Capitolo 12

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La notizia di quel fatto di cronaca violenta si diffuse in fretta e mentre facevo colazione, nonostante fosse mezzogiorno, non potevo non notare quanti pagine online di notiziari ne stessero parlando. Avevo provato ad ignorare io tutto ma era stato impossibile e quel senso di paranoia era ritornato prepotente.

I Vendicatori.

Molti puntavano a loro ma altri, le stesse istituzioni di difesa, non ci credevano. Era un modus operandi simile al loro ma non lo stesso, e loro, serial killer per crimini specifici, non si sarebbero allontanati da quella strada. Inoltre di loro non si sapeva nulla. Quello che facevano, lo facevano in luoghi isolati e ovviamente sempre diversi, così da non essere scoperti. Sarebbe stato assurdo rischiare tutto così. Di quell'uomo non si sapeva nulla, non si avevano nemmeno ipotesi che potesse essere un violentatore, perchè era questa la tipologia delle loro vittime.

Però, era sicuramente un episodio ambiguo. Molto. Era stata una violenza bruta che per forza di gioco veniva collegata solo a quelle cinque persone mascherate, non essendoci stati casi simili. L'uomo in questione non aveva rilasciato nessuna intervista in quanto ancora ricoverato, perciò ancora non si sapeva cosa fosse successo davvero. Tutto ciò che si diceva era che dei passanti avevano visto l'uomo strisciare fuori da questa radura dal ciglio della strada e avevano chiamato i soccorsi.

«Buongiorno.»

La voce gracchiante di Phoebe mi fece staccare gli occhi dal telefono.

Sorrisi. «È quasi l'una.»

Lei si grattò la testa e fece una smorfia. «Lo so. Ho la testa che mi scoppia.»

«C'è del caffè nella caffettiera, basta scaldarlo.»

«Grazie.»

Chiusi la pagina del notiziario e continuai la mia colazione.

«Allora.» Phoebe allungò le lettere mentre si sedeva al mio fianco con volto indagatore. «Se non ricordo male c'è stato qualcuno qui.»

Ridacchiai scuotendo la testa. «Non farti strane idee--»

«Pf.» Ruotò gli occhi. «Dici sempre così ma poi succedono queste cose.»

«Si è presentato qui da solo.» Dissi, raccogliendo un po' di yogurt col cucchiaino.

«Sa i codici?»

«Dopo l'Iniziazione mi ha portato lui qui, ricordi?»

«Che memoria.»

Già. Sospirai. «Be', era fatto. Non sa nemmeno lui perchè sia venuti qui. Non voleva tornare a casa e quindi abbiamo dormito insieme ma non c'è stato niente. Non ci siamo nemmeno sfiorati di notte.»

Avevo dormito malissimo perchè continuavo a svegliarmi per controllare di star tenendo delle distanze da lui. L'ultima volta che mi svegliai era attorno alle sei del mattino e lui era già sparito e anche tutte le sue cose erano sparite.

Socchiuse gli occhi. «Mh, quindi quel succhiotto di chi è?»

Cristo. Arrossii e lei rise per come mi grattai la guancia imbarazzata.

«Be', ieri io e Chen ci siamo baciato.»

«Chen? Il suo migliore amico? Wow, ragazza. Ti invidio. Ottime conquiste.»

«Non è stato niente.» Dissi. «Entrambi non eravamo in noi e quello che ho preso mi ha fatto fare pensieri strani.»

Tuttavia avrei voluto parlargli per chiarire fino in fondo questa storia.

Quel giorno ero fortunata perchè avevo solo una lezione al pomeriggio. Terminato di mangiare andai in camera per rivedere gli appunti e sistemarli.

Diversi minuti dopo ricevetti un messaggio che mi distrasse. Era di mia madre. Questo mi fece immediatamente irrigidire perché sapevo già cosa avrebbe scritto.

Avenging AngelsWhere stories live. Discover now