32 Un ronzio fastidioso chiamato coscienza✔️

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(Gorka Ivanov)

«Non fare la difficile ora» mi intimò all'orecchio Dominik, venendomi ancora più vicino.

Alzai le mani per agitarle e farlo allontanare da me, per darmi un certo spazio personale che io ritenevo indispensabile per la mia sopravvivenza. Lui mi afferrò una mano e mi torse un dito, piegandomi a lato con tutto il corpo e stringendo i denti per non urlare di dolore.

«Mi... Mi stai facendo male!» strepitai e nonostante non ebbi il coraggio e la forza per ribellarmi.

«Voi donne siete tutte uguali, false e odiosamente oche!» mi giudicò con uno sguardo truce. «Ho comprato quello stupido animale spelacchiato per te, ho organizzato questa buffonata pazzesca per farti sentire più a tuo agio con me, e cosa scopro? Che tutte le mie fatiche sono andate a puttane per colpa di mio fratello, che gioca a fare l'ometto di turno alle mie spalle!» mi aggredì, rafforzando la presa senza rendersene conto.

«Lui non mi ha mai chiesto niente» lo rassicurai deglutendo. «Non aveva secondi fini. Mi ha persino detto che me lo volevate dare in privato, quando tutti se ne sarebbero andati via! Non ti ha escluso!»

«In un modo tutto suo lo ha fatto» disse serio. «Non mi importava di darti quel coniglio da sola o in compagnia, le tue attenzioni si sarebbero scaricate totalmente su Michael e non tentare di negarlo. Quegli occhi li ho già visti e li ho avuti anche io prima che mio padre mi portasse via ancora tutto quello che avevo, compresa la mia famiglia. Hai gli occhi tutti innamorati.»

«Io non...»

«Sei cieca? Pensi che Michael ti amerebbe? Fammi il piacere! Tu non sei nessuno, chi mai si innamorerebbe di te? Ridicola. Mi fai quasi ridere. Non ti accorgi che Michael ti vuole tenere tutta per sé? È geloso, si vede da un miglio di distanza. Dormi con lui ogni notte e mio fratello non ha mai avuto il coraggio di rivoltarti e piegarti come avrei fatto io. È un rammollito.»

«Lui non è un rammollito!» replicai duramente e i suoi occhi arsero di rabbia.

Mi tirò i capelli e gridai, sottoponendomi a quel gioco perverso di cui Dominik andava matto. Piantai i piedi a terra, presi gli ultimi grammi di coraggio rimasti sul fondo del mio cuore e alzai gli occhi con fierezza, trattenendo le lacrime e sopprimendo un singulto. Non avrei potuto contrastarlo, ma gli avrei potuto dare l'idea che quello che provavo e pensavo io era più forte del resto, persino più di lui.

«Vedo che ti piace difenderlo particolarmente» notò. «Con me non lo avresti fatto.»

«Perché tu mi hai sporcata!» ringhiai furente tra i denti.

«Che termine grazioso. Scommetto che se ci fosse stato Michael al posto mio, quella notte, lo avresti già perdonato da un pezzo. Hai sempre avuto questa vena suicida verso di lui, anche a Sydney. E dire che lui proprio ti odiava! Sai cosa mi diceva?» rise forte, distendendo le labbra in un ghigno. Un sentimento meschino e oscuro rese quel gesto maligno, forse il divertimento là nascosto. «Mi diceva che voleva legarti, oh, in un modo delizioso nella mia immaginazione, e aprirti tante ferite qua e là, come una tela da disegnare. Se papà non si fosse mosso con Lacey, Michael ti avrebbe già fatto uno dei suoi scherzetti. Le ferite sono deliziose, permettono a qualcun altro di leccarti il sangue rimasto.»

La sua voce rimbombò canzonatoria e fredda nelle mie orecchie. Il mio cervello non accettava quelle parole. Volevo bene a Michael, compresi i suoi difetti e i suoi precedenti pensieri su di me. Dopotutto quello era il passato, c'era un continente e un oceano di distanza. La mia vita era ripartita da zero, così come quella con Michael. Lui mi aveva dimostrato ogni cosa valesse la pena di essere vissuta o imparata. Lo avevo accettato.

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