3 Man che ti nutre non si morde!✔️

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(Gilbert Petronovik)

Quando ero più piccola uno dei miei più grandi piaceri erano le scoperte. Di ogni tipo. Ero un'avventuriera nata e quando qualcuno mi chiedeva cosa avrei fatto da grande io rispondevo spesso: «Scoprirò cose nuove!» Mi ero da sempre interessata alle cose un po' strane, in effetti, anche le più disgustose, come quando andai da Patricia Collins, una bambina del primo anno di scuola per chiederle come nascevano i bambini e lei aveva risposto: «Non lo sai? Non sai proprio niente allora!» e io le avevo detto: «Allora dimmelo tu», ma lei no, non me lo voleva dire ed era diventata rossissima. «Allora non lo sai» le avevo detto e lei si era offesa.

«I cavoli. Si trovano sotto i cavoli del giardino» aveva risposto.

Io: «Non tutti hanno i cavoli.»

Lei: «Io sì. Nell'orto. Sono grossi e verdi.»

Io: «Io non ho i cavoli.»

Lei: «Allora ti ha lasciato la cicogna, stupida. Lei arriva e ti dà ai tuoi genitori. Basta solo chiamarla, no? Funziona così. Io ora ho un nuovo fratellino. Mamma mi ha detto così.»

Non avevo capito nulla, ma era ovvio per una bambina di sei anni non capire una cosa biologica e complicata come quella con un cervello grande come una caramella.

Patricia mi aveva detto delle cose vere e false. A sei anni chiamai mezza Sydney per chiedere della grande Cicogna, mi ricordo bene, e mia madre aveva quasi urlato per mezz'ora alla vista della bolletta del telefono.

Ero comunque convinta che la mia curiosità fosse una buona cosa. Non mi ero mai fermata alla prima impressione, lo consideravo un pregio, il voler conoscere, ma anche quello, come molte altre cose, finì inesorabilmente per ritorcersi contro di me. Casa Petronovik era grande, e anche pericolosa. Camminavo in bilico in un filo che stava per rompersi definitivamente; con un piede sorvolavo la mia favola più grande e con l'altro sfioravo l'abisso.

Michael però mi aveva dato una brutta sensazione. Come lui si era comportato, io lo avevo fatto con Gilbert per molto tempo e non potevo pretendere molto. Avevo afferrato questa importante lezione: ci saranno sempre delle cose che non potrò mai sapere, tuttavia i pensieri di Michael su di me furono così chiari da farmi accapponare la pelle. Lui non voleva conoscermi affatto.

Mi approcciai a lui in un modo più scaltro di quanto mi sarei aspettata. Sospettavo che mia madre ci avrebbe fatto a forza sedere, me e i figli di Gilbert, e ci avrebbe fissati mentre cercavamo di fare una breve conversazione, sperando di non sembrare completamente stupidi l'uni con gli altri, benché dopo l'incontro con Michael non ne ero più certa. Gilbert era più pratico: avremmo fatto tutto noi. Era nostro l'intoppo della convivenza e come tale dovevamo risolverlo noi stessi. Ragionevole e complicato allo stesso tempo. Se Michael era rimasto così insensibile davanti a me come sarebbe stato l'altro fratello? Non avrei sopportato di stare in mezzo ad una faida in cui avrei certamente perso. Due contro uno era sleale dal principio.

Dopo essermi trastullata il maggior tempo possibile davanti ad uno specchio, mi diressi in sala da pranzo, proprio attaccata al salotto, e vidi mia madre e Gilbert già seduti. L'uomo era a capotavola e non sapevo come una sedia come quella potesse reggerlo. Mi sedetti vicino a mia madre e, a sguardo basso, fissai il piatto vuoto davanti a me.

«Allora, Chanel, come ti trovi fino ad adesso? La camera è di tuo gradimento? Se hai troppo freddo potrei sempre...»

«Oh, no» ci tenni a dire in fretta. «Tutto è perfetto.»

«Ne sono davvero contento. Oh, Michael, ben tornato!»

Alzai gli occhi e vidi Michael sedersi affianco a suo padre, cominciò a fissare anche lui la sua forchetta, così ricominciai a farlo anche io. Non era un grandioso passo avanti per me e per la mia permanenza qui, ma fu il massimo che potei fare in quel momento.

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