9 I fuochi del falò✔️

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«Mi serve un passaggio» dissi apertamente.

Dominik e Michael si girarono. Entrambi si stavano allenando sulla veranda del giardino a kick boxing e portavano dei grossi guantoni rossi e blu. Dominik aveva i capelli legati, tirati indietro da una fascia nera. Michael abbassò la guardia e mi guardò come se fossi una guasta feste.

«Riscuoto il favore che mi dovevi» aggiunsi e l'espressione di Michael divenne più arcigna.

Dominik si tolse i guantoni e bevve dell'acqua. «Sì, Michael, dalle un passaggio» mi imitò lui.

Michael sospirò, ma non disse niente. Si tolse i guanti e li gettò per terra, vicino al tavolino. Si scarmigliò i capelli e annuì.

«Bene. Aspettami. Dammi cinque minuti per cambiarmi e arrivo. Dove devi andare?» mi domandò.

«Mi serve un costume per il falò di questa sera» dissi.

«Ne hai già» commentò. «A cosa te ne serve uno nuovo?»

«Io ti faccio domande stupide?» lo apostrofai e lui si tamponò il viso con un asciugamano.

«È la tua specialità» mi rispose, poi fece spallucce ed entrò in casa.

Il sole picchiava alto sopra le nostre teste e nemmeno nell'ombra in cui eravamo riparati avevamo respiro. Io amavo il sole, ma a volte l'estate era davvero dura da far passare. Mi domandai come quei due potessero mettersi a fare esercizio fisico con quasi trenta gradi all'ombra.

Dominik finì di bere e mi diede un'occhiata. «Non mi guardare, ragazzina» mi avvertii prima di sfilarsi la maglia che oramai era attaccata alla sua pelle per via del sudore.

«Non ti avrei guardato in ogni caso, stai tranquillo» gli dissi secca ed entrai in casa.

Aprii il frigo e presi del rinfrescante succo d'arancia con ghiaccio e bevvi, assetata. Per fortuna la casa di Gilbert era abbastanza arieggiata e tutti gli alberi che circondavano la proprietà davano un poco di freschezza in più.

Dominik entrò in casa. Si era tolto la canotta umida e si era infilato una t-shirt di una rock band che non avevo mai sentito nominare, ma dall'immagine capii che il loro stile era uguale al suo.

«Ehi» lo chiamai prima che andasse via senza rivolgermi uno sguardo. «Vuoi un po' di succo ghiacciato? Magari può venirti un blocco e mettere fine alle tue agonie terrene» proposi e lui si accigliò.

«Ancora arrabbiata dalla cena? Placati, sono passati quattro giorni» mi fece notare. Io gli passai silenziosamente il bicchiere pieno di succo d'arancia e lui alzò gli occhi sogghignando. «Te la sei presa così tanto? Consolati, Michael stava facendo la stessa cosa alla tua amica Paige. Inoltre, se proprio non volevi la mia manina, bastava che ti alzassi e te ne andassi. A quanto mi ricordo c'è voluto un po' per farti schiodare.»

Io arrossii furentemente e mi strinsi le gambe. Non mi interessava con quanta disinvoltura l'aveva fatto, il problema era che per lui quel fatto non c'era mai stato. Non aveva dato peso a niente in quella serata, almeno lui. Per Dominik era stato un bello scherzetto all'ombra di tutti.

«A Paige non interessa Michael» ribadii.

«Davvero? Sentivo la puzza dei loro ormoni fino in garage. Tu puoi sempre fare la ruota di scorta.» Aprii la bocca, sconcertata. Prese il mio bicchiere e ne bevve un piccolo sorso, facendo una smorfia. «Non fare quella faccia, sei orrenda. La sincerità è la migliore cosa.»

«Allora io sinceramente vorrei spaccarti la faccia.»

Lui rise, divertito, seppure io non scherzassi affatto. Se con Michael ero riuscita a trovare un tacito accordo in comune che comprendesse il non parlarci a lungo e non darci fastidio a vicenda, con Dominik tutti i miei piani erano falliti. Per lui era un dileggio farmi innervosire, insultarmi e in quella casa c'era posto per un solo figlio di quel genere.

Bad BroWhere stories live. Discover now