Trentasei

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Seconda settimana di marzo. Incredibile ma vero, uno di quei giorni, dopo esserci svegliate, trovammo un'insolita sorpresa fuori: la neve.

Fui la prima ad alzarmi dal letto e ad avvertire la mia coinquilina di quell'inaspettato evento. E menomale che una settimana dopo sarebbe dovuta iniziare la primavera...

«Vero? Vero, nevica!» esclamai.

Veronica si rigirò pigramente sul materasso farfugliando in romanesco. «Anvedi... Che ore so'?»

Alzai un sopracciglio, non capivo se lo stesse facendo come imitazione o meno.

«Sono le nove... Da quand'è che parli in romano di prima mattina?» commentai divertita.

«Oh, sarà l'abitudine, Sofì. Qui è tutto un parlare in romano» bofonchiò Vero sedendosi sul letto.

Annuii poco convinta mentre osservavo i fiocchi di neve scendere e raggiungere il suolo. Non era una nevicata abbondante, ma aprendo un attimo la finestra notai che il clima all'esterno era comunque piuttosto pungente.

«È strano vedere la neve a Roma, a marzo» osservò la mia coinquilina.

«Decisamente... Ma non è impossibile.»

Dopo un po', date anche le condizioni climatiche adatte, decidemmo di fare colazione fuori davanti a una bella tazza fumante di cioccolata calda. In meno di un'ora fummo pronte e uscimmo di casa armate di guanti e sciarpa per andare incontro alle intemperie di quella mattina.

Fui la prima a mettere piede fuori casa, e non appena aprii il portone mi ritrovai davanti un Valerio infreddolito che faceva avanti e indietro di fronte alla sua porta.

«Valè!» lo richiamai preoccupata «Si può sapere cosa stai facendo qua davanti? Dovete uscire?»

«Ahò, Sofì! Sì, sto a aspettà er regazzo tuo... Nun se move manco se je tiri ddu sassi 'n fronte.»

Risi. «Eh, lo so! Ma non potevi aspettare dentro?»

«Detto sinceramente? Me stavo a rompe 'n po'» ammise divertito.

Proprio in quel momento uscì anche Veronica, che comparve alle mie spalle. Feci l'occhiolino a Valerio e lui cercò di fare finta di niente.

«Ah, guarda chi si vede!» lo salutò Vero «Dove andate?»

«Al bar, se Juan se move» la informò lui.

Colsi la palla al balzo. «Oh, anche noi! Venite?»

Valerio accettò di buon grado, e quando finalmente anche Juan varcò l'uscio di casa ci incamminammo verso il nostro solito bar.

Una volta arrivati e sistemati al tavolo con i nostri rispettivi ordini iniziammo a parlare del più e del meno, come eravamo soliti fare quando eravamo in gruppo. Il discorso partì dall'ultimo esame universitario di Valerio, passando per le situazioni sentimentali del gruppo e arrivando fino alla futura visita a Roma della zia di Juan e Fernando.

«Dovrò prepararmi psicologicamente per un fine settimana con zia Lucía» commentò Juan «Mio fratello dice che arriverà dopodomani.»

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora