Capitolo 13

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«Come diavolo hai fatto a trovarmi?» Sibilai.

Incrociai le braccia e lo guardai male, in attesa di una sua risposta. Indossava una felpa e il cappuccio gli copriva i capelli e gli oscurava il volto ma non potei non notare alcuni lividi in faccia, aveva anche un taglio sotto l'occhio.

Anche lui mi scrutò ma facendo scivolare gli occhi in basso. Poi sollevò un angolo della bocca, guardandomi malizioso.

«Non credevo fossi tipo da ciliegie e fiocchettini.»

Dannazione. Rientrai in fretta in stanza per nascondermi dietro alla porta.

«Rispondi.» Scattai a bassa voce.

«Esci e te lo dirò.»

Lo fulminai con lo sguardo e chiusi la porta. Lo insultai sottovoce mentre aprivo l'armadio di Winter per rubarle una felpa. Lei continuava a dormire profondamente. Beata lei.

Mi infilai le scarpe, recuperai la chiave della stanza ed uscii. La felpa che le avevo rubato era lunga e larga e copriva quello che doveva coprire. Tuttavia, i suoi occhi si fermarono ancora sulle mie gambe nude e io cercai di riportare l'attenzione su di me.

«Rispondi o ti faccio cacciare.» Lo avvisai.

«Tu sei un'intrusa tanto quanto me, Principessa.»

Strinsi le labbra e poi guardai a destra e a sinistra lungo il corridoio. Non c'era nessuno ma se fosse passato qualche sorvegliante sarebbe stato un grave problema per entrambi. Gli lanciai un'occhiata severa prima di incamminarmi verso le docce. Era difficile che a quest'ora ci fosse qualcuno che volesse lavarsi.

Lo feci entrare e poi chiusi la porta. Accesi la luce e lui sembrò dare un'occhiata all'ambiente. Le docce erano tutte a destra mentre a sinistra c'era una lunga panca e degli appendiabiti sul muro, mentre sulla parete alle sue spalle c'erano dei lavandini con sopra un lungo e rettangolare specchio.

Mi appoggiai contro la porta e incrociai nuovamente le braccia. Lui se ne stava in piedi a mezzo metro da me. Le mani nelle tasche e l'espressione indifferente.

«Attendo una spiegazione.»

«Già, anche io.» Strinse lo sguardo. «Credevo fossi a Boston.»

«Domani tornerò a Boston.» Dissi accigliata da quel commento. «Ora, puoi dirmi come diavolo mi hai trovato?»

«Chen è bravo con i computer.»

«E quindi?»

«È entrato nel profilo accademico della tua amica e ha visto dove alloggiava.»

La mia mascella cadde. Stava scherzando? Probabilmente no e questo perché per Seth le cose più assurde, e illegali, erano anche le più normali.

Evitai di scavare oltre questa faccenda perché era inutile. Ormai era qui. Tornai a scrutare il suo volto. I ricci sbucavano dal cappuccio della felpa. I lividi erano visibili, oltre al taglio sotto l'occhio ne aveva uno anche sul labbro.

«Non avrei mai pensato di vederti lì.» Disse rauco.

«Potrei dire la stessa cosa di te, Bulldog.» Replicai amara.

Seth inspirò a fondo con guardandomi con una singolare luce nello sguardo.

«È davvero necessario?» Chiesi.

«Sono soldi facili.» Alzò le spalle. «E poi, l'ho sempre fatto.»

«Sempre?»

«Mamma e papà non mi davano la paghetta, Blake. Da dove vengo io è così che vai avanti.»

Avenging AngelsWhere stories live. Discover now