Ventotto

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Trascorsero forse due o tre giorni da quel pomeriggio di studio con Juan. Continuavo a vederlo sempre più pensieroso, con la testa fra le nuvole, quasi come se stesse incessantemente riflettendo su qualcosa senza riuscire ad arrivare a una soluzione definitiva.

Lui aveva fatto molto per me dandomi la sua disponibilità e il suo aiuto per il mio primo esame benché fosse di letteratura, e se solo avessi saputo cosa lo stesse turbando avrei ricambiato il suo favore. Ma non riuscivo a capirlo, nonostante tutto non si lasciava mai scappare niente.

Chiesi a Valerio, a Claudio, a Fabrizio, e volli un'opinione anche da Veronica. La mia coinquilina, ovviamente, continuava a sostenere che Juan fosse innamorato di me.

«Sai quante volte te l'ho detto» diceva «Ma, come dice mio nonno, Pluto abbaia al vento... Da un orecchio ti entra e dall'altro ti esce!»

«Impressionante, sei irremovibile» commentai.

«Ah, sarei io quella irremovibile?» rise Vero «Sei tu quella che non vuole mettersi in testa la verità.»

Sospirai amaramente. «Ma non è la verità...»

Veronica si alzò dal divano e andò ad aprire il frigorifero con nonchalance.

«Basta, ci rinuncio! Solo il cibo mi può capire.»

***

Quella sera io e Vero ci recammo in uno dei soliti bar in compagnia di tutta l'allegra brigata: Valerio, Juan, Fabrizio, Claudio, Caterina, Raffaele, Gianna, Elisabetta, Roberto e Giorgia. C'eravamo proprio tutti, si poteva definire un evento più unico che raro.

«Regà, visto che pe na vorta ce semo tutti ve vojo fà na domanda» esordì Valerio.

Ci mettemmo tutti in ascolto.

«Chi vole venì ar concerto de Venditti a giugno?»

In men che non si dica ci proponemmo io, Veronica, Fabrizio, Claudio e Caterina. Avevo sempre voluto assistere ad un concerto di Antonello Venditti e quella era la mia possibilità per realizzare il mio desiderio... Per di più a Roma, la capitale!

«Daje regà, grandi!» ci elogiò Valerio «Dovemo comprà subito i biglietti, altrimenti rimanemo fregati

«Possiamo anche provvedere domani stesso, che dite?» intervenne Fabrizio.

Noi interessati fummo d'accordo con lui.

«Perfetto regà, st'apposto» concluse Valerio.

Veronica si schiarì la voce. «Scusami, Valè, ma quand'è di preciso?»

«Il 28 giugno» ribatté lui, ma poi si illuminò improvvisamente. «Ahò... er tuo compleanno!»

«Oddio, che figo!» esclamò Vero «Andrò a sentire Venditti il giorno del mio ventesimo compleanno...»

Senza farmi notare dalla mia coinquilina feci l'occhiolino a Valerio e lui ricambiò con un gesto della serie ne parliamo dopo.

Mancavano più di quattro mesi al concerto, ma nel caso di un'eventuale rottura tra Veronica e Fabrizio avrei dato una mano a Valerio quella sera, se lo sarebbe meritato. Ero sempre più convinta del fatto che lui e la mia coinquilina sarebbero potuti essere una grande coppia.

Ci intrattenemmo al bar più o meno un'oretta e mezza come eravamo soliti fare e andammo via per poi dirigerci in macchina verso il lungofiume.

Come dice appunto Antonello Venditti in una sua canzone, quanto sei bella Roma quann'è sera. Una città antica, storica, ricca di monumenti e di ricordi del passato totalmente diversa dalla mia Rimini, ma meravigliosa. Benché fosse febbraio la gente passeggiava spensierata per le vie della capitale e le luci dei lampioni che le costellavano riflettevano leggermente sul Tevere.

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Where stories live. Discover now