Trentadue

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Quei due occhi continuano a fissarmi. Mi scrutano, scavano dentro di me fino alle ossa, ma non si fermano. Continuano, vanno più in profondità e arrivano alla mia anima, la afferrano e la stringono, la stringono così forte da farmi male. 
«Edith» mi chiamano. 
Non ho la forza di rispondere. 
«Edith» continuano, ma...non sono loro che parlano. 

«Edith!» mi scuotono con violenza, mi prendono una spalla e stringono anche quella. 
Ma io non li ascolto, io non sono lì con loro. 
Non riesco più a distinguere il sogno dalla realtà. Li sento vicini ma so che sono lontani, devono esserlo...

«Edith» ancora una volta. 
«Edith, svegliati»

Sono le iridi di Hermione che mi fissano. Le sue, nocciola, non azzurre, le sue. 

«Morris è scomparso».
«Scomparso? Chi è scomparso» la voce ancora impastata dal sonno. 
«Morris, ma alzati che ti spiego» 

Mi guardo allo specchio e, dietro di me, vedo ancora quelle pupille vuote osservarmi. 
Mi volto ma non c'è nessuno. 
Ieri sera non ho nemmeno lavato i denti, mi sono solo buttata sul letto e mi sono addormentata. Non ho lasciato il tempo al cervello di elaborare, la ferita era ancora troppo fresca. 
Non posso lasciare che le emozioni mi offuschino la vista, posso concedermi attimi di smarrimento solo la notte, ma di giorno devo stare con i piedi per terra: ho un omicidio (due, a questo punto) e una scomparsa, evidentemente, a cui pensare. 

«Spiegati meglio, Herm» le dico uscendo dal bagno «che intendi con 'scomparso'?» 
«Ieri, quando tu sei tornata a scuola, io sono rimasta lì con lui. Gli hanno fatto delle domande, poi l'hanno rimandato a casa» risponde «verso sera, una signora ha trovato il portafogli di Morris e l'ha portato agli oggetti smarriti. Lì, qualcuno ha chiamato a casa dell'agente per avvertirlo, ma ha risposto sua moglie dicendo che Carl non era tornato quel giorno»

L'hanno preso gli uomini di Smith? 

«L'avranno preso quelli di Smith» aggiunge lei «forse hanno sperato che non si svegliasse mai più, ma invece l'ha fatto e si ricorda cose che non dovrebbe sapere»
«Può darsi» alzo le spalle, anche se in realtà è l'ipotesi più credibile. 

«Tu dici che sanno, al ministero?» chiedo mentre camminiamo l'una accanto all'altra per i corridoi. 
«Che cosa?» 
«Che Smith si è spacciato per un agente, che è venuto qui, ha parlato con la McGranitt, con me e...»  sto per aggiungere 'ha la bacchetta di Riddle', ma mi fermo.

Sento un vuoto nella pancia che presto viene riempito dalla rabbia. Smith ha mentito, Riddle ha mentito. 
Smith si è spacciato per un agente. 
Riddle ha giocato con me e io da stupida gli ho creduto.  
Brutto bugiardo del cazzo. 

«E..?» mi sprona a continuare la mia amica. 
«Non ha importanza, ma dovremmo seriamente parlarne al ministero se ancora non lo sanno» 
«Okay, andiamo oggi, dopo le lezioni» propone. 
Sto per acconsentire ma poi mi ricordo di avere lezione di musica. In normali circostanze eviterei semplicemente di andare, ma manca sempre meno all'esibizione finale (praticamente tre giorni, in realtà). 

«Oggi non posso, ho lezione di musica, facciamo domani»
«Va bene»

Durante le lezioni sono distratta, penso solo ad una cosa: Dubois e mio padre. 
Due assassini diversi? Non quadra. 
Forse mi sono immaginata tutto, ho aggiunto dettagli insignificanti, ma deve essere così. 
Ma quel fascicolo...
Il fascicolo. 

O mio dio. Come ho fatto ad essere così stupida? 
Sono stata convinta fino ad adesso che si trattasse di quello vero, ma era chiaramente un falso. 
Il cognome scritto male, il fatto che non ci fosse nemmeno un accenno all'autopsia e poi quel dettaglio: l'uomo di Smith l'ha lasciato andare, per smaterializzarsi. Non l'ha portato con sé, l'ha lasciato con me.

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora