Capitolo 28

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Il castello di cristallo fondato su bugie e segreti della famiglia Blake si era appena crepato. Mia madre era isterica e mio padre nervoso. Mi avevano chiesto se sapevo che sarebbe scappato, se mi aveva contattata, se l'avevo visto...Non avevo idea del perchè, forse per alleviare il senso di colpa di tutti quegli anni ma mentii. Ormai era diventata un'abitudine. Era di famiglia. Dissi loro che non ne sapevo nulla, che Ian non mi aveva contattata e non l'avevo visto. Questo alimentò solamente la loro preoccupazione: il figlio fantasma con una grossa voglia di vendetta sulle spalle era a piede libero. Se avessi detto loro la verità sicuramente mi sarei beccata due pesanti schiaffoni da parte di mia madre, mi avrebbe rimproverato per non averli avvisati e per aver dato a lui tutti quei soldi, ma in ogni caso, non avevo idea di dove fosse andato. Era con quel ragazzo di cui ancora non sapevo il nome e sicuramente faceva ancora uso di qualche sostanza, oppure erano tutti i medicinali che gli avevano somministrato in quegli anni.

Ian era pericoloso e ora era davvero un fantasma e avevano paura. Poteva mostrarsi e disintegrare quel castello, eppure sapevo che stava preparando qualcosa. Ian era pazzo ma ragionava sempre in grande. Senza dei documenti non poteva di certo viaggiare liberamente, probabilmente si stava spostando su stradine e col volto coperto. Inoltre, non si poteva nemmeno avvisare la polizia della sua fuga perchè per lo stato, per tutti, Ian Blake era morto nell'incendio di quattro anni fa, appiccato da lui stesso. I miei genitori erano da soli, o meglio, Harold li stava aiutando. Ovviamente lui sapeva la verità. E aveva mezzi particolari, così avevo origliato dall'ufficio in casa di mio padre. Avevo raccontato a Jace il motivo del mio arrivo. Ormai sapeva la verità e volevo parlarne con qualcuno, con Winter non potevo e con Seth, mi sentivo ancora strana a parlargli di lui. Gli raccontai che l'avevo visto e dei soldi, ma ci infilai una piccola bugia e gli dissi che avevo recuperato tutti i soldi e l'incontro era filato liscio come l'olio.

Quella sera andai a cena da Jace perchè, oltre a non voler vedere i miei genitori dopo le infinite domande che mi avevano fatto, e che a parere mio avrebbero potuto farmi anche via telefonata, mi aveva inviata perchè Jasmine voleva rivedermi. Fu una boccata d'aria fresca quella cena. Mi aveva fatto piacere rivederla e soprattutto vedere che entrambi stavano attraversando il lutto del nonno con forza e con un gran sorriso. Jasmine era una ragazza dolcissima e fisicamente assomigliava molto a Jace, avevano gli stessi colori e avrebbe fatto una strage di cuori, infatti, mentre Jace andava e veniva dalla cucina per cambiare le portate, lei mi confessava qualche nome maschile che se lui l'avesse sentito probabilmente avrebbe iniziato il terzo grado.

«E tu?» Mi aveva chiesto quando Jace era andato in bagno e noi eravamo sul divano.

«Io cosa?» Sorrisi lievemente.

«Come sono i ragazzi di San Francisco?» Sussurrò maliziosa. L'unica differenza tra lei e Jace erano le graziose lentiggini sul naso all'insù.

Di New York, avrei voluto rispondere ma non avrebbe capito.

«Carini.» Dissi. «Ma non mi interessa nessuno.»

Era una mezza bugia. Nessuno di San Francisco mi interessava.

«Non ci credo.»

«A cosa non credi?» Jace tornò e subito i suoi occhi guizzarono tra me e sua sorella.

Casa di Jace non era grande, c'era il necessario su un intero piano ed era molto intima, con i muri molto sottili.

«Che a Nyx non interessa nessuno in quel college.»

Ovviamente lei non sapeva che tasti stava andando a toccare ma lo sguardo del fratello mi stava mettendo soggezione. Non avevo idea di cosa fosse successo tra lui e Seth ma volevo mantenere la promessa fatta a quest'ultimo.

Avenging AngelsWhere stories live. Discover now