Quattordici

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Smith ha il brutto vizio di convocarci insieme per ogni minima cosa. 
Ma, nonostante ciò mi costi minuti preziosi della mia vita insieme a quel rospo di Riddle, questa volta sono grata di essere stata chiamata: ho delle domande da fare a Smith. 

Innanzitutto che cosa si aspetta che facciano due studenti rinchiusi dentro una scuola e, nel caso, cosa vuole farci fare. 

Anche oggi il tizio strano (che ho scoperto chiamarsi Gazza) ha interrotto la lezione per chiamarmi. Parlo al singolare perché Riddle era in un altro corso, per fortuna, quindi il povero custode ha dovuto fare due rampe di scale. 
Ad ogni modo, ora siamo dentro l'ufficio della preside, senza quest'ultima, che ha concesso nuovamente il suo studio per 'affari ministeriali'. 

«Eccoli, i miei preferiti» ci saluta Smith appena entriamo. 
«Salve» diciamo all'unisono io e Riddle. 
Questa sintonia mi spaventa, anzi, mi terrorizza. Meno ho in comune con Riddle, meglio è. 

«Signorina Delacroix, le chiedo di deporre la sua bacchetta, grazie» afferma l'auror. 
Alzo le sopracciglia, stupita. 
Essendo un'autorità quella che ho davanti, tutto ciò che dice è legge (più o meno), quindi mi limito ad obbedire, appoggiando la mia bacchetta sulla scrivania. 

«Ottimo» si passa una mano sui baffi l'agente. 
«Non sedetevi, sarà molto veloce» aggiunge e così noi facciamo. 
«Novità?» chiediamo io e Riddle, simultaneamente. 
Lo guardo ad occhi sbarrati mentre lui sembra solo divertito. 

«Sì.
«Siamo riusciti ad identificare la vittima e a dargli un nome e una vita: si chiamava Martìn Dubois ed era uno spazzacamini babbano, nonostante fosse un mago. Né figli né famigliari di alcun tipo, alcuni conoscenti dicono si comportasse in modo strano nell'ultimo periodo, quasi impaurito. Essendo questa la prima pista che abbiamo, ovvero che l'assassino avesse qualcosa di losco in comune col nostro povero uomo, e anche l'unica, le nostre forze sono impuntate su questa» spiega con un fierezza invidiabile. 
Si direbbe che ami il suo lavoro. 

«Bene, qualcos'altro che mi riguardi?» domanda Riddle, spazientito. Immagino gli manchi la sua cara bacchetta.
Come spaventerà i primini altrimenti?

«Se sta parlando della sua bacchetta, mi dispiace, ma non è arrivato il momento» dichiara Smith prendendo anche la mia, di bacchetta. 
La afferra e la ripone in un sacchetto che stava tenendo pronto. 

Mi sporgo in avanti con l'intenzione di fermarlo, in vano. 

«Per quale motivo?» chiedo aprendo le braccia. 
«Per ricattarvi» risponde semplicemente. 

Che?

«Le mie fonti mi dicono che non state facendo molto per collaborare con le indagini» 
«Forse perché siamo chiusi a scuola?» gli ricorda Riddle. 
«Allora farete qualcosa a scuola; che so, bervi un tè e discuterne, leggere un bel libro insieme e parlare di come il colpevole possa essere relazionato a voi. Che ne so, quello che vi pare, basta che facciate qualcosa». 

Preparati all'inferno, Edith.

...

Scendendo a patti con Smith, siamo riusciti ad ottenere un massimo di tre pomeriggi passati insieme a settimana. 
Da tutto il giorno stringo i denti e mi mordo la lingua al solo pensiero di dover condividere anche solo un'ora al giorno con quel vermaccio maledetto di Riddle. 
Solo l'idea mi fa venire mal di pancia.
Oltretutto, non ho alcuna intenzione di indagare su questo stupido omicidio che, se non fosse per il fatto di essere una testimone, non mi riguarderebbe per niente. 

Ogni volta che vedo Riddle, una rabbia mai provata prima mi avvolge il corpo. La sua esistenza mi turba, mi disturba e mi infastidisce.
Soprattutto mi infastidisce. 
Mi chiedo perché un essere come il signore oscuro si sia sentito in dovere di generare una prole, quando il mondo sarebbe stato un posto migliore se la sua stirpe si fosse estinta una volta per tutte. 

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Where stories live. Discover now