18 Il lupo e la sua luna d'argento✔️

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«Dominik, senti, mi spiace» dissi e curvai la testa per vedergli il viso. «Mi senti? Ti prego, non essere arrabbiato con me. Ero solo nervosa, non volevo trattarti in quel modo, lo sai anche tu.»

Lui giocherellava con le dita, insofferente.

Era seduto davanti a me, su quello scomodo materasso, ma almeno la porta rimase aperta e anche se non capii il perché, il vedere le facce estranee e occhi puntati contro di me mi fece desiderare di sbatterla e tornare da Dominik con il viso rosso e pieno di lacrime.

Da dove derivava questa mia folle fantasia?

Paura?

Speranza?

Rammarico?

Dominik non disse niente. Non spiaccicò nessuna parola in tutti quei minuti in cui mi si sedette davanti e aspettò. Pensai volesse sentirsi dire qualcosa e così iniziai a scusarmi. Forse non era quello che voleva, ma io non lo potevo di certo sapere e la sua recita immobile stava cominciando ad essere scomoda.

«Non dirò più niente, te lo giuro» gli promisi. «Scusa.»

«Sta' zitta.»

«Dom, davvero io...»

«Ho detto che devi stare zitta.»

Ammutolii e ricominciai a piangere silenziosamente. Odiai quella situazione. Se era deluso o arrabbiato non lo capii; Dominik stava urlando la sua furia dentro e io non potevo sentirlo. Ovviamente accusava me di tutto. Era semplice.

Mi massaggiai i polsi perché non seppi più che fare. Lui mi guardò. Slittò qualche centimetro in avanti e mi analizzò il viso, piatto nell'espressione.

«Asciugati la faccia» mi ordinò e io lo feci, singhiozzando.

Sperai che almeno così si addolcisse, che mi prendesse con sé come aveva fatto pochi minuti prima e cercasse di calmarmi, dicendomi che non mi avrebbe più fatto del male e cose simili. Con Michael avrebbe di certo funzionato.

Non con lui.

Lui mi odiava.

«Cissi ti darà qualcosa per coprirti» mi disse dopo un po'.

«Non è necessario, non ho freddo qui.»

«Tra un'ora partiamo» mi spiegò in fretta.

«Io pensavo che avremmo passato qui la notte...» mormorai.

«Pensavi male, Chanel. I vestiti li terrai per il viaggio. Solo per il viaggio. Poi si vedrà.»

Io tremai.

«Ti prego, sono esausta. Ho fame e sonno...» lo implorai.

«Per ora ti andrà bene dell'acqua. È la medicina a farti credere di avere fame, ma non è così. Ti darò da bere.»

«Dom, io ho fame davvero» provai a dire senza alzare troppo il tono di voce.

Lui mi squadrò. Si fece portare da un compagno una bottiglietta di plastica trasparente e io quasi bevvi tutta l'acqua. Che avesse ragione o no, la fame la sentivo ancora e non avevo placato la mia sete.

«Grazie.»

«Zitta e bevi. Sai fare almeno questo?» mi interrogò nervoso.

Avvitai il tappetto dell'acqua e gliela passai. Lui me la rubò dalle mani. Era quasi vuota. La buttò.

«Dom, io...»

«Cazzo, vuoi smetterla di chiamarmi così? Solo mio fratello e Ilona hanno il diritto di chiamarmi così. Loro sono miei amici. Miei! Tu non lo sei, mucchietto d'ossa deformi, perciò non tentare di fare giochetti con me. Io non sono buono, non ci casco.»

Bad BroWhere stories live. Discover now