Trenta

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«Sofia, stavi parlando di me?»

Juan sembrava intenzionato a non lasciar perdere, nonostante io fossi visibilmente in preda al panico. Che situazione, proprio in quel modo doveva venire a sapere la verità?

Sospirai. «Sì... stavo parlando di te.»

Lui continuò a fissarmi cercando di trattenere un sorriso e alzando gli occhi al cielo, per poi iniziare a camminare lentamente avanti e indietro.

«Quindi?» proseguii, titubante.

«Quindi ti dico che non vorrei più essere tuo amico» ribatté Juan tutto d'un fiato.

Mi paralizzai. «Ah... no?»

Scosse la testa. «No.»

Ci fu qualche istante di silenzio in cui la mia mente andò in tilt, cercando di realizzare quello che stava succedendo.

«Vorrei essere il tuo ragazzo.»

Sbarrai gli occhi e il mio cuore iniziò a martellare nel petto quasi come se avesse voluto uscirne fuori.

Oh. Mio. Dio. Non poteva essere vero.

Imbarazzata, sospirai e mi lasciai scappare una mezza risata liberatoria, una mezza risata di sollievo e di felicità.

«Oh cavolo» farfugliai.

Juan mi osservava divertito. «Che è successo?»

«No, niente... è che sono senza parole» ammisi tentando di ricompormi.

Lui venne a sedersi vicino a me e gli feci spazio. «Per quale motivo?»

«Per questa situazione. Sono andata in tilt, ti giuro, non avrei mai pensato che saresti rientrato adesso.»

In effetti mi era praticamente venuto un colpo quando me lo ero ritrovato di fronte mentre parlavo beatamente con Veronica.

«Lo so, lo so. Ma stranamente oggi ho finito prima» mi spiegò Juan «Raffaele mi ha voluto dare il cambio visto che domani non ci sarà, e domani sera andrò io al suo posto. Tra l'altro ho anche ritrovato il portone accostato...»

Annuii, ancora in stato di trance. «Ehm, sì. Valerio è uscito un attimo, è andato a salutare i cugini... Evidentemente non avrà chiuso bene la porta.»

Juan scrollò le spalle. «È possibile.»

Accidenti, che stress. Era successo tutto in maniera così inaspettata che il mio cervello faticava persino ad elaborare qualche pensiero.

«Juan, senti... Mi dispiace che tu sia venuto a sapere tutto in questo modo. Avrei voluto prima trovare il coraggio di dirtelo personalmente.»

Lui mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi, mentre il cuore continuava a battermi sempre più velocemente.

«Non ti preoccupare, chiaro? Anche io non sono stato in grado di parlarti, quindi ti capisco. L'importante è che adesso tutti e due sappiamo finalmente la verità.»

Grazie a Dio.

Annuii leggermente, mentre lui iniziò ad avvicinarsi al mio viso. La mia mente si offuscò, ma chiusi gli occhi e cominciai ad andargli incontro.

«Romaaa nun fà la stupida staseeraaa!»

Entrambi riconoscemmo quella voce familiare proveniente dall'esterno, che aveva sfortunatamente interrotto un momento per me importantissimo.

Ci allontanammo bruscamente, ma non potemmo fare a meno di ridere.

«...Valerio!» farfugliammo quasi in coro, rassegnati.

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Where stories live. Discover now