Ventisette

300 50 46
                                    

Din don.

Era arrivato il pomeriggio del ripasso. Come mi aveva annunciato precedentemente, la mia carissima coinquilina mi aveva lasciata da sola in casa imbucandosi nell'appartamento di Claudio e Fabrizio per qualche ora e io ero rimasta lì ad aspettare che Juan arrivasse.

Andai ad aprire la porta e me lo ritrovai davanti con una pila di libri sotto il braccio.

«Juan, non c'era bisogno di portare altri libri, veramente!» sorrisi «Ma si può sapere dove li hai presi?»

«Sono libri di letteratura spagnola di mia mamma» mi informò lui appoggiandoli sul tavolo della sala «Possono sempre servire.»

Scossi la testa accennando una risata. «Ti preoccupi troppo.»

«Meglio fare in più che in meno, fidati» ribatté «Fare una buona figura al primo esame è importantissimo, anche perché per il voto degli esami molti professori si regolano in base a quelli che hai preso in precedenza.»

«Vero. A te com'era andato il primo esame?»

«Ventinove. Ma ero anche stato fortunato, il professore non era molto esigente» mi spiegò Juan.

Decidemmo di sederci subito al tavolo per iniziare a dare un'occhiata al materiale. In realtà essendo il mio primo esame un orale di letteratura spagnola totalmente in italiano avrei potuto fare a meno dell'aiuto di Juan, ma volle aiutarmi ugualmente in quanto era appassionato di letteratura iberica e per lui sarebbe stata un'occasione per imparare qualcosa... Perlomeno questo fu quello che mi disse per giustificare la sua presenza.

Passammo due o tre ore sopra diversi volumi dopo aver ripetuto e letto qualcosa in più dai libri di sua mamma, fino a quando non ci trovammo d'accordo per fare una pausa.

«Juan, ma chi te lo fa fare ad aiutarmi!» esclamai mentre salivamo di sopra «Con tutto quello che hai da fare tu...»

Lui rise. «Ancora? Veramente, a me fa piacere. Ci tengo.»

«A cosa?»

«Ci tengo... in generale» ripeté Juan «Se fai un bell'esame sono contento, e poi sai che mi piace la letteratura.»

Accennai un sorriso. «Oh beh, grazie. Ma allora come mai non hai preso Lingue?»

«Mi è sempre piaciuta anche l'architettura, fin da bambino sognavo di progettare degli edifici ed è proprio quello che vorrei fare in futuro. La passione per la letteratura avrei potuto coltivarla anche senza l'università, quella per l'architettura no» mi spiegò.

Mi trovai d'accordo con lui. «Ah, allora hai fatto benissimo.»

«Poi ho anche avuto la fortuna di essere bilingue e con l'inglese me la cavo abbastanza, quindi anche per le lingue straniere la mia situazione è buona» riprese Juan «Però devo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto studiare lingue.»

«Ah sì?» domandai.

Lui annuì. «Già, soprattutto adesso.»

«Soprattutto adesso?» ripetei «Come mai?»

«Eh... per tanti motivi» sospirò.

Ma io non volevo arrendermi. «Per esempio?»

«Motivi personali, ma non sto qui a raccontarteli... Non voglio annoiarti» tagliò corto Juan, quasi volesse evitare il discorso.

«Non mi annoi, tranquillo» ribattei.

«È una storia lunga, non-...»

«Ma va a morì 'mmazzato... Tra mpò dovemo chiamà li pompieri! Anvedi se me devo pijà 'n caffé ogni ddu ore...»

Ci girammo verso la finestra riconoscendo la voce di Valerio che si stava lamentando di qualcosa, così andai ad aprirla per parlare con lui.

«Valè, che diamine succede?» chiesi titubante.

«Ah Sofì, me se so bruciate le pentole de mi nonna... e pure er pollo» sospirò amaramente agitando una teglia dal contenuto ormai carbonizzato.

Mi portai una mano alla fronte, Valerio era una persona imprevedibile. «Oh mio Dio, come è successo?»

«Me so addormentato cor gas e er forno accesi... Mo me tocca a cucinà daccapo» continuò lui, esasperato.

Juan intervenne comparendo alle mie spalle. «Così impari a dormire di più la mattina senza svegliare tutto il vicinato!»

«Ah, in quanto a dormire te nun poi parlà... La mattina te sveji solo se se magna» replicò Valerio scherzosamente.

«Ho capito, vado a fare la spesa... Anzi, vado a comprare le pizze» farfugliò Juan rassegnato.

«No, non preoccupatevi» mi inserii «Mangiate da noi stasera, ci fa piacere!»

Alle mie parole vidi apparire un'espressione sollevata sul volto di Valerio. «Stai a dì serio?»

«Certo, ci mancherebbe. Non è mai un problema» lo rassicurai.

«Grazie, Sofì. C'hai risparmiato ddu ore de fatica» mi ringraziò lui.

Sorrisi. «Figurati, so quanto possa essere stancante.»

Ancora perplessi per il piccolo incidente avvenuto in casa Fiore-Ramírez, io e Juan salutammo Valerio e il silenzio tornò a regnare.

«Grazie per dopo» continuò Juan «Non dovreste disturbarvi.»

«Non è un disturbo, te lo assicuro» insistetti «A me e Veronica fa piacere avere degli amici in casa, siamo sempre e solo noi due...»

«Beh, io di certo non posso dire lo stesso. Casa nostra è un andirivieni di gente, abbiamo ospiti quasi tutti i giorni... Una volta Claudio, una Roberto, una Raffaele, una volta addirittura tutti e tre. Oppure ogni tanto mio fratello e suo fratello, o persino altri parenti.»

«Noi non abbiamo ancora conosciuto il fratello di Valerio» osservai.

«In effetti quest'anno per Natale non è potuto tornare... Sergio viene qui solo ogni tanto, lui lavora a Torino. È un soggetto come il fratello minore, una famiglia di pazzi insomma» scherzò Juan.

Accennai una risata. «Buono a sapersi.»

Ci furono alcuni attimi di silenzio, per me alquanto inquietanti e imbarazzanti, in cui ci guardammo negli occhi senza sapere cosa dire. Involontariamente mi scappò un mezzo sorriso e dentro di me mi maledissi.

«Ehm, non so più che dire» ammisi.

«Sinceramente nemmeno io» commentò Juan divertito, mentre io distolsi lo guardo per non lasciarmi incantare dalla sua risata.

«Ah, povero me» aggiunse prima di alzarsi dal letto e tornare giù.

«A cosa ti riferisci?» gli chiesi dubbiosa mentre scendevamo le scale.

«A tutto» riprese lui «Io tra un po' non ce la farò più a sopportare questa situazione.»

Spalancai gli occhi. «Quale situazione?»

Juan sospirò pesantemente sedendosi sul divano. «Lasciamo perdere, passerà.»

Ma io continuai. «Per caso c'entra Valerio?»

«No, no, assolutamente. È una questione di tutt'altro genere.»

«D'accordo, non voglio obbligarti a parlarmene» conclusi allora, notando che non mi sembrava il caso di continuare il discorso.

Io però ero veramente decisa a scoprire cosa turbasse Juan, quale fosse il suo problema. Tenevo a lui, e avessi potuto aiutarlo lo avrei fatto con tutto il cuore.

Salve, gente! Eccomi di nuovo qui dopo due settimane!

Vi piace il capitolo? Cosa ne pensate? :)

Quale sarà il "problema" di Juan?
Come andrà avanti la questione?
E Veronica cosa ne penserà?

Votate e/o commentate se volete che continui :)
Grazie! ♥

P.S.: Se entro il 31 non pubblico un altro capitolo... BUON ANNO A TUTTI!

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Место, где живут истории. Откройте их для себя