Capitolo 26

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-avevo sette anni quando i miei genitori decisero di non volermi più. in quei sette anni avevo fatto molte cose con loro: avevo viaggiato, avevo festeggiato i miei compleanni, avevo giocato con loro, li avevo chiamati mamma e papà. per me erano tutto. un bel giorno decisero di non volermi più; non conosco ancora il motivo per quel gesto ma lo hanno fatto. mi hanno lasciato in mezzo alla strada, abbandonata come i cani durante l'estate. non avevo nulla con me tranne la disperazione. iniziai a camminare per strada, piangevo, le persone mi guardavano ma non osavano chiedermi nulla. poi arrivò una signora anziana. stava tornando dal mercato quando mi vide accovacciata accanto ad una cabina del telefono. appoggiò le sue borse a terra e si avvicinò. mi chiese che cosa era successo ma le lacrime inondarono il mio viso, iniziai a singhiozzare e non riuscii a parlare. la signora mi prese per mano e mi accompagnò nella sua casa. viveva con il marito in una piccola villetta poco fuori città. le pareti e le mensole erano ricoperte di quadri con le foto di famiglia. i due signori cercarono di farmi smettere di piangere, e dopo un pò riuscii a raccontare la mia storia. ero piccola e sinceramente non so come ho fatto a fargli capire tutto quello che mi era successo, nonostante questo decisero di aiutarmi. chiamarono la polizia per fare una denuncia a quelle persone che mi avevano abbandonata e per trovare qualcun che poteva occuparsi di me. per un paio di giorni rimasi in quella casa, coccolata da quei signori che non sapevano nulla di me ma volevano aiutarmi a tutti i costi. sarei voluta rimanere con loro per sempre, ma i servizi sociali non gli permisero di occuparsi di una bambina perchè troppo anziani e così mi portarono via. come mi aspettavo non c'era nessuno per me, tranne un orfanotrofio. mi portarono lì, mi diedero una stanza che dovevo condividere con altri tre bambini e mi curarono. ci vivo ancora in quel posto, ma ora tutto è diventato difficile. sono la più grande, e i proprietari dell'orfanotrofio mi fanno lavorare come aiuto insegnanti. mi devo occupare dei bambini, devo lavarli, dargli da mangiare, farli addormentare... è per questo che molte volte salto la scuola, capita che devo occuparmi di un bambino per una giornata intera. molte volte è piacevole, ma ci sono dei limiti e tutto questo non posso più sopportarlo. quando avrò compiuto 18 anni potrò andarmene. è per questo che ho scelto questa scuola. imparando le lingue, la geografia, potrò viaggiare per il mondo da sola senza nessuno che possa ostacolarmi-

gli occhi di Jennifer sono lucidi, ma in lei riesco a vedere una determinazione che non ho mai visto in nessuno. nonostante quello che ha passato e che ancora oggi sta passando, è diventata una ragazza forte, bella e coraggiosa che è pronta ad andarsene per vivere la vita al meglio, per dimenticare tutto. Ho ascoltato attentamente la sua storia ed ora non so cosa dire, sono rimasta scioccata da tutto.

i nostri sguardi si incrociano.

si aspetta delle parole da me.

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