: stare nel mezzo.

Preferirei essere uno dei due estremi di un segmento che essere un punto medio.
Preferirei essere i due fuochi dell'ellise che essere l'ellisse stesso. Preferirei essere un punto insignificante e invisibile che essere il punto d'origine.
E per quanto possa suonare patetico, io provo sempre a prendere decisioni e schierarmi in una delle due parti, ma credo che una parte di me si possa cancellare intraprendendo quella strada e che non ci sia un punto di ritorno.

Alcune volte sono io il blocco per cui non riesco a vivere una vita tranquilla e spensierata come gli altri giovani, sono io la cattiva della mia storia. Purtroppo, devo riconoscere che oltre la guerra interiore in me stessa alla ricerca della vera Alex, non posso tralasciare ciò che è accaduto a soli due giorni di cambio vita qui a San Diego.
Se avessi dato ascolto a papà e fossi uscita in quei tre mesi caldi, sarebbero cambiate le cose? Sarebbe tutto uguale?

Come ben si sa, queste domande sono inutili e mi escono a raffica nella mia mente, proprio perchè non ho preso una decisione, il classico detto "a ogni buona azione, una punizione"

"Sai, ho scoperto che c'è una psicologa nella tua scuola, perchè non provi a parlarle? Magari ti farà bene" mi distrae dai pensieri papà.

"Non credo di volerne parlare con una sconosciuta, specialmente se è della scuola." borbotto.
Non mi è mai piaciuto andare dalla psicologa e parlare dei miei problemi, posso gestirmeli da sola e non credo di aver alcun bisogno di aiuto, seppur nei miei sogni sono costantemente tormentata dai soliti dejavù che non vogliono farmi dormire in pace.

"Come vuoi Alexandra, però sappi che le persone ci sono"
Annuisco. Non ho voglia di parlare molto, oggi.
Sono ancora un po' scombussolata per ieri sera e non credo che la mente voglia darmi tregua da quel ricordo.Vorrei parlare con gli altri, ma non trovo nemmeno le giuste parole da dire. Non sono miei amici, l'ho pure urlato a loro. Inoltre è stato tutto così nuovo che ho capito di essere stata all'ombra per un po' ormai. Un po' tanto. Devo parlare con loro.

Ho il diritto di sapere no?

"Oh Alex, comunque stasera ci sarà un ragazzo da noi per cena."
Strabuzzo gli occhi.

"Come mai?" domando.
"Hai presente ieri che dovevo andare a difendere il colpevole della rissa? Beh era un ragazzo, credo sia della tua età. Abbiamo parlato un po' e credo che abbia bisogno di qualcuno sai? Sembra solo."

Sbuffo ma mi sforzo a sorridere ai gesti amorevoli di papà nei confronti di altre persone, capisco che si preoccupi tanto per loro, ma non credo che debba far così, perchè alla fine la gente se ne approfitterà, no?

"Alla fine non hai parlato con lo sceriffo?" chiedo ricordandomi della conversazione di ieri.

"Oh Sì! Hai ragione. Lo sceriffo ha detto che posso aiutare con le indagini, che una mano in più non fa male. Inoltre mi ha detto che il ragazzo scomparso si chiamava Austin e che a quanto pare non ha un bel passato: ha molti debiti e l'hanno espulso a quanto ho capito dalla scuola che adesso stai frequentando. Non sembra un ragazzo modello,ma un motivo ci dev'essere se è scomparso no?"

D r a m a C l u bWhere stories live. Discover now