Trentatré

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Come avevamo appunto programmato diverse ore prima, quel pomeriggio stesso io e Veronica decidemmo di fare visita al nostro nuovo vicino. Ci sembrava un gesto gentile da fare, magari anche per dargli il benvenuto... Era la prima persona che avevamo visto trasferirsi nella nostra zona da quando io e i miei amici ci eravamo spostati a Roma!

Lanciammo l'idea anche a Valerio e Juan nel caso anche loro avessero voluto conoscere il nuovo arrivato, e accettarono di buon grado. Così, verso le quattro, ci ritrovammo tutti fuori dal portone delle nostre rispettive case.

«Valè, possibile che tu non abbia sentito niente stamattina?» commentai, riferendomi alla musica del vicino di prima mattina. «Ti svegli sempre alle sei...»

Scosse la testa. «Ero al bar, Sofì. Altrimenti avrei iniziato a cantà pure io.»

«Non avevamo dubbi» scherzò Veronica.

Ci spostammo davanti casa del nostro nuovo vicino e suonammo il campanello. Inaspettatamente, la porta ci venne aperta dopo pochi secondi e lui ci squadrò confuso dall'alto in basso.

Quel pomeriggio indossava una giacca aperta, lunga e grigia con sotto una camicia bianca, dei pantaloni scuri e dei mocassini. Notai immediatamente l'originale montatura dei suoi occhiali dalla forma tondeggiante: principalmente verde con qualche striscia colorata intorno alle lenti, e le stanghette bordeaux.

«Oh, salve» ci salutò allegramente «A cosa devo questa visita?»

Bene, sembrava simpatico.

«Salve» esordì Valerio, il più aperto dei quattro «Siamo i suoi vicini di casa, volevamo darle il benvenuto.»

Ci presentammo educatamente tutti e quattro, e il nostro allegro vicino ci fece subito accomodare dentro.

Si presentò anche lui. «Marco De Vitis, è un piacere conoscervi.»

Il signor De Vitis ci scortò in soggiorno, e dopo averci gentilmente offerto un caffé ci sedemmo tutti e cinque sulle poltrone.

«Non mi aspettavo di ricevere visite così presto» commentò il nostro nuovo vicino mentre era alle prese con la caffettiera.

«C'andava de venilla a trovà» sorrise Valerio.

«Ahò, sei proprio romano de Roma te!» ribatté De Vitis imitando il suo accento.

Lui annuì. «E lei?»

«Io non sono di Roma, né tantomeno del Lazio. Sono di Chieti.»

«Ah, un altro abruzzese!» esclamò Vero.

«Un altro?» chiese De Vitis.

«Una nostra amica è di Pescara» spiegai, riferendomi a Elisabetta «Si è trasferita a Roma più di un mese fa.»

«Sarà diventato di moda passare dall'Abruzzo a Roma» scherzò lui «Mio cugino lavora qui da anni ormai, anzi, lavora proprio qui vicino. E adesso anche io sono in cerca di lavoro.»

«Se non sono invadente, che lavoro faceva?» gli domandò allora Juan.

«Avevo un negozio di articoli per la fotografia. Vendevo principalmente ottiche, obiettivi per le macchine fotografiche professionali, ma purtroppo ho dovuto chiuderlo perché veniva sempre meno gente.»

«Ah, peccato» farfugliò Valerio.

De Vitis annuì. «Già. In realtà ho anche una laurea in medicina veterinaria, ma non sono mai riuscito a trovare niente in quel campo.»

«Ammazza, oh» si sorprese il nostro amico.

«E non è tutto» continuò il nostro vicino accennando una risata «Mi diletto anche a fare il mago. Ho fatto un po' di animazione in qualche ristorante e alla festa di mia nipote... Pensate che da quando ho cominciato, i miei parenti e i miei amici di vecchia data mi hanno scherzosamente ribattezzato 'Marcondirondirondello'.»

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora