14.0 You can't wake up, this is not a dream. (I)

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   PRIMA PARTE

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   PRIMA PARTE

preparatevi, perchè questi due capitoli prenderanno una brutta piega.

TYLER

Se c'è una cosa che mi hanno insegnato i miei genitori è che,comunque vada, bisogna essere sempre i migliori.

Non sono mai stato il classico bambino che amava le macchine e che giocava alla playstation, perché io sono sempre stato un passo avanti agli altri bambini. Io mi allenavo, giorno e notte, per diventare e poter essere il migliore.

Nonostante tutto, ai miei genitori non bastava tutto l'impegno che ci mettevo, loro volevano di più, ovvero, vantarsi del loro bambino prodigio, educato, bravo e , con un futuro da atleta in vista.

In Fondo ero solo un bambino. Quando tornavo in camera a malapena riuscivo a biascicare una parola per quanta stanchezza avessi in corpo. Volevo essere il migliore giocatore di football per avere così l'amore da parte dei miei genitori ed essere finalmente stimato da mia sorella Lauren.

Volevo essere amato anch'io come i genitori amavano i propri figli, che li coccolavano, giocavano con loro, li accudivano come di dovere. E io? Cosa avevo in meno di loro? Niente. Io non sapevo nemmeno cosa significasse giocare, perché ero costantemente impegnato nel diventare il giocatore migliore, per rendere soddisfatti di me, mamma e papà.

Eppure, nonostante il mio impegno, le cose non andarono come sperato. Avevo solo tredici anni quando una mattina mi svegliai e cominciai a chiamare mamma e papà. Loro non c'erano più. Erano andati via e io ero rimasto solo a badare a mia sorella Lauren.

Il primo mese è stato difficile: chiedevo ai vicini dei soldi per poter comprare da mangiare, dato che a quell'età non potevo lavorare, e compravo una sola confezione di pasta, la meno costosa, la dividevo con mia sorella. Ogni sera, Lauren si affacciava alla porta di casa nella speranza, anche solo per sbaglio, che i nostri genitori tornassero da noi. Oppure, ogni notte piangevo chiudendomi in bagno per non farmi sentire,- perchè non riuscivo a credere che fossero andati.- Avevo ancora bisogno di loro. Faceva male pensare che avrei dovuto imparare a risolverlo da solo. Ma ci ero riuscito: sono riuscito a crescere mia sorella, a sostenere due persone e sono diventato uno dei migliori giocatori, nonostante un cuore malridotto.

Forse adesso non mi fa neanche così male l'assenza dei miei genitori, perché io ho cominciato a essere grato delle cose che ho e, seppur poco, a essere fiero di me.

Da quando mamma e papà ci hanno abbandonati, gli occhi di Lauren si sono spenti, così come il suo sorriso. È diventata fredda, arrogante e dà sempre la colpa al mondo per qualsiasi disgrazia capitata. Lauren soffre l'abbandono dei nostri genitori, ma preferisce odiarli piuttosto che cercare in qualche modo di ringraziarli per la piccola donna che è diventata.

Da quel giorno, però, il nostro rapporto si è rafforzato: non avevamo o segreti, seppur le condizioni, ci bastavamo e ci promettevamo di restare insieme.

D r a m a C l u bWhere stories live. Discover now