Undici

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Dopo quella sera le sorelle Dufour non si fecero più vive per un bel po' di tempo, le rivedevamo inevitabilmente solo quando ci capitava di passare davanti casa loro e di Gianna.

Tra lezioni, studio, uscite e giornate noiose passarono altre tre settimane e arrivò rapidamente l'otto dicembre. Il Natale si stava avvicinando sempre di più ed io e Veronica avevamo acquistato l'indispensabile per decorare un po' la casa, compreso un albero di dimensioni piuttosto ridotte e un piccolo presepe.

Quella mattina mi trovavo in soggiorno a cercare di studiare per il nostro primo esame universitario, quando la mia coinquilina mi richiamò e mi esortò a distrarmi.

«Sofia, basta stare sui libri! Adesso è il momento degli addobbi!»

Mi alzai dalla sedia, felice di poter finalmente tenere la mente occupata da qualcosa che non fossero le lingue straniere.

«Ricevuto. Andiamo!» ribattei andando a prendere l'occorrente, seguita da Veronica.

Tirammo fuori dalle buste varie scatole contenenti palline, fiocchi, luci, agrifogli e altre decorazioni natalizie. Trascinammo l'albero fino al soggiorno e lo addobbammo, mentre decidemmo di collocare il presepe su una mensola nei pressi del televisore. Infine sistemammo un fiocco dorato con un agrifoglio fuori dal portone e attaccammo una stella cometa sul vetro di una finestra che ridava sulla strada.

«Perfetto!» commentò Veronica estasiata.

«Già, è carino! Pensavo peggio» ammisi girando per la stanza e osservando il risultato finale.

Era ormai mezzogiorno e l'ora di pranzo era vicina, pertanto io e la mia coinquilina decidemmo di iniziare a cucinare. Controllando ciò che avevamo in casa optammo per un risotto alla milanese e un'insalata verde.

«Un giorno dovremmo provare la pasta all'amatriciana» propose Veronica mentre accendeva il gas.

Annuii approvando la sua idea. «Dovremmo farci insegnare da Claudio, penso sappia cucinarla.»

In quel momento sentii il ritornello di El mismo sol provenire dal soggiorno: la suoneria del mio cellulare.

«Ti stanno chiamando, Sofì» mi avvertì anche Veronica.

Lasciai la cucina per andare a rispondere e una volta preso il telefono fui felice nel vedere che era Juan.

«Hola!» risposi allegramente.

«Sofì, ma tutta questa felicità oggi? Rispondi addirittura in spagnolo, che succede?» ribatté lui accennando una risata, sorpreso dal mio tono di voce.

Mi ricomposi immediatamente. «Ah, ti sembro felice? Non saprei, è una giornata come un'altra.»

«Va bene, farò finta di crederci» continuò lui scherzosamente. Con il passare delle settimane stavamo entrando sempre più in confidenza e la cosa non mi dispiaceva affatto.

«Lasciamo perdere, su» replicai ridendo «Dimmi!»

«Oggi pomeriggio io e Valerio dobbiamo montare l'albero e sistemare la casa. Se non avete da fare vi va di aiutarci? In due ci vorrebbe un'eternità e ci servirebbe veramente una mano.»

Non mi sarei aspettata una simile richiesta, ma acconsentii volentieri. «Sì, perché no... Tanto noi abbiamo fatto tutto stamattina. Adesso lo dico a Veronica, a che ora?»

«Ah, perfetto! Potete venire verso le tre e mezza.»

«Va benissimo. A dopo!»

«A dopo Sofì, e grazie.»

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora