22. Furia

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Sogno di una notte di mezza estate. È tale l'opera su cui si dovrebbe incentrare l'imminente lezione che ha in programma per la giornata. Eppure William, nel riordinare e nel ritoccare le ultime quisquiglie circa il materiale di cui usufruire, non può che lasciarsi travolgere da quell'intricato flusso di pensieri che gli vorticano in mente. Le dita dell'uomo digitano sui tasti del portatile con fare distratto, se non addirittura meccanico. In verità non ha percezione di quanto sta compiendo, lascia che il proprio corpo agisca senza possedere alcun reale controllo su di esso, tant'è da non notare l'ordine disorganico delle slide. Non ha la dovuta concentrazione per esporre la lezione col vigore e l'ardore ch'è solito animarlo ― con quel consueto fervore che, immancabilmente, lo contraddistingue dalla moltitudine di professori pigri e oziosi che appestano l'ambito accademico. La mano, ch'è ora poggiata sulla liscia superficie dell'imponente scrivania, va a sfiorare distrattamente la tempia destra: è un gesto istintivo il suo, ch'è solito compiere ogni qualvolta che il di lui animo è in subbuglio o preda di qualsivoglia tedio o cruccio. Aggrotta la fronte, l'uomo, mentre la reminiscenza della sera prima scalza ogni pensiero, insinuandosi pericolosamente nella di lui mente. Può ancora udire la voce di Margot squassata dai singhiozzi e dalle lacrime ... così fragile e vulnerabile, ben lontana dai toni gioiosi a cui è avvezzo ― difatti egli n'è rimasto paralizzato, del tutto in balia delle di lei emozioni. Si è limitato a star lì, dinnanzi alla porta socchiusa del loro bagno col calice di vino in mano, ad ascoltare il dolore della donna prorompere incontrollato come un fiume in piena; a lasciarle il suo spazio, il suo attimo di privata afflizione. La verità è che non è stato in grado di intervenire, di varcare l'uscio e di immergersi con lei nella vasca colma d'acqua e di pregiati sali da bagno ― di avvolgerle in un caldo abbraccio il corpo tremante, e il tutto col solo fine di far cessare il pianto sfrenato. Finora ha tentato con ogni fibra del proprio essere di non farle pesare il mancato concepimento, ha impiegato ogni sforzo per non farla sentire in difetto o quantomeno colpevole di qualsivoglia mancanza. Eppure sa di non aver fatto abbastanza per lei, in cuor suo è cosciente di non essere stato capace di prendersi cura di Margot. Quale pecca, quale lacuna da parte sua! Serra la mascella, l'uomo, mentre le labbra vanno ad assumere una piega rigida, che palesa tutto il proprio malcontento. Non hanno sofferto abbastanza? In un mondo giusto ed equo vivrebbero la loro vita ebbri di lietezza, senza mai patire ulteriore tormento, ma il loro è tutto fuorché un mondo giusto. A siffatta presa di coscienza, un sospiro intriso d'ira sfugge alle labbra di William, mentre il palmo della mano destra si serra in una presa rigida, per poi andare a colpire la superficie della pregiata scrivania. E' una sequela di colpi quella che va a sferrare su di essa, tant'è che preso dalla foga quasi non avverte il dolore da essi scaturito. E prima ancora che possa rendersene conto s'issa dalla sedia, per poi gettare all'aria tutto ciò che sino a poc'anzi occupava la scrivania. In men che non si dica si ritrova in piedi, circondato dal caos ch'egli stesso ha creato, col respiro affannato ed il petto che s'alza e s'abbassa ad un ritmo esagitato. William non ode il bussare alla porta, non fa minimamente caso alla voce del tutto sconvolta della segretaria attraverso essa, non bada ai suoi tentativi di richiamarlo. Lascia che la furia gli scorra in corpo, che serpeggi sin nei meandri del proprio animo, consapevole di essere tutto fuorché adeguato ad assolvere ai propri doveri di marito e compagno.

The Royal TragedyWhere stories live. Discover now