21. Non spegnerti

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A rischiarare la camera degli sposi dall'opprimente penombra della notte vi è solo il flebile sfavillio del portatile di William. Egli se ne sta così: seduto nel talamo nuziale, con la schiena sostenuta da una pila di cuscini rigorosamente poggiati contro la testata del letto, mentre revisiona con consueta animosità gli scritti dei propri studenti. È da poco rintoccata la mezzanotte in casa Baldwin-Duvall, eppure egli non manca di lavorare strenuamente. Margot, del canto suo se ne sta distesa al suo fianco; la di lei figura completamente avvolta dalle cedevoli lenzuola di seta, quasi si disperde in quell'articolato gomitolo di plaid e piumini. Ed è solo nell'udire il dolce e cadenzato respirare della donna che William si ridesta dai propri doveri di professore. Lo sguardo azzurrino saetta istintivamente dal display del portatile che tiene saldamente sul proprio addome, alla placida figura della consorte. E l'osserva dormire. Osserva come ella si lasci cullare dalle carezzevoli braccia di morfeo, e si sorprende nel notare quanto sembri serafica al momento, del tutto scevra d'ogni cruccio, quasi come se non vi fosse nulla al mondo a tediarla. Eppure Will è cosciente di quanto ciò sia fallace, del tutto fittizio, se non un proprio disperato tentativo di alterare la realtà e di concedersi un effimero istante di quiete — poiché lui sa quanto Margot soffra, quanto si strugga sin dal primo attimo in cui ha compreso che vi è qualcosa di astruso, se non addirittura di preoccupante nei loro vani tentativi di generare un figlio. E prima ancora che possa relegarla nei meandri della propria mente, la reminiscenza dell'ultima visita con la dottoressa Butler prende inavvertitamente possesso dei suoi pensieri. Se dapprima a delineargli il volto vi era un'espressione neutra, imperscrutabile, ora a prendere il sopravvento è un'espressività sofferente, quasi spossata nella sua irrequietezza. È da più di quanto riesca ad ammettere a se stesso che l'osserva consumarsi dal bruciante desiderio di metter su famiglia; gli pare quasi di poterla vedere mentre pian piano la di lei essenza di dissipa — come la fiammella d'una candela che dapprima arde forte e vigorosa, fonte di bagliore e chiarore, per poi venir soffocata dal lento declino; dal venir meno della cera e del proprio sostentamento. Teme che possa spegnersi, che così com'è entrata nella propria vita, in modo così turbolento e sconvolgente, possa con altrettanto subbuglio andar via. In fondo perché mai dovrebbe continuare a infliggersi ulteriore dolore quando potrebbe tranquillamente porvi fine sciogliendo quel legame maledetto? Maledetto poiché non vi è mai stato nulla di pacato nella loro frequentazione, nulla di normale nel loro innamoramento. È un timore sciocco il suo, del tutto irrazionale, frutto delle proprie paure più recondite — eppure non può fare a meno di credere che questo sogno idilliaco del vero amore possa da un giorno all'altro sfumare. Scuote il capo, William, infastidito da quell'attimo di debolezza, di totale vulnerabilità. Se c'è una cosa che ha appreso negli anni, questa è senz'altro la capacità di schermarsi, di rendersi refrattario alla fragilità. O almeno lo era prima di conoscere Margot. La sua dolce e bellissima Margot che ha lasciato un segno indelebile nel di lui animo, a tal punto da cambiarlo e dal renderlo un po' più ... umano. È con un sospiro pregno di fastidio che Will s'appresta a spegnere il macbook e a riporlo sul mobilio accanto al letto. E prima ancora di coricarsi e di sgusciare in un sonno ristoratore, egli si sporge un poco verso la donna, per poi sfiorarle la fronte con le labbra. È un bacio suggellato dal desiderio di averla vicina, di non lasciarla scivolare via.

The Royal TragedyWhere stories live. Discover now