Venticinque

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Devo arrivare in ritardo alla lezione di astronomia per poter parlare con la Signora Grassa. 
«Cara!» mi saluta. 
«Salve» replico «avrei una richiesta». 
Ho scelto questo orario (poco prima di pranzo) poiché è quello dove vi sono meno studenti che vagano per la scuola. 

«Dimmi pure, cara» si sistema l'abito la donna nel dipinto. 
«Posso darle del tu?» chiedo innanzi tutto. 
«Certo» 
«Bene. Hai presente quel ragazzo serpeverde spocchioso e troppo alto?» 
«Ovviamente» ride goffamente, sembrando quasi un maiale. 
«Bene. Ti dispiacerebbe farlo entrare le prossime volte che viene?» sfoggio il miglior sorriso che possiedo. 
«Oh, cara...sai che non posso» china leggermente il capo «anche se si tratta di questioni romantiche...va contro il regolamento introdurre studenti di altre case...ora che ci penso però...forse...forse potresti farmi un piccolo favore»
«Tutto ciò che vuoi!» 
«AH!» esclama entusiasta «trovami il liquore di lampone nelle cucine...ai miei tempi era una meraviglia...mi domando se lo fanno ancora...nel caso non ci fosse, prendi quello di mirtillo»
«Va bene, perfetto» accordo «appena riesco te lo porto». 
«Grazie, grazie, graziee!» canta. 
«Grazie a te» 
«Grazie, grazie, graziee! Evviva l'amoorr! Evviva la vita!» continua a stonare. 
«Aspetta» dico «e dove le trovo io le cucine?» 
«Sotto la Sala Grande si trovano, puoi accedervi dalle scale del dormitorio dei tassorosso. Per entrare, felice la pera devi fare!» 
«Far felice la pera?» domando confusa, ma lei, presa dalla sua esibizione, si sta spostando da un quadro all'altro canticchiando. 

«TU!» sento la voce del custode dietro di me. Mi volto e lo vedo su una delle scalinate superiori. Senza indugiare, scappo, correndo con tutta la forza che ho. 
Mi manca solo una punizione per non essere andata a lezione. 
Mentre corro, mi scontro con qualcuno. 

«Edith?» è Mattheo. 
«Shh!» intimo nascondendoci in un punto dove Gazza non può vederci. Spero non sia in compagnia della sua gatta, perché quella vede tutto e tutti. 
Siamo molto vicini, molto. Io sono contro il muro, mentre lui mi sovrasta con i venti centimetri buoni che ha più di me. 
Sento i passi del custode e poi un grugnito, intuisco quindi che sia andato via. 

«Non mi sembra un buon metodo di approccio, ma mi hai conquistato» dice Riddle prima di baciarmi. 
Il suo sapore mi è mancato, ma non dimentico come mi ha trattata ieri sera. 
Come un oggetto. 
Mi scosto, non permettendogli l'accesso alle mie labbra.

«Sei incazzata?» 
«Cosa te lo fa intuire?» 
«Dai...» ci riprova, ma mi sposto. Mi mette una mano sul fianco e l'altra la porta sul muro, intrappolandomi nella nube che crea il suo profumo. 
Lo vedo che storce il naso. 
«Che hai?»
«Quanto profumo ti metti?» chiede. 
«Pensa per te, si sente il tuo odore di tabacco dall'altra parte della scuola»
«Davvero?» mi bacia il collo «devo metterne di più allora, perché voglio che mi senta tutto il mondo». 
«Anche io, allora» 
«No» ringhia. 
«No?»
«Il tuo posso sentirlo solo io». 

Sorrido prima di unire le nostre labbra. Le sue dita salgono, sfiorandomi il seno e arrivando al mio collo, che accarezza. 
«Stasera vengo da te» afferma. 
«E se ti dicessi di no?» 
«Verrei comunque» 
«Tanto non puoi entrare»
«Non hai saltato la lezione per corrompere quella stronzetta del vostro quadro?» 
«E tu come fai a saperlo?» aggrotto le sopracciglia, stranita. 
«Ho le mie fonti» sorride contro la mia bocca e noto un dettaglio interessante: fossette. 
Le adoro. 

«Non farti vedere» gli dico. 
«E come faccio? Sono troppo bello per non farmi notare»
«Numero uno, non è vero» 
«Bugiarda» scende baciandomi il mio collo. 
«Numero due» gli prendo il viso tra le mani «anche se ti vedessero, cazzi tuoi» lo bacio un'ultima volta prima di allontanarlo. 
«Cazzi miei?» 
Annuisco. 
«Io direi che sei stata tu ad invitarmi» mi tiene la mano, per non farmi andare via. 
Ora è lui contro il muro. Piega leggermente le ginocchia per arrivare alla mia altezza. Lascia il mio polso e afferra la mia vita, spingendomi verso di lui. 
«Non ti crederebbe nessuno, è la mia parola contro la tua» gli indico il petto «vincerei io»
«Vinci tutte le volte che vuoi» mi bacia «basta che mi permetti di baciarti» 
«Stasera» gli faccio l'occhiolino prima di andarmene definitivamente. 

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Where stories live. Discover now