Papino - Felpa e cargo

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I giorni passarono: mia mamma era un chirurgo rinomato e perciò era spesso assente. Questo ci lasciava il nostro tempo per fare di tutto.
Diventavamo sempre più vicini, i limiti tra noi due si facevano sempre più sottili. Lui era il mio pezzo complementare, quello che mi rendeva intera.
Lui era il sole e io la sua luna.
Non potevo chiedere di meglio.

I giorni a scuola erano lentissimi, mentre il tempo a casa, sola con lui, sembrava passare in un attimo.
Eravamo sempre insieme, sempre vicini. Niente ci separava.
Neanche...
"Ehm...Karma, questo è...Mio padre." Il mio imbarazzo si poteva sentire a kilometri di distanza: papà era un uomo altissimo e muscoloso, sempre allenato. Aveva una voce roca e profonda.
Sembrava una roccia, sia nel carattere che nell'aspetto; ma se scavavi in fondo trovavi il cuore di un bambino sempre allegro.
Faceva il tenente dell'esercito, e sì, incuteva molto timore, da fuori. Ma dentro era la persona più altruista e gentile che avessi mai incontrato.

Papà scrutò Karma con uno sguardo di acciaio.
"Ciao, y/n, tesoro mio! E tu chi sei?"
La voce del ragazzo tremolò un filo. Se mio padre sembrava arrabbiato poteva far pisciare addosso qualcuno, effettivamente. "Ehm..." Deglutì. "Io sono Karma Akabane, signore. Sono un...amico di sua figlia."
Papà lo squadrò. Di nuovo.
"E per quale assurdo motivo saresti qui?"
Il viso di Karma divenne un po' triste.
"La mia mamma è in coma in ospedale e mio padre lavora molto lontano. Sua figlia e la signora Suzuki si sono offerte per non lasciarmi da solo."
L'uomo fece una faccia piena di senso di colpa, e il suo tono si ammorbidì di dieci volte.
"Oh, capisco. Bene, allora venite con me: oggi preparo io la cena!"

Quando papà fu a letto (dopo aver aggrottato violentemente le sopracciglia al letto unito su cui dormivamo io e Karma), il ragazzo mi disse:
"Tuo papà è ok. Sembra che ti possa spezzare in due, ma in realtà è proprio una brava persona."
"Sì, è vero...È nell'esercito. È per quello che è così..."
Dopo aver annuito, l'espressione di Karma cambiò repentina, diventando un po' strana: sembrava cattiva, ma non in un senso brutto. Come se volesse fare qualcosa di stupido includendomi.
Era proprio quello.
"Stasera usciamo di nascosto?" Disse a bassa voce.
"Io..." La voce mi morì in gola. Ero la nerd, la ragazza tranquilla, quella fissata con l'arte...Non lo avevo mai fatto, nessuno mi aveva mai incitata a farlo.
"Va bene."
Due parole. Facili da dire. Che peso avrebbero avuto?

Mi vestii praticamente di fronte a lui, cambiandomi e mettendo abiti scuri e larghi: un felpone nero di Karma, che profumava come lui, decisamente oversize per me e dei pantaloni cargo mimetici, sempre suoi, che mi cadevano tantissimo e per me erano a vita molto bassa.
Quando si accorse di quel dettaglio, sembrò come avere una visione angelica: rimase imbambolato un minuto buono a fissarmi, fino a quando mi misi la sua felpa su. Si riscosse e si mise anche lui la maglietta e la giacca, senza felpa (sì, avevo imparato a non fissarlo come una scema, come lui aveva appena fatto).

Uscimmo piano fuori di casa tenendoci per mano e ridendo come degli sciocchi.
Poi ci guardammo negli occhi, chiedendoci che cosa avremmo potuto fare.
Già, che cosa?

Kiss me or I'll do it Where stories live. Discover now