✰ 𝐄𝐗𝐓𝐑𝐀: L'attico

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Stasera mi sento un po' nostalgica. Molti riterrebbero questo appartamento, questo attico, un posto da sogno in cui vivere: è grande, ampio, spazioso, luminoso, ha tutti i comfort, si trova in un quartiere ottimo in cui vivere, ad un ultimo piano tanto in alto che ti consente di vedere non soltanto buona parte di New York, ma addirittura del Central Park; il palazzo in cui si trova possiede addirittura un portiere e diversi servizi, lo stesso attico ha addirittura due ampie terrazze!
Ebbene, io l'ho sempre odiato. Non è casa mia, specifico, è casa di William, ma sin dal momento in cui me lo mostrò tutto entusiasta per la prima volta, io proprio non riuscii a farmelo piacere... e questa cosa non è mai cambiata, per quanto mi sia sempre un po' dispiaciuto non gradire una cosa a cui lui era così affezionato. Il punto è che non sono mai riuscita a vederlo come una casa, perché per me una casa deve sapere di famiglia, deve possedere un calore che ti avvolge, deve farti sentire al sicuro; insomma, deve essere un po' come una calda coperta.
Questo attico sarà lussuoso quanto volete e sicuramente da sogno per la stragrande maggioranza delle persone che aspirano ad una comoda e agiata vita newyorkese, ma con il suo spazio sconfinato e il suo arredamento moderno (che io ho sempre definito "terribilmente da scapolo") non mi ha mai fatto percepire il calore di una famiglia, né mi ha mai fatta sentire avvolta dalla calda coperta che ho sempre cercato in una casa, in un posto che potessi 𝑑𝑒𝑓𝑖𝑛𝑖𝑟𝑒 casa. Non era in questo posto che volevo costruire la mia famiglia con Will, sono sempre inorridita al solo pensiero, e mi rendo conto di essere stata davvero antipatica e insopportabile con lui ogni volta che ho disprezzato questo posto con egoismo, ignorando quanto invece lui ci fosse legato. Non ne ho mai compreso il motivo, ma indipendentemente dalla mia comprensione oggi me ne pento, perché anche se non amante del posto, credo che avrei dovuto rispettarlo un po' di più, come lui ha rispettato tutti i miei assurdi capricci durante la ricerca della casa nuova, ma non era di questo che volevo parlare.
Quello che volevo dire è che, nonostante tutte queste premesse, ora che ci accingiamo a trasferirci altrove sento che, in fondo, questo posto un po' mi mancherà... sebbene non lo abbia mai apprezzato, la stragrande maggioranza di tutti i nostri ricordi si trova qui: Will ha acquistato questo appartamento per raggiungermi a New York quando ci siamo finalmente messi insieme, non siamo noi in quanto coppia ad essere arrivati dopo, ma questo attico a nascere per noi due (sebbene io vivessi a casa mia), per ricongiungerci. È tra queste mura che abbiamo mosso i primi passi insieme, da coppia, è tra queste mura che abbiamo iniziato a vivere insieme, è questa soglia che abbiamo oltrepassato per la prima volta da marito e moglie.
Insomma, alla fin fine ogni centimetro quadrato, ogni piastrella, ogni mattonella, è intrisa del nostro cammino insieme e racconta un pezzo della nostra storia, come se fosse un libro, uno dei nostri tanti libroni riposti tra i ripiani della biblioteca.
Non sarà tanto l'appartamento in quanto tale a mancarmi, ma tutte le pagine di cui è composto, tutte le pagine che una alla volta raccontano un pezzo del nostro vissuto insieme.
So che questa è una delle ultime sere in cui potrò godere di questa vista mozzafiato, e non posso mancare di sentirmi un po' triste nel prendere coscienza del significato della 𝑐𝑎𝑠𝑎 che sto salutando in favore di un nuovo capitolo della nostra vita insieme, ma soprattutto non posso impedirmi di dispiacermi e di sentirmi una stupida per non aver apprezzato prima tutto quello che questo posto ci ha offerto: un rifugio, quando non avevamo un altro posto in cui andare.
Mi sento triste stasera, perché proprio come fanno i bambini, io ho appreso e compreso il valore di questo posto troppo tardi, solo dopo averlo perso.
Ha proprio ragione Lana Del Rey...

𝑊𝑒 𝑑𝑖𝑑𝑛'𝑡 𝑘𝑛𝑜𝑤 𝑏𝑢𝑡 𝑤𝑒 ℎ𝑎𝑑 𝑖𝑡 𝑎𝑙𝑙,
𝐵𝑢𝑡 𝑛𝑜𝑏𝑜𝑑𝑦 𝑤𝑎𝑟𝑛𝑠 𝑦𝑜𝑢 𝑏𝑒𝑓𝑜𝑟𝑒 𝑡ℎ𝑒 𝑓𝑎𝑙𝑙.

Per quel che vale... mi dispiace.

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