Capitolo 14

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Avevo chiesto a Zara e Phoebe se volevano venire con me alla fatidica gara di canottaggio. Ovviamente furono subito incuriosite del perchè di quella richiesta e spiegai loro il motivo, infilandoci qualche bugia. Avevo semplicemente detto che dovevo andare a vedere un amico, senza spiegare chi fosse. Inoltre William mi aveva già avvisato che aveva prenotato una cena in un ristorante a San Francisco. Non potei che accettare dato che non volevo discussioni con mia madre. Sarebbe stato pesante ma avrei resistito.

La gara si svolgeva all'Oakland Estuary, un ampio canale usato come porto. C'erano molti punti di attracco e pensai fosse più semplice trovare una zona per vedere la gara. Alla fine ci mettemmo nella sponda di destra su una passerella inutilizzata. Le mie gambe penzolavano oltre le assi in legno e sperai che non si rompesse.

«È carino questo amico?» Chiese Phoebe alla mia destra.

In acqua si stavano allenando i canoisti.

«È un bel ragazzo ma...»

«Ma?»

Feci una smorfia. «È un po' superficiale e spocchioso.»

«Ugh. Ricchi.»

«Eravate compagni?» Domandò Zara.

«È un amico di famiglia.» Dissi. «Lo conosco da sempre praticamente.»

«E tra di voi...» Ammiccò lei.

Negai risoluta. «Assolutamente no. William non è un cattivo ragazzo ma sul serio, può essere molto insopportabile e l'ho già subito al Ringraziamento...se sono qui è colpa di mia madre.»

«Perchè?»

Agitai una mano. «Storia lunga. Non ne voglio parlare.»

Quei giorni stavo utilizzando spesso quella scusa. La stessa cosa l'avevo rifilata a Winter, quando la mattina dopo l'incontro notturno con Seth, aveva visto il succhiotto sul mio petto. E la stessa cosa l'avevo detta a Ryan quando ci eravamo visti qualche ora dopo il mio ritorno alla Berkeley per un caffè, dopo aver intravisto Seth insieme a Chen, lo avevo trascinato via dicendogli che potevamo andare a provare un altra caffetteria e non stare sempre nella solita.

Non mi ero ancora decisa a parlare con lui ma dovevo farlo. Quello che avevo scoperto doveva assolutamente avere una risposta perchè mi stava togliendo il sonno.

Non riuscivo a non pensarci.

In quei giorni non avevo fatto altro che rivedere e rivedere quella foto. L'uomo era identico. Era lui. Un brivido di disgusto mi attraversò il corpo quando ripensavo alle sue luride mani su di me ma scacciavo quel pensiero per preoccuparmi sulla questione più importante.

Era stato Seth?

Senza sapere che fosse lui, lo avevo già incolpato la notte di Halloween, quando si era presentato nell'appartamento con quei costume, a detta sua. Ma sarà stato davvero così? Avevo visto che di cos'era capace, certo quello che era stato fatto all'uomo era decisamente un'altra storia, ma comunque Seth non era un santo. E gli scontri illegali che faceva a New York ne erano la prova. Allo stesso tempo mi sembrava assurdo anche solo pensare che potesse essere stato lui. Insomma, tra di noi c'era questo strano rapporto...davvero pensavo che avrebbe avuto la forza, la meschinità, di fare qualcosa di simile? C'erano troppe coincidenze in questa storia. Quando ci eravamo allenati insieme mi aveva chiesto di dirgli se qualcuno mi avesse fatto del male, e poi, qualcuno mi faceva del male e lui per fortuna arrivò giusto in tempo. Lo sguardo nei suoi occhi era iracondo e se avesse potuto gli avrebbe staccato la testa, però non l'aveva fatto. In più, dove avevamo festeggiato Halloween non era così lontano dal luogo del fatto.

Più cercavo di trovare risposta in quella ipotesi, e più qualcosa nella mia testa mi spingeva a rivederne altre. Magari non era stato lui.

«Ehi. Stanno iniziando.» Disse Phoebe, dandomi una piccola gomitata.

Avenging AngelsWhere stories live. Discover now