Capitolo 30

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Appena i sensi iniziarono a captare le ricezioni del mondo esterno realizzai che il mio sonno fosse terminato e che un corpo mi stava schiacciando. Non ci eravamo mossi di molto rispetto a quando ci eravamo addormentati ma abbastanza da far in modo che la guancia di Seth fosse sopra al mio seno e che il braccio sinistro mi stringeva la vita talmente forte da non farmi quasi respirare. Assonnata, sbattei le palpebre e spostai la testa per sbirciare il suo viso. Aveva la labbra semi aperte e schiacciate, i riccioli gli cadevano sulla fronte e le ciglia nere e ricurve lo facevano assomigliare ad un angelo. Passai le dita tra le sue ciocche e poi scesi verso la sua schiena nuda e mossi i polpastrelli sopra alla sua pelle calda e liscia. Sentivo Zara e Phoebe in cucina e anche la televisione era accesa. Non avevo idea di che ore fossero però dalla forte luce che entrava dalla finestra non era sicuramente presto. Quel giorno avevo lezione al pomeriggio ma non sapevo gli orari di Seth. Tuttavia mi dispiaceva svegliarlo. Stava dormendo così bene. Sembrava così rilassato. Appena tornai a sfiorare i ricci alla base del collo, lui inspirò a fondo e rafforzò la presa mentre un cipiglio appariva su quel bellissimo viso.

«Non smettere.»

Aveva la voce più roca del solito e questo mi scaldò le viscere oltre a far aumentare il battito, e l'idea che avesse l'orecchio proprio in quel punto, mi agitò maggiormente. Anche se avesse notato l'aumento, non me lo rinfacciò. Gli sfuggì un piccolo gemito di gola quando li strinsi e glieli tirai dolcemente.

«Hai lezione?» Chiesi piano.

«Anche se ci fosse la fine del mondo non mi muoverei da qui.» Gracchiò.

Come se qualcuno volesse giocare con noi, un telefono squillò ed era il suo.

«Dovresti rispondere.»

«No.»

«Potrebbe essere importante.»

Inspirò a fondo. «Vuoi che mi alzi?»

«Be'...» Mi arrotolai una ciocca tra le dita. «Vorrei fare colazione.»

Il telefono aveva smesso di suonare e lui sembrava non accennare a volersi spostare ma un paio di secondi dopo sganciò il braccio dalla mia vita e rotolò via da me, sfuggendo anche dal letto. La saliva si bloccò in gola alla vista di una certa sua parte del corpo ben sveglia e attiva nei boxer. Si avvicinò alla scrivania e tirò fuori il telefono dalla giacca di jeans per poi sedersi sulla sedia girevole. Il mio sguardo continuava a cadere su quel punto, oltre che ai muscoli e ai tatuaggi esposti. Sgusciai fuori dalle coperte e i nostri sguardi si incrociarono mentre faceva partire la chiamata.

«Dimmi che stai morendo o ti ammazzerò io.» Borbottò, passandosi le dita tra i capelli.

Quello era stato un bel risveglio e poteva essere ancora più bello con quello che avevo deciso di fare. Afferrai una matita perchè non avevo elastici sotto mano e mi misi di fronte a lui. Il suo sguardo era accigliato mentre ascoltava le persone parlare e guardava me sorridergli innocentemente.

«No. Tornerò tra un po'.»

Mi inginocchiai e Seth sgranò gli occhi, deglutendo.

«Zack, ci sentiamo dopo.»

Buttò il telefono sulla scrivania mentre io arrotolavo i capelli in uno chignon e li bloccavo con la matita.

Si aggrappò ai braccioli. «Se stai scherzando--»

«No.» Sbattei le ciglia. «Tu vuoi?»

Ghignò lentamente. «Lo sogno

Ghignai di rimando e strisciai con le ginocchia per avvicinarmi. Appoggiai le mani sulle sue cosce toniche e le massaggiai dolcemente. Lui strinse gli occhi e prese un profondo sospiro.

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