1 Casa Petronovik✔️

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(Chanel Isaac Leeroy)

Se c'era una cosa davvero importante che qualcuno, o chiunque, avesse dovuto sapere su di me era che io avevo un patrigno straordinariamente ricco. Non ricordo una sola volta in cui, a sentire il suo bel nome, anch'esso ricoperto da uno strato di brillanti e lustrini, non mi venissero in mente i suoi regali. Sfavillii argentei e lo sfregare della carta da pacco erano le uniche due cose che mi intasavano la mente. A volte mia madre tornava a casa da uno dei suoi misteriosi appuntamenti con delle borse piene di gadget per me e io, ignorando il fatto che lei avesse deciso di frequentare un altro uomo dopo il divorzio da mio padre, prendevo e scartavo quei regali con innato egoismo. Usciva sempre fuori che l'oggetto in questione era una cosa che io volevo ardentemente o, perlomeno, mi interessava; una maglia americana, un DVD, o come di quella volta, nella quale mi regalò un poster autentico ed autografato del mio artista preferito, Ed Sheeran.

All'inizio credetti si trattasse solamente di un uomo solo e sul lastrico che voleva le attenzioni di una donna più giovane di lui, ma poi, con il passare degli anni, dovetti per forza ricredermi.

Avevo nove anni quando mia madre e mio padre decisero di divorziare e detto così è una cosa scorretta. Loro non avevano deciso di divorziare, non ne avevano parlato affatto, si erano urlati in faccia tutto quello che avevano da dirsi e poi nulla era tornato come prima. Suppongo che non puoi dire ad una persona che la odi e dopo fare finta di niente.

Riflettei: loro non ne avevano discusso sedendosi a tavola e pensando alla famiglia, ma lo avevano detto all'unisono. Dopodiché avevano entrambi annuito. Ovviamente si erano sempre difesi dicendo che era per me, che non volevano litigare per nulla e vedermi stare male, tuttavia questo non mi fece stare meglio.

Ne avevo undici quando mia madre prese a vedere altri uomini. Nello stesso periodo incominciai a boicottare i suoi appuntamenti sul nascere, credendo che si sarebbe di nuovo innamorata di mio padre e saremmo tornati insieme a casa, ma non funzionò. Mio padre credeva che quando una cosa si spegneva non poteva più essere accesa. Parlando d'amore, ovviamente.

Così decisi di proteggerla io, almeno fino a quando non avrei trovato una soluzione giusta per tutti, me — soprattutto — compresa. Hackeravo il suo profilo su MyLoveOne.org e inserivo informazioni fasulle, terrificanti, rispondevo ai messaggi in arrivo in modo maleducato, affinché che tutti gli uomini le girassero alla larga. O, ancora, mi rendevo così odiosa che nessuno ci teneva a rivedermi. Funzionò per un po', finché lei non mi scoprì.

Mi diede dell'egoista, della difficile, qualunque cosa volesse lei intendere. Prima regola di Lacey Miller: non si capisce mai davvero cosa intende.

Fu non appena decise di iscrivermi in una scuola per «ragazzi del mio stesso livello» — e questo voleva dire strani, difficili o incompresi — che conobbe lui.

Il lui si riferiva a Gilbert Igörvič Petronovik.

Mi disse che lo aveva conosciuto in banca, durante un'attesa in coda e che, tra uno sbuffo e l'altro, si erano messi a parlare. Mia madre lo aveva sempre definito «un colpo di fulmine» anche se io non capii mai come dovesse essere averlo. Una cosa bella dell'amore vero per me era questa: la pazienza. Giorno dopo giorno ci si innamora in modo incontrollabile, perso e bellissimo, ci si rende stupidi, giocosi e ci si crede invincibili. Forse è perché lo siamo veramente, uniti.

Mia madre mi disse che avevano molte cose in comune, come il divorzio, i figli e un forte senso del dovere.

Ovviamente, pensai.

All'inizio la interpretai come una vaga cotta di una donna sull'orlo dei cinquant'anni suonati che cercava disperatamente l'amore e un uomo decente, però poi la cosa andò avanti piuttosto bene e si fece seria in poco. Quella relazione, che a parer mio non doveva proseguire, andò a gonfie vele. Uscivano quasi tutte le sere dopo il lavoro, quando mia madre lasciava la scuola elementare dove insegnava e tornava a casa per assicurarsi che non fossi morta tentando di farmi dei cerali affogati nel latte. Si truccava, si vestiva bene e restava in bilico su tacchi vertiginosi solamente per fare piacere a quel tizio. Fu carino da questa prospettiva: nell'anno in cui i miei genitori divorziarono lei si trascurò molto, sia nell'aspetto fisico e mentale. Gilbert Petronovik, almeno da quel punto di vista, le diede delle ambizioni. Per essere belle bisogna innamorarsi, così ogni giorno si tende a fare del proprio meglio per piacere maggiormente. Mia madre riprese in mano la sua vita e diventò più sicura di sé, era sempre stata una donna euforica, piena di vita, un po' come me, e Gilbert la rese ancora più felice e piena.

Bad BroWhere stories live. Discover now