Trentatré

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All'ultima lezione prima dell'esibizione Riddle non si è presentato. 
Era impegnato? 
O forse per non vedermi? Per non incrociare il mio sguardo, per non subire il dolore che si cela dietro esso? 
Lui prova quello che provo io? 
Sta male, soffre come sto soffrendo io?
Pensa a me nel modo in cui io penso a lui? 
Prova quello che provo io? 

Ma io, d'altronde, che cosa provo? 
In realtà...rabbia, tanta tanta rabbia. 
Verso me stessa, perché a volte dico e faccio cose che non vorrei.
Verso Riddle, perché mente e i bugiardi non si perdonano. 
Verso la mia famiglia, mia madre: non scrive una lettera da settimane ormai, proprio quando avrei bisogno di sentirla vicino. 
Verso tutti, che si aspettano da me cose che non posso fare.

Vitious oggi è stato insistente, raccomandandosi di essere impeccabili per sta sera. 
Siamo a cinque ore dallo spettacolo e già vorrei collassare. 

Ieri, rientrata dall'ufficio dalla McGranitt, prima di buttarmi sul letto a piangere, ho dovuto spostare il vestito che mia madre mi ha spedito per l'occasione. Non l'ho nemmeno visto, ho solo buttato quell'enorme sacco bianco sul pavimento, ricordandomi di non calpestarlo una volta sveglia questa mattina. 
Non mi interessa del vestito, nemmeno dell'esibizione: voglio solo che tutto passi.
Ma tempo al tempo. 

Seduta contro una colonna del chiostro interno, il marmo freddo che mi fa trasalire appena mi appoggio, la custodia del violino sulle gambe e lo spartito in mano. 
Mi rifiuto di provare il brano ancora una volta, già fatto fin troppo. 
Mi siedo e basta, penso e mi domando cosa succederebbe se decidessi semplicemente di ignorare tutto. Lasciare che i fatti mi travolgano, senza combattere, rimanendo inerme fino a che il peggio non sarà passato. 
È la cosa giusta da fare? 
Dimenticare mio padre? Quello che gli è stato fatto, non risolverla una volta per tutte? Mi si spezza il cuore se penso che se lasciassi tutto perdere, gli stessi problemi potrebbero ripresentarsi a Ivy, mia sorella, quando un giorno anche lei frequenterà questa scuola e la assaliranno gli stessi dubbi che ora tormentano me. 
Perché è così: se non li risolvi, i problemi tornano.  
E io? Sarei felice? 
Sarei soddisfatta dopo essermi arresa? 
No. 
Vivrei una vita di rimpianti, triste e sola. 

Quindi devo farlo: salvare mio padre. 
Salvare mio padre per salvare me stessa. 

Salvare mio padre per salvare me stessa. 
Okay, è un patto che posso accettare. 
Quando tutto finirà, potrò vivere felice. Sapere la verità, la cosa più importante di tutte, anche se farà male, è tutto ciò che voglio. 
A qualunque costo. 

...

L'unica manovella che tocco è quella dell'acqua fredda. Congelata. 
Aspetto che diventi gelida prima di immergermi sotto il getto. 
Lascio che il freddo ghiacci tutto. La sporcizia, la rabbia: lascio sbollire tutto, che si raffreddi, così che sia più facile da scacciare. A pezzi, parto dai capelli, una mano piena di shampoo che spalmo su tutta la cute. Massaggio la schiuma con le unghie, con forza, strappando via tutto. 
L'acqua sciacqua e io aggiungo ancora sapone. Finché non fa male, continuo. 
Riempio la spugna di bagnoschiuma e parto dalle braccia, poi le cosce, i polpacci, tra le dita, sotto le unghie, la faccia. 
Via, tutto quanto. 
Non lascio scoperto un millimetro di pelle, ma odio la sensazione di aver comunque tralasciato qualcosa. 

Più la spugna fa su e giù più ne sento il bisogno. 
Qualsiasi cosa sia sopra la mia pelle, deve sparire. 
L'acqua continua a scorrere e mi decido ad uscire dalla doccia solo dopo il bussare di Hermione, dice che le serve il bagno. 
Mi avvolgo nell'asciugamano e apro la porta, lasciandola entrare. 

«Fa quasi freddo qui dentro» ride avvicinandosi al lavandino. 

Non abbastanza, vorrei dire, ma mi limito a pensarlo. 

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Where stories live. Discover now