Capitolo 27

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-vuoi restare?- domandò sorpreso Ian.

-te l'ho detto non mi piace la mafia e tutto quello che è connesso ad essa ma sei mio padre e...e so adesso che non volevi abbandonarci veramente come ha sempre detto la nonna. La mamma ha sempre creduto in te e voglio provarci anch'io- spiegò con calma e con le lacrime agli occhi Marteen mentre Ian sorrideva debolmente felice di poter avere la possibilità di proteggere il figlio -solo non farmi entrare in questo modo-

-la scelta è solo tua, puoi restare qui tutto il tempo che vuoi Marteen-

-e un altro che non ci aiuta-

-sta zitto tu- sbottò Amelie tirando un pugno sulla spalla del marito prima di andare ad abbracciare Marteen cosa della quale il biondo si sorprese ma comunque ricambiò l'abbraccio.

-lascia stare mio figlio Philip- disse a sua volta Ian guardandolo male. A lui bastava avere il figlio al suo fianco e non gli interessava che entrasse a far parte di quel mondo, anzi forse non voleva nemmeno che ne facesse parte.

-che ti ha scritto Lotar?- sussurrò a bassissima voce Philip per farsi sentire solo e soltanto dal suo migliore amico mentre Amelie aveva peso a mettere davanti a Marteen qualunque tipo di cibo possibile ed immaginabile solo e soltanto perché lo stomaco del ragazzo aveva iniziato a brontolare per la fame.

-che dovevo andare da lui a recuperare il proprietario di quegli orecchini- sussurrò Ian a sua volta osservando attentamente il figlio per imprimersi qualunque minimo particolare nella mente. -ora so che era solo una trappola, probabilmente quegli orecchini li aveva da un anno e ha semplicemente aspettato un momento giusto per mandarmeli-

-non li aveva- Ian e Philip guardarono confusi Marteen che si era intromesso nella loro conversazione -ho trovato io la mamma dopo che quegli uomini se ne erano andati e non li aveva addosso gli orecchini così come non aveva il bracciale- continuò il biondo -ci ho ripensato adesso ma non aveva nessuno dei due-

-portava sempre anche il bracciale con le spirali?- domandò sorpreso Ian e Marteen confermò annuendo.

-è possibile che...no sarebbe troppo bello-

-cosa?- domandò curiosa Amelie.

-non sembrava nemmeno lei quando l'ho trovata e ho pensato che...non le hanno fatto nemmeno l'autopsia anche se io avevo chiesto di farla dopo che avevano detto che si trattava di suicidio-

-cosa?- domandò sorpreso Ian prendendo velocemente il suo telefono con il cuore a mille.

-cosa stai facendo?- domandò sorpreso Philip ma Ian non gli rispose aspettando che la persona dall'altro lato rispondesse, sperando allo stesso tempo che non avesse cambiato numero nel mentre.

-a cosa devo questa chiamata Ector?- domandò l'uomo e Ian mise il vivavoce facendo cenno a tutti di non fiatare.

-al pacco che mi hai inviato bastardo- ringhiò Ian -dove hai preso quegli orecchini?-

-dalla tua donna Ector- ridacchiò Lotar mentre Ian stringeva le mani in pugni.

-e come l'hai trovata?-

-sapevo da anni dove fosse semplicemente ero stato incastrato da te in prigione ma appena sono uscito sono andato a trovarla per vendicarmi. L'ho trovata sola soletta che ti stava aspettando- a quella frase Ian osservò attentamente il figlio domandandosi se l'altro sapesse della sua esistenza.

-è li da te?-

-ovviamente-

-fammi parlare con lei- doveva assolutamente accertarsi che Lili fosse li prima di fare qualche mossa.

-perché dovrei?-

-perché voglio assicurarmi che sia realmente lei prima di venire da te-

-vuoi farlo davvero?- l'uomo rise e ci furono un bel po' di minuti di completo silenzio prima che riprendesse a parlare -fa sentire la tua voce donna- Ian e Marteen si fissarono negli occhi entrambi speranzosi in quel momento. -chi è?- e sentendo quella voce Marteen sgranò gli occhi con le lacrime che stavano nuovamente cercando di uscire: sua madre era viva, avevano semplicemente inscenato la sua morte.

-Lili- disse anche Ian e al riconoscere quella voce per poco Elizabeth non impazzì.

-Ector- chiamò lei anche se le era venuto per un attimo di chiamare l'altro con il suo vero nome.

-Lili stai bene?-

-si, non muoverti- disse velocemente la donna lanciando un'occhiataccia all'uomo che le stava porgendo il telefono -io sto bene e non azzardarti a fare niente di avventato-

-come posso non fare qualcosa di avventato! Lili ti ha rapita- protestò Ian sperando di sentire nuovamente la voce della donna ma chi gli rispose fu Lotar che aveva nuovamente allontanato il telefono dalla bionda.

-vieni qui entro domani pomeriggio o inizierò a mandarti per posta pezzo per pezzo dell'ultima persona ancora in vita della tua famiglia- Lotar non diede tempo a Ian di rispondere che chiuse la chiamata.

-è viva- sussurrò Marteen.

-non per molto-

-Ian cosa hai in mente?-

-devo salvarla- disse convinto il moro -mi sono sentito morire prima quando ho scoperto della sua morte e non reggerei nel sapere che Lotar può arrivare ad ucciderla veramente quando posso fare qualcosa per impedirlo-

-e come? Quello ti vuole morto! Sono anni che ti vuole morto e...-

-devo salvare la mia Lili, devo ancora capire come diavolo fa a conoscere il mio pseudonimo- aggiunse poi visto che era rimasto davvero tanto sorpreso quando aveva sentito Elizabeth chiamarlo Ector.

-voglio aiutarti-

-non se ne parla Marteen-

-ma...-

-andrò da solo e la salverò-

-come con quella gamba!- sbottò ancora il biondo scuotendo la testa.

-tuo figlio ha ragione Ian. Non vinceresti mai contro di lui da solo, andiamo insieme-

-se porto qualcun altro con me potrei mettere in pericolo Lili-

-rischiare di morire in questo modo barbaro non è nemmeno la soluzione Ian- disse Amelie felice di poter usare il nome esatto del moro almeno difronte a Marteen.

-ti prego papà va con gli altri- sussurrò Marteen -se muori adesso che ti ho trovato io...-

-mi hai chiamato...- Ian non riuscì a finire la fase che si alzò di colpo per andare a stringere a se il figlio solo che venne raggiunto prima dal biondo che non voleva farlo stancare troppo con quella gamba.

-sei mio padre perché non dovrei chiamarti papà?- sussurrò Marteen facendosi sentire solo dal moro.


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