Trentasei

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Ti senti convinta di poter ancora farcela, che in realtà tu sei più forte. 
Ma gli eventi si sovrappongono, si annodano tra loro e si fermano con un groppo alla gola. 
Vorresti scappare, lasciarti tutto alle spalle, ma il passato è il passato, il presente è il presente e si spera in un futuro. Speri di poter sostenere cose più grandi di te, speri di andare avanti. 
Ma i mostri sono così forti rispetto a me e io provo a calmarli, ma vincono sempre. 

Corro finché non mi cedono le gambe, finché il fiato non cessa e finché il cuore fa fatica a pompare il sangue. 
Lo shock è tale che prima di smaterializzarmi ho già percorso tre rampe di scale correndo, con Smith alle calcagna. La mente si offusca così come la vista, gli occhi sbarrati che lacrimano e le mani tremolanti. 

Sento pronunciare un incantesimo, ma io ormai sono già sparita da quel luogo. Nonostante ciò mi sembra ancora di sentire la sua voce, le sue imprecazioni e lui che parla: "ti stavamo aspettando". 

Quel sorrisetto e quello sguardo e poi quella mia fame di vendetta. 
Avevo l'assassino di mio padre sotto il naso per tutto questo tempo e non ho fatto nulla. Peggio ancora, mi ha parlato, mi ha confortato e io mi sono fidata di lui. 

"Smith", diceva di chiamarsi, ma con quell'ultima frase il suo accento russo si è fatto sentire e il suo vero nome rimbomba nelle orecchie. 
'Assassino' sembra dire la voce nella mia testa, ma io so cosa sta dicendo in realtà: 'stupida', non a lui, a me. 
Stupida perché ho lasciato che tutto mi scivolasse dalle mani, che mi passasse davanti e che io facessi finta di nulla, proprio come mi ero ripromessa di non fare. E invece eccomi qui, con le mie paure più grandi che mi alitano sul collo e la morte che mi osserva da dietro l'angolo, per chiedermi se sono pronta ad andarmene via con lei.  
Ma io non sono pronta, ho un compito da portare a termine, delle persone da salvare. 
Chissà se Morris è ancora vivo, lo avranno preso con loro e ucciso, probabilmente.
Allora chi resta? 
Ivy, mia sorella, è a casa con mia madre, sola con lei. Che le farà?
Il cervello viaggia, ma il cuore si ferma all'unica parola confortante: nulla. Non l'ha fatto prima, perché dovrebbe farlo ora?
E poi..? 
Mio padre, ma lui è già morto. 
Poi resto io, ma io posso morire, tutti gli altri no. 

Il mondo ne ha già avuto abbastanza di me, posso andarmene. 
Ma posso davvero?
No, in realtà, altrimenti Ivy chi la salverà? E mio padre, che fine farà lui? 

Ma papà è già morto, ma Ivy no...o forse sì. 

No no no. 

Ancora quell'orribile sensazione di oppressione, quando tutto non dipende da te. 
Ma c'è qualcosa che posso fare?
Sì, sì c'è. 
Posso andare al ministero, denunciare mia madre. 
Denunciare mia madre, la donna che mi ha partorito, messo al mondo, amato o almeno credo che l'abbia fatto. 
O anche Smith, io so dove si trova. Ma lui sa che io so, quindi probabilmente starà già cambiando sede. 

Nel mio appartamento, a casa di mio padre, a casa mia. Le sue luride mani, i suoi sporchi pensieri a casa mia. 
Perché mia madre gliel'ha concesso, lei ha venduto l'attico e certamente sapeva l'identità dell'acquirente. 
L'assassino di suo marito, quale onore deve essere averlo in casa propria. 

Perché l'hai fatto, mamma? Hai rovinato tutto, tutto...

Non avevo notato un bigliettino ai piedi della porta di camera mia, qualcuno deve averlo recapitato. 
Non è la solita carta, è un'altra. 
È ripiegato e sopra vi è scritto "Per Edith". 
Riconosco la grafia ordinata e pulita di Mattheo. Lo apro e leggo il contenuto: 

"Sono a casa per le vacanze, scrivimi. 

M.R." 

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Where stories live. Discover now